I Puritani spopolano al Pavarotti di Modena

Mentre le fondazioni liriche languono, sono i teatri di tradizione a offrire spesso gli stimoli più interessanti nel mondo dell’opera. Ne è un esempio il Teatro Comunale della città emiliana, che insieme ai teatri di Piacenza e Reggio Emilia ha messo in scena l’opera di BelliniDavide Annachini

Mentre le fondazioni liriche stanno languendo nei bilanci e nelle idee, sono al momento i teatri di tradizione a offrire spesso gli stimoli più interessanti nel mondo dell’opera. Ne è un esempio il Teatro Comunale di Modena, intitolato al suo grande cittadino Luciano Pavarotti, che insieme ai teatri di Piacenza e Reggio Emilia ha messo in scena – dopo una ripresa molto riuscita della rara Wally di Catalani – I Puritani di Bellini, opera bellissima ma tra le più ineseguibili del repertorio ottocentesco.

Con la sua ultima fatica Bellini aveva infatti tentato l’impossibile, nello spingere le voci (in particolare quella del tenore) ai limiti dell’umano. Temerario pretendere dai cantanti di inerpicarsi sulle tessiture acutissime e al tempo stesso con dolcezza, conservando come priorità assoluta il legato, l’eleganza, il virtuosismo del più puro stile belcantistico. Forse per questo I Puritani non sono mai usciti dal repertorio, proprio perché banco di prova troppo appetibile per i fuoriclasse con una marcia in più, come nel dopoguerra hanno dimostrato le Callas, le Sutherland e per l’appunto i Pavarotti.

In un’impresa quindi che avrebbe scoraggiato anche i teatri più corazzati, Modena ha invece messo in campo un’edizione molto equilibrata e vincente dell’opera, a cominciare dai due protagonisti. Per il ruolo di Arturo – eroico e tormentato sostenitore degli Stuart, che dai Puritani prima riceve la mano della loro rampolla Elvira e poi una condanna a morte per averla lasciata sull’altare di nozze per il nobile tentativo di involare la regina Enrichetta al patibolo – è stato scelto il tenore forse più affidabile in circolazione, Celso Albelo, capace di gestire l’impossibile scrittura e gli acuti iperbolici con una pasta vocale morbida e rotonda, con ottime intenzioni espressive nel gioco delle sfumature e con uno slancio vocale che anche se ha leggermente perso lo squillo di qualche anno addietro (e anche il terribile fa sovracuto scritto per il leggendario falsetto di Rubini ed eseguito da Albelo a piena voce) resta tuttora impressionante. Al suo fianco l’Elvira di Irina Longu si è segnalata più che per il taglio virtuosistico – non sempre rifinitissimo e brillante nell’esecuzione – per una sensibilità d’interprete che ha restituito del personaggio la malinconia, l’intimismo, la fragilità, destinate a virare nella pazzia vaneggiante per la fuga dell’amato Arturo.

Applauditissima nel loro celebre duetto, insuperabile per i fuochi d’artificio vocali e per la splendida linea romantica, la coppia ha potuto comunque contare sul sostegno del Riccardo nobile e ottimamente cantato di Fabian Veloz, baritono da tenere d’occhio per impasto timbrico e morbidezza d’emissione, e del Giorgio di Luca Tittoto, dal canto accorato, aristocratico e di bel colore. Al podio dell’ottima Orchestra Regionale dell’Emilia, come del validissimo Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena preparato da Stefano Colò, il direttore Jordi Bernàcer è stato apprezzabilissimo per la leggerezza del gesto, la centratura stilistica, la misura interpretativa, davvero rare tra le bacchette che si cimentano nel repertorio belcantistico, spesso senza averne l’adeguata caratura e sensibilità.

La regia di Francesco Esposito collocava l’opera tra strutture dalle pareti mobili (di Rinaldo Rinaldi e Maria Grazia Cervetti), giocando tutto sul rosso e nero dei bei costumi dello stesso Esposito. Questo senza la velleità di interpretazioni cervellotiche o ribaltamenti d’epoca, lanciando più d’una idea interessante e rispettando fondamentalmente la musica. Merito non da poco per un’opera che per la sua cifra lunare e contemplativa poggia principalmente sul fatto di essere ascoltata dalla prima all’ultima nota.

Successo vivissimo, con tanti applausi a scena aperta.

Visto al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena il 19 marzo 2017

I PURITANI
Opera seria in tre parti di Carlo Pepoli
Musica di Vincenzo Bellini
Elvira Irina Lungu
Arturo Talbo Celso Albelo (16 e 19 marzo) / Keon Woo Kim (21 marzo)
Sir Giorgio Luca Tittoto
Sir Riccardo Forth Fabian Veloz
Enrichetta di Francia Kato Nozomi
Lord Gualtiero Lorenzo Malagola Barbieri
Sir Bruno Roberton Juan Pablo Dupré (16 e 21 marzo) / Keon Woo Kim (19 marzo)

Direttore Jordi Bernacer
Regia e costumi Francesco Esposito
Scene Rinaldo Rinaldi
Luci Andrea Ricci
Coreografie Domenico Iannone
Maestro del coro Stefano Colò
Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena

Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia