Cosa resterà di questa estate in danza? Parte 2

Continua la riflessione sugli ultimi mesi – e prossime novità- del comparto danza dello spettacolo italiano. Con alcuni quesiti ai quali piacerebbe avere risposta. – Silvia Poletti

Tornando all’idea della compagnia ‘di bandiera’, l’idea è maturata anche a seguito di alcune domande pervenuteci da artisti e operatori stranieri, prevalentemente attivi nei circuiti e nelle realtà artistiche del mainstream internazionale. Sentirci chiedere se esiste ancora la tal compagnia (tra le principali), oltre a gettarci in pieno sconforto, non può che farci riflettere sulla sindrome d’invisibilità, che la danza italiana soffre ancora nonostante le vetrine nazionali (la NID ormai arrivata alla 6 edizione – in due tranche-ospitata a Salerno) e le trasferte intorno al mondo fatte da molte formazioni italiane. Perché non sfonda, davvero? Mancanza di originalità creativa? Di qualità produttiva? Incapacità di gestire la strategia di comunicazione?  A proposito di ‘visione’ che dovrebbe stare alla base di ogni politica progettuale, dalla così emulata Francia forse non sarebbe stato più utile allora replicare i pimpanti progetti di promozione internazionale del comparto tipo ‘La Francia si muove’, che offriva a operatori di vari paesi ‘pacchetti’ di spettacoli di compagnie francesi a pezzi calmierati grazie all’intervento ministeriale?

Sono domande che si affastellano e alle quali si continua a non dare risposta. Ma si continua comunque a fare proclami. Secondo una metodologia ormai assodata in ogni campo del nostro viver quotidiano – dalla politica in giù- è sufficiente il proclama, magari infiorettato con iperbolici aggettivi di autodeterminati primati e il messaggio ‘passa’, si rafforza e si cristallizza. Si prenda la confusione che gira intorno all’idea di festival. Nell’ambito della danza in Italia ce ne sono almeno quattro di rilievo internazionale (ad eccezione della Biennale Danza che fa storia a sé). Ma da qualche tempo, in maniera sempre più evidente, la programmazione principale di tre di loro sta diventando una copia carbone, rimbalzando spettacoli e produzioni da un cartellone all’altro nel breve lasso di pochi giorni. Si obietterà che è soprattutto per ottimizzare costi di circuitazione delle compagnie ospiti. E che ‘fare rete’ è oggi una condizione necessaria per andare avanti. Sarebbe allora interessante capire perché – a prevalente somiglianza di cartellone- c’è una disuguaglianza enorme nei finanziamenti ministeriali. Forse i capziosi sottoinsiemi delle ultime normative? ( 2.continua)

la foto di Andrea Macchia in apertura è del servizio dedicato a Swan Blast di Olivier Dubois ( Bolzano Danza)