Endoscopia delle passioni

Da vedere. da rivedere. Soprattutto da non perdere. Nelle note settimanali di Renato Palazzi alcuni spettacoli che vale la pena mettere nel proprio carnet. Dal Giulio Cesare di Societas Raffaello Sanzio al Michelangelo poeta interpretato da Antonio Piovanelli. E poi il nuovo Fassbinder di Antonio Latella, il raro Eschilo di Marrazzo, la melanconia di Dino Buzzati... – Renato Palazzi

Potrebbe essere interessante il Prometeo incatenato allestito dal regista teatrale e cinematografico Pasquale Marrazzo, in scena fino a domenica 20 al Teatro Litta di Milano: al centro della sua personale rilettura della tragedia eschilea – che ha come eloquente sottotitolo the human passion – Marrazzo non pone la roccia cui è incatenato il Titano, né il rapace che gli divora il fegato, ma un giovane idealista esile e indifeso, incatenato unicamente al proprio destino. Prometeo è l’esponente di un libero pensiero che si contrappone all’idea in sé del potere divino, un potere divino che nega all’uomo la conoscenza, ovvero la sua stessa ragion d’essere.

Giulio Cesare. Pezzi staccati è il rifacimento della storica messinscena firmata da Romeo Castellucci nel 1997, una tappa fondamentale nel percorso della Socìetas Raffaello Sanzio, riproposta ora per frammenti, emblema di una totalità impossibile da ricomporre. Ispirato alla tragedia di Shakespeare, lo spettacolo ha fatto epoca per alcune invenzioni memorabili, il laringoscopio nella narice di un attore, che proietta su uno schermo il formarsi delle parole nelle corde vocali, il discorso di Marco Antonio pronunciato da un laringectomizzato. Da vedere o rivedere. Da martedì 15 nel Salone d’Onore del Palazzo della Triennale a Milano.

A dieci anni dalla sua celebre messinscena di Lacrime amare di Petra von Kant, Antonio Latella torna a Fassbinder con Ti regalo la mia morte, Veronika, ispirato a vari personaggi femminili dell’autore tedesco, e in particolare a Veronika Voss, la diva sul viale del tramonto che medici senza scrupoli imbottiscono di morfina. Latella mette in scena un’azione teatrale ricavata dalla trama di un film, incentrato a sua volta sulla figura di un’attrice che parla di cinema e di registi, in un labirintico stratificarsi di linguaggi. Da non perdere la straordinaria interpretazione di Monica Piseddu. Da martedì 15 all’Elfo Puccini di Milano.

Le atmosfere sospese, il vano senso dell’attesa evocati da Dino Buzzati nel Deserto dei Tartari approdano in palcoscenico: a curare l’adattamento del romanzo è il regista Paolo Valerio, che lo affronta in una nuova produzione del Teatro Stabile del Veneto, corredata da un ciclo di incontri, mostre e letture sul mondo dello scrittore bellunese. Tra gli interpreti Simone Faloppa, Roberto Petruzzelli, Stefano Scandaletti e lo stesso Valerio. Lo spettacolo debutta in prima nazionale martedì 15 al Teatro Nuovo di Verona.

Attore anomalo, dalla sensibilità particolarmente inquieta, fin dagli esordi il bravissimo Antonio Piovanelli ha sempre cercato prove complesse e ruoli impegnativi: non a caso lo si ricorda alle prese con la lingua ardua di Antonio Tarantino, con le atmosfere ambigue di Koltès, col Pratone del Casilino, il torbido monologo da Petrolio di Pasolini, diretto da Giuseppe Bertolucci. E’ interessante il suo confronto, iniziato molti anni fa, con la figura di un artista immenso e tormentato come Michelangelo, di cui recita le poesie e le lettere. Lo spettacolo, con la regia di Giacomo Andrico, è da mercoledì 16 al Teatro India di Roma.