La Valle dell'Eden

La Valle dell’Eden

Ama le sfide, Antonio Latella, è questa sua immersione nella Letteratura di Steinbeck, letteratura con la elle maiuscola, ne è una conferma. Vanno in scena i rapporti affettivi ed amorosi di una famiglia, che possono esprimersi con una violenza mai fine a se stessa. Ottima la prova del castMaria Grazia Gregori


Senza dubbio Antonio Latella è un regista che ama le sfide, che siano grandi o piccole poco importa, purché siano sfide Ci eravamo appena rimessi dal suo corpo a corpo con gli “indicibili” versi del Tasso che eccoci qui, molti secoli dopo, precipitati in una avventura se possibile più grande. All’Arena del Sole di Bologna è andata in scena infatti La valle dell’Eden, fluviale capolavoro di John Steinbeck, autore che quest’anno è sulla cresta dell’onda: anche Massimo Popolizio metterà in scena fra poco Furore.
La valle dell’Eden è un lungo romanzo aureolato anche dal successo cinematografico di Elia Kazan, che nel film del 1955 lanciò un attore fragile, inquieto destinato a un grande avvenire e a un’improvvisa, tragica morte: quel James Dean che in poco tempo era diventato il simbolo di una generazione che si contrapponeva a Marlon Brando, alla sua sicurezza da cattivo ragazzo. Dean infatti sapeva rendere indimenticabili situazioni difficili, sconfitte senza perdono. Si, Jimmy era uno di noi, ragazzine un po’ inquiete con le calzine corte.

Dopo essersi confrontato con i classici, con le fiabe, con i libri per ragazzi, con la poesia, Latella, giunto alle soglie di una maturità artistica piena di domande che esigevano risposte, ha voluto, fortissimamente voluto confrontarsi con la letteratura. La scelta, che appartiene al gusto, ma anche alla personalità di questo regista, ai suoi interessi legati al tema della famiglia, ai rapporti affettivi ed amorosi che possono esprimersi con una violenza mai fine a se stessa, è caduta su La valle dell’Eden, un romanzo che vede contrapporsi fra di loro padri e figli, fratelli, addirittura gemelli, donne e uomini sotto il mantello protettivo ma vigile della Bibbia.

In questa saga famigliare che si svolge nella splendida valle di Salinas descritta amorevolmente dall’autore, la drammaturga Linda Dalisi e il regista mettono in luce quelle che sono le parole che l’autore mette in bocca ad Adam Trask, padre dei due gemelli Aaron e Caleb. L’ ultima parola che pronuncia e che chiude il libro in ebraico è “Tìmshele”, che vuol dire “Tu puoi”, ovvero la scelta è tua su quello che vuoi fare ed essere. Solo tua perché esiste il libero arbitrio. Tutto lo spettacolo del resto è dominato da questi problemi: il rapporto fra padri e figli, le gelosie fra fratelli gemelli, la lotta fra maschio e femmina, con l’uomo che crede di avere il potere e vuole decidere per tutti, la donna ridotta a puro oggetto di piacere o totalmente degradata a pura genitrice (ma genererà solo pietre), a genitori e figli che poi, per bordelli, troveranno la madre creduta morta dei due gemelli. C’è un servitore cinese molto saggio, Lee, che ha sviluppato una sua teoria del mondo; Samuel Hamilton, rappresentante di una famiglia che si è opposto alla strapotere dei Trask di cui poi è diventato amico fino alla fine; figli che cercano di emarginarsi dall’autorità paterna, di cercare una propria vita magari con operazioni sbagliate e c’è la guerra, destinata a scandire la vita di una famiglia infelice. Del resto – ci dicono l’autore e il regista – la nostra vita è una lotta fra il bene e il male, peccato e innocenza. Tutto è cominciato, come dice la Bibbia, con l’uccisione di Abele da parte di Caino, ma Caino vivrà e a lui toccherà dare i nomi alle cose, alle persone anche se non sarà il vincitore.

Tutto questo avviene su di un palcoscenico dove i padri-padroni scelgono sempre di sedere con le spalle al pubblico, come pura voce emittente e come se la nostra presenza non esistesse. Su questo palcoscenico due generazioni di rampolli Trask si affrontano anzi si odiano ma – è una mia opinione – tutti sono sconfitti anche se alla fine della vita Adam Trask darà una specie di perdono, un’accettazione per il figlio negletto Caleb, malato di gelosia, rimasto solo perché il fratello, il prediletto, è morto in guerra. Nel grande spazio della scena, a poco a poco si portano assi fino a costruire una casa con finestre e porte sbarrate che a me pare il feticcio di qualcosa – casa, famiglia – che ormai è in irreversibile rovina.

Ottima la prova degli attori, da Michele Di Mauro, straordinario come Samuel Hamilton, come lo sono Christian La Rosa, Emiliano Masala, doppia generazione di fratelli e gemelli, Candida Nieri ed Elisabetta Valgoj, che rappresentano il femminile dell’opera in più di un ruolo; Annibale Pavone è l’ultimo padre dei Trask e Massimiliano Speziani è il saggio, divertente cinese. Last but not least un applauso al numeroso pubblico, che con grande partecipazione ha seguito la vera e propria maratona della Valle dell’Eden secondo Antonio Latella.

Visto all’Arena del Sole di Bologna. Repliche fino al 17 novembre 2019. Poi al Metastasio di Prato. Foto Brunella Giolivo

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La Valle dell’Eden
di John Steinbeck
traduzione Maria Baiocchi e Anna Tagliavini
adattamento Linda Dalisi e Antonio Latella
regia Antonio Latella
con Michele Di Mauro, Christian La Rosa, Emiliano Masala, Candida Nieri, Annibale Pavone, Massimiliano Speziani, Elisabetta Valgoi
scene Giuseppe Stellato
costumi Simona D’Amico
luci Simone De Angelis
musiche e suono Franco Visioli
assistente al progetto artistico Brunella Giolivo
assistente alla regia volontario Paolo Costantini
direttore tecnico Robert John Resteghini
direttore di scena e capo macchinista Lorenzo Martinelli
macchinista Riccardo Benecchi
capo elettricista Lorenzo Maugeri
fonico Chiara Losi
fonico di palco Hania Radecka
sarta realizzatrice Cinzia Virguti
sarta Simona Paganelli
trovarobato Alessandra Biondi

scene costruite nel Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
responsabile e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruzioni in ferro Marco Fieni, Riccardo Betti
macchinisti costruttori Sergio Puzzo, Gianluca Bolla
scenografi decoratori Ludovica Sitti (capo), Lucia Bramati, Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni
grafica Marco Smacchia
documentazione video a cura di Lucio Fiorentino
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio di Prato, Teatro Stabile dell’Umbria

La Valle dell’Eden, Copyright © 1952 di John Steinbeck
Copyright © rinnovato 1980 di Elaine Steinbeck, Thom Steinbeck e John Steinbeck IV