Che Danza Farà. 2015 Preview. Parte Prima

Cominciamo a perlustrare i cartelloni dei festival e teatri italiani e iniziamo a stilare un carnet ragionato sugli eventi da non mancare nei prossimi mesi. Ovviamente suscettibile di suggerimenti e aggiornamenti – Silvia Poletti

Che danza farà nel 2015? Tra le anticipazioni che vogliamo darvi, una cosa è certa: molti i grandi in arrivo sui nostri palcoscenici e tutti uniti da un dato non minore. Hanno superato i 50 anni. Ma quando si tratta di loro, davvero, cosa importa? Importa invece godere della loro maestria, qualità, intelligenza, sensibilità. Rare, anzi uniche. Perché stiamo parlando di Artisti Assoluti. Quindi ecco i primi rumors di date e spettacoli, per iniziare a organizzare trasferte e biglietti. Si comincia così.

CHI VA, CHI TORNA
Segnatevi queste date nel taccuino. Modena, Teatro Comunale Luciano Pavarotti 31 marzo e 10 aprile. Le due più importanti interpreti della danza degli ultimi trent’anni si esibiranno, nel giro strettissimo di pochi giorni, sul medesimo palcoscenico, una per prendere commiato; l’altra per (ri)prendere il suo cammino. Sylvie (Guillem) e Alessandra (Ferri), le Divine che hanno cambiato completamente il modo di danzare (e di vedere) la danza di ascendenza classica, determinando anche la mutazione estetica delle danzatrici del nuovo millennio. Che sono diventate sempre più lunghe, affusolate, estese – come loro. Ma in fondo, incapaci di coglierne il segreto che le rende uniche: l’intelligenza viva, determinata, regolamentata con disciplina ferrea e la continua necessità di approfondire il senso della propria arte- in maniera cartesiana per la rigorosa Guillem; istintiva per la passionale Ferri.

Come si sa, Guillem al giro di boa dei cinquant’anni anagrafici ha annunciato il ritiro dalle scene; mentre Ferri, dopo sette anni lontana dal palcoscenico, proprio a cinquant’anni ha deciso di riprendere il suo cammino con nuovi progetti artistici di altissimo prestigio. E dunque eccole qui. Da Modena Sylvie parte con il suo Life in Progress, spettacolo di saluto che si muove secondo la formula già ben rodata di piccoli gioielli coreografici firmati da autori d’elezione con cui Guillem ha recentemente stretto una intesa artistica preziosa: Russell Maliphant e Akram Khan oltre a Mats Ek e William Forsythe, numi tutelari della sua grande maturazione artistica.

Da parte sua Alessandra torna anch’essa prediligendo il formato ‘da camera’, sofisticato ed elegante, dove è essenziale la musica dal vivo e un partner (strepitoso) con cui, grazie alla miracolosa alchimia fisica ed artistica, esplorare varie poetiche e forme di espressione. Così ecco che con Herman Cornejo (lo Chéri visto al Ravenna Festival) e il pianista Bruce Levingston (insieme a un Quartetto d’Archi) danzare il duetto del bacio da Le Parc di Preljocaj e quattro creazioni di lusso a firma Demis Volpi, Fang-Yi Sheu, Cristopher Wheeldon e, interessante confronto con Sylvie, Russell Maliphant che con Alessandra condivise gli anni alla Royal Ballet School. (Altre date, Guillem/Life in progress: Roma, Parco della Musica 2 aprile; Genova, Teatro Carlo Felice 5 luglio; Ferri/Trio Concerdanse Parma, Teatro Regio 9 aprile; Cremona, Teatro Ponchielli 11 aprile).

MIKHAIL & BOB PER VASLAV
Un sogno che si avvera. Mikhail Baryshnikov finalmente potrà interpretare il bello di fama e di sventura Vaslav Nijinsky, il clown de Dieu impazzito per gli orrori della guerra e la crudeltà degli uomini, il cui mito egli inseguiva da sempre. Non danzerà però più i mitici ruoli del divo dei Ballets Russes, ma piuttosto ne nterpreterà ansie, follia, deliri, sogni così come Nijinsky li tracciò nei suoi celebri Diari. Ad aiutarlo nella messa in scena Robert Wilson, con cui Misha ha collaborato tra l’altro nel travolgente cabaret dell’assurdo The old Woman. Sarà davvero interessante vedere come l’algida fantasia di Wilson si sposerà con i cupi colori e le linee involute delle parole e dei segni di Nijinsky nella piece Letter to a Man che vedrà la luce al Festival dei due Mondi di Spoleto l’8 luglio prossimo.

QUELLO CHE MAHLER CONTINUA A DIRCI
All’Opéra di Parigi, prima che il nuovo corso del bel Benjamin Millepied apra il campo alla generazione di coreografi under 50, uno dei grandi maestri della generazione fiorita negli anni ’70, John Neumeier regalerà ancora una creazione ai ballerini francesi sui Canti della Terra di Gustav Mahler (Opéra Garnier, Parigi, dal 24 febbraio) Per il maestro americano questa creazione è un ulteriore momento del dialogo creativo, emozionale e intellettuale con il compositore che ha caratterizzato gran parte della sua produzione. Cosa ‘sente’ Neumeier nella musica di Mahler? Cosa gli dice questo intricato crogiuolo di languori e contrasti intriso nelle complesse partiture del musicista mitteleuropeo? Le sue creazioni su sinfonie e componimenti ‘minori’, lodate da personalità come Leonard Bernstein, hanno aperto a un genere che poi è stato ampiamente esplorato, quello del balletto sinfonico contemporaneo. Vale quindi la pena, anche per rivedere l’eccellente Hamburg Ballett  in sua intera compagine, segnarsi le date dal 15 al 17 luglio al Teatro La Fenice di Venezia, dove andrà in scena – a quarant’anni dalla sua creazione, la Terza Sinfonia di Gustav Mahler, affresco umanistico di bellezza struggente e poderosa danza, considerato un poema coreografico-musicale caposaldo del repertorio di fine Novecento.

C’E’ CAR-MEN E CAR-MAN
Curiosa coincidenza. Due autori a loro modo ‘epocali’, ripensando al mito dell’ineffabile sigaraia di Merimée, hanno giocato sul calembour che il suo nome gitano consente in inglese. Ed entrambi hanno focalizzato la loro attenzione sul connubio ‘donne e motori’, dando però ben diversa lettura del mito della femme fatale. Il primo, Jiri Kylian, ha fatto della magnifica automobile anni ’30 concupita anche da Hitler, il simbolo dell’inesorabile corsa verso la morte di quattro personaggi capeggiati da una Carmen agée ma seduttiva (Sabine Kupfemberg) nel suo primo felice esperimento cinematografico declinato in genere slapstick . L’altro, Matthew Bourne, ugualmente attratto dal mondo del cinema, si è ispirato ai noir di James Cain tradotti dal cinema hollywoodiano (come Il postino suona sempre due volte) per la sua storia trucida e intelligente, di vagabondi italiani in cerca di guai nell’America anni ’60 tra peccatori di Peyton Place e donne fatali alla Lana Turner.

Sia Kylian che Bourne saranno in Italia proprio con questi loro lavori: il sublime Maestro ceco, ormai completamente devoto alla cinematografia sarà ospite del Festival Equilibrio di Roma il 15 febbraio per presentare i suoi tre lavori video (oltre Car men anche l’intenso Between entrance and exit e The Blackrider). Contrariamente a quanto annunciato invece il Ravenna Festival 2015 ha deciso di non perdere l’occasione di ripresentare Matthew Bourne con un altro titolo del suo grande repertorio di teatrodanza pop e tocca appunto a Car-Man in arrivo all’Alighieri dal 2 al 5 luglio. (1.continua)

La foto di apertura è di Silvano Ballone, Third Symphony of Gustav Mahler, Hamburg Ballett

 

Questo slideshow richiede JavaScript.