A volte fatico a seguire il pensiero dell’amico Franco Cordelli – Lo sapevate che nel decreto di riforma ministeriale non appare neppure una volta la parola attore? – Tra le terne selezionate dalla giuria de “Le maschere del Teatro”…
A volte fatico a seguire il pensiero dell’amico Franco Cordelli. Ha parlato più volte con entusiasmo degli Anagoor (foto, Et manchi pietà), li ha segnalati fra le nuove realtà più importanti della nostra scena, e quando i direttori dei teatri gli hanno dato retta, e si sono affrettati a invitarli (ne ha parlato il “Corriere”!) si è lamentato del fatto che «di colpo gli Anagoor sono ovunque». Ma non è compito della critica anche far sì che certi talenti emergenti possano infine affermarsi? Non è motivo di soddisfazione constatare che, grazie al nostro intervento, delle compagnie che apprezziamo hanno ottenuto un pieno riconoscimento? Essere ovunque significa anche lavorare, guadagnarsi di che vivere in un periodo di forti ristrettezze.
Lo sapevate che nel decreto di riforma ministeriale non appare neppure una volta la parola attore? Avreste mai immaginato che nell’intero bilancio del Piccolo Teatro di Milano solo il 5% è destinato ai compensi degli artisti? Che la retribuzione media di un attore è di 5000 euro l’anno, contro i 27.000 di un tecnico stagionale, i 47.000 del personale a tempo indeterminato, i 100.000 dei dirigenti? Questi dati, e altri ancora, sono contenuti in una circostanziata lettera aperta che un’associazione di categoria, FACCIAMOLACONTA, ha inviato al ministro Franceschini per rivendicare, in un momento di forte crisi occupazionale, non solo diritti elementari sull’infortunistica, la maternità, la malattia, la disoccupazione, ma anche un più ampio riconoscimento della centralità del proprio ruolo e un attivo coinvolgimento nelle decisioni che vengono assunte in materia di spettacolo dal vivo. Fra le argomentazioni più interessanti, quella a proposito della direttiva che impone ai Teatri Nazionali di aprire scuole destinate a immettere sul mercato una moltitudine di giovani che un sistema prossimo alla paralisi non avrà nessuna possibilità di collocare.
Tra le terne selezionate dalla giuria de “Le maschere del Teatro”, un riconoscimento promosso dallo Stabile di Napoli, l’Orestea prodotta dallo Stabile di Napoli ha raccolto ben cinque nomination: miglior spettacolo dell’anno, migliore attrice (Gaia Aprea), migliore scenografia (di Maurizio Balò), migliori costumi (di Zaira De Vincentiis), migliori musiche (di Ran Bagno). Una sesta nomination l’aveva ottenuta per la miglior regia, ma l’interessato, Luca De Fusco, ha pudicamente rinunciato in quanto ideatore del premio, lasciando però tutto il resto della compagnia libero di raccogliere allori. Praticamente, oltre a De Fusco, solo i pompieri di servizio sono rimasti esclusi da questa messe di consensi, e avranno giustamente motivo di rammaricarsene.
Condivido pienamente e grazie per questo osservazioni fuori dal coro
Per non parlare dei drammaturghi fuori dalle cornici che subiscono lo stesso destino degli attori lo sapevate che a Londra il nome dell’autore é il primo ad apparire in cartellone?
Cari saluti
Angela Villa