Scende giù per Toledo

Essere Rosalinda Sprint

Spettacolo forte che afferra lo spettatore e non lo molla, “Scende giù per Toledo” è costruito sull’interpretazione maiuscola di Cirillo,  che sa tenere il suo personaggio e la sua vita estrema – sempre a un passo dalla morte -, sulla corda tesa dell’emozione – Maria Grazia Gregori


Sottile, con i tacchi a spillo, un corpetto azzurro luccicante di paillettes e una minigonna inguinale, in una stanza dove troneggia un letto ovale cosparso di cuscini, di fronte a un paravento rossastro, Arturo Cirillo  “è” Rosalinda Sprint, protagonista del celebre, magnifico racconto lungo (o romanzo breve) Scende giù per Toledo di Giuseppe Patroni Griffi, pubblicato nel 1975. Un testo coraggioso e forte che racconta il mondo dei travestiti napoletani, un mondo corale dominato dalla figura e dalla storia di Rosalinda Sprint attorno alla quale ruotano personaggi che si chiamano Marlene Dietrich, Baronessa, Maria Callas,Viacolvento, che fece sensazione e scandalo al suo apparire perché affrontava a viso aperto, con sincerità e partecipazione, allegria e crudeltà, ironia e sentimento un mondo fino ad allora velato che solo Testori aveva osato squarciare. Rosalinda Sprint “nasce” quando un ragazzo dei bassi se ne va da casa non sopportando che il padre lo chiami con disprezzo “ricchione” andando a vivere a Montecalvario e facendo la vita per strada ma anche nelle camere a ore di Marlene Dietrich, esosa ma umana maitresse di una casa d’appuntamenti di basso rango.

Continuando nel suo itinerario di rivisitazione del teatro e della lingua napoletana, dopo Scarpetta, dopo l’amatissimo Ruccello, Cirillo – oggi uno degli artisti più interessanti della nostra scena -, non poteva non confrontarsi con Patroni Griffi  e il suo mondo dominato dalla disperazione travestita di personaggi osservati nella realtà e ricreati sulla pagina con un linguaggio fatto di poeticità visionaria e di un realismo  acceso e grottesco che lascia senza fiato. Cirillo, anche regista di se stesso in questo spettacolo (visto all’Elfo Puccini di Milano) dà voce a tutti i personaggi: gli basta una vestaglia per trasformarsi in Marlene Dietrich e una collana per raccontarci della Baronessa “spiaggiata”  e morta sul molo fra i liquami del suo corpo, mentre una nave americana cola a picco nel mare di Napoli con tanti bei marinai a bordo. Ma è anche la voce narrante che racconta in terza persona la celeberrima storia di questo travestito che “scende” di corsa giù da Toledo perché è in ritardo – ha perso troppo tempo a farsi biondo con la Camomilla Schulz di cui si decantano le meraviglie – all’appuntamento con un sarto che si vergogna di riceverlo in casa, dove deve provare un cappotto con un grande collo alla Maria Stuarda che vuole rigido e non floscio e dunque sostenuto da stecche di balena (quelle dei busti per signora di una volta) .

È un mondo mercenario, litigioso, crudele a volte anche solidale  quello che Cirillo ci rappresenta,  in contrapposizione alla violenza, alla crudeltà del mondo maschile perché l’amore di un uomo resta il sogno irrisolto di Rosalinda, segnato da infelici incontri prima con Gaetano con il quale per un tempo brevissimo ha creduto di trovare una possibile felicità e che poi si rivelerà di una crudeltà feroce o del cugino con cui fa sesso il giorno dei funerali del padre. Uomini che si prendono il loro piacere ma che poi fanno finta di niente, egoisti, violenti e profittatori, che spingono Rosalinda a cercarsi una vita nuova (non si sa quanto reale o immaginaria)  in Inghilterra, con la delusione delle scogliere di Dover che, al contrario della leggenda, non le appaiono affatto bianche  così come non lo è la vita che immagina l’aspetti. Non si può fuggire da Napoli se Napoli è la tua vita, il tuo sangue, costi quello che costi.

Spettacolo forte che afferra lo spettatore e non lo molla, Scende giù per Toledo è costruito sull’interpretazione maiuscola di Cirillo,  che sa tenere il suo personaggio e la sua vita estrema – sempre a un passo dalla morte -, sulla corda tesa dell’emozione, inquietante e leggero, ironico e spavaldo, disperato e protervo, commovente e poetico, che ci cattura e che sentiamo “nostro”.

Visto al Teatro Elfo Puccini di Milano

Scende giù per Toledo
di Giuseppe Patroni Griffi
regia di Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche originali Francesco De Melis
con Arturo Cirillo
luci Mauro Marasà
produzione Mache Teatro -Teatro Stabile Pubblico e Fondazione Napoli Teatro Festival