Che Danza Farà. 2015 Preview. Parte Seconda

Secondo capitolo del nostro taccuino della danza prossima ventura sulle nostre scene, tra divi, divini, sfide creative e rischi da prendere – Silvia Poletti

Inaugurato il Nuovo Anno, come promesso procediamo inesorabili con altre proposte di teatro di danza possibili per i prossimi 365 giorni (e un po’ di più). Auguri e tanta bella danza a tutti!

UNA ‘BELLA’ PROVA DEL FUOCO
Il Balletto del Teatro alla Scala, per status ma anche per auto-eliminazione dei naturali concorrenti all’interno delle Fondazioni Liriche italiane, si candida sempre più per diventare la nostra vera compagnia di balletto ‘nazionale’. Se così sarà, certo molte cose dovranno cambiare, e presto – a partire dal numero di produzioni e dalla loro tipologia, ancora insufficiente, rispetto agli standard. Sulla sua direzione – attualmente in mano al silenzioso Makhar Vaziev, ma apertamente concupita dal divo Bolle – è probabile che si scatenerà una guerra molto presto. Ne vedremo gli esiti.

Intanto, per il 2015 dopo un modesto Schiaccianoci a firma dello spagnolo Nacho Duato (di cui molti si sono chiesti la ratio) i ballettofili possono segnarsi sul carnet alcune occasioni interessanti. Innanzi tutto la nuova produzione di Bella Addormentata, ‘il balletto dei balletti’ come diceva Nureyev, summa della tradizione classico-accademica imprescindibile, banco di prova per l’intera gerarchia del corpo di ballo, dai fanciulli della Scuola di ballo su su, via i solisti impegnati in coreografie impervie, fino alla stella. Perché interessante? Perché ci ha rimesso le mani Alexei Ratmansky, l’intelligente coreografo russo ormai di stanza a New York, il cui amore per la tradizione e la storia di quest’arte sono stati più volte orgogliosamente dimostrati in remakes trionfali di balletti come Il Corsaro o Fiamme di Parigi.

In coproduzione con American Ballet Theatre La Bella Addormentata è la prova regina sulla qualità artistica e tecnica della compagnia milanese dopo anni di cura Vaziev. Per questo ci sentiamo di segnalare quelle distribuzioni affidate ai talenti che il direttore sta ‘tirando ‘su dal vivaio di casa: da Nicoletta Manni a Virna Toppi a Vittoria Valerio, da Claudio Coviello a Angelo Greco (dal 26 settembre).

DAVID E NATALIA ALL’ULTIMO RESPIRO
Sempre alla Scala, incrociando le dita (i forfait con lei sono ahimé sempre dietro l’angolo) varrebbe la pena di vedere Natalia Osipova in Giselle il 10 e 11 aprile. Due i motivi. Chi ha visto la sua interpretazione con il Royal Ballet (diffusa anche al cinema e ora in dvd) capisce di che stiamo parlando: sicuramente una prova straordinaria per originalità, qualità aerea della danza, unicità di lettura del personaggio. Poi perché in questo caso (e si ripeterà in Manon a novembre) si rinnova il sodalizio artistico con l’elegantissimo David Hallberg, che proprio per lei accettò anni fa di diventare primo ballerino al Bolshoi. Diamante abbacinante lui e fiamme di fuoco lei, i due insieme fanno davvero faville.
Lo stesso Hallberg ci ha confessato che “essere in scena con Natalia è stata l’esperienza più forte della mia vita artistica: in scena con lei tutto si trasforma in vita vera da vivere fino all’ultimo respiro”. Cos’altro aggiungere?

IL SACRE DI VIRGILIO
Virgilio Sieni
non ha mai affrontato titoli del repertorio, salvo in due casi, determinanti tra l’altro, più di venti anni fa. Anche allora si trattava di due balletti musicati da Igor Stravinsky e andati in scena con i Ballets Russes di Diaghilev: Apollon Musagéte e Pulcinella. L’efebico Eugenio Scigliano in rosso vermiglio con un busto apollineo tra le mani o i guizzi orientaleggianti di Simonetta Giannasi, tra parole in dialetto veneto di Armando Santin sono passati alla storia della danza italiana, visto che in questo dittico ‘neoclassico’, affidato al coreografo fiorentino e all’interpretazione dell’indimenticabile Balletto di Toscana, si dimostrò ampiamente un potenziale coreografico e autoriale del tutto originale.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Sieni è oggi considerato unanimamente un maestro del teatro di movimento; la sua esperienza come direttore della sezione danza della Biennale di Venezia l’ha portato alla più ampia attenzione internazionale, imponendo la sua filosofia artistica che coinvolge un’idea poetica di umanità danzante.
Al Teatro Comunale di Bologna (7-11 marzo, poi al Ponchielli di Cremona, 8 maggio e in tour), al culmine di un progetto artistico che coinvolge tutte le istituzioni della città, eccolo dunque a confrontarsi con Le Sacre du Printemps, titanica partitura stravinskiana che nei cento anni di coreografia che l’accompagnano ha visto autori di danza colossali confrontarsi (e spesso scontrarsi) con il suo poderoso mistero. Interessante quindi vedere quale sarà l’approccio del coreografo toscano: qui non ci sono alibi filosofici e culturali che tengano, infatti. Ci vuole l’idea forte e il forte gesto per coabitare la scena da pari a pari con quel ‘crimine contro la grazia’ che ha aperto la strada alla contemporeneità in musica e teatro.

NUOVA DANZA NUOVA PLATFORM
Sarà a Brescia, dall’8 all’ 11 ottobre prossimi la terza NIDPlatform (Nuova Piattaforma della Danza Italiana) che avrà ancora una volta il compito di mostrare a osservatori internazionali e nazionali artisti e progetti coreografici dell’attuale scena coreutica italiana, sperando in un ampliamento di mercato che ancora non è realmente avvenuto (a proposito: come sono andati i feedback dell’ultima edizione?).
Sulle serie criticità messe in evidenza dalle altre due NID (come quella toscana 2014) abbiamo lungamente dibattuto. Vedremo cosa deciderà la nuova commissione chiamata a selezionare i candidati alla Piattaforma lombarda (per il bando di adesione clicca qui). Il rischio è infatti quello di morire di ‘afasia creativa’ per eccesso di autoreferenzialità – di sedicenti autori, di sedicenti operatori.

ANNO NUOVO ATERBALLETTO NUOVO
Chiudiamo suggerendo sommessamente di dare un’occhiata alle prossime proposte coreografiche di Aterballetto. Sicuramente alla creazione del talentuoso greco, conteso ormai in ogni dove, Andonis Foniadakis che debutterà nella stagione milanese della compagnia al Piccolo Teatro di Milano in tarda primavera. Ma anche – e forse soprattutto – alla proposta di due nomi davvero nuovi per la nostra scena. Il primo è quello del trentunenne Giuseppe Spota, già premiato con il riconoscimento della critica tedesca Der Faust nel 2011 e coreografo in fioritura molto seguito in Germania, che con Lego in prima nazionale al Teatro Comunale Pavarotti di Modena debutta ufficialmente in Italia (21 e 22 marzo). L’altro è quello del praghese trentaquattrenne Jiri Pokorny, già solista del NDT, che firmerà una creazione per ATB nella stagione 2016. Tranquilli dunque tutti quelli che agitavano preoccupazioni per il dopo Bigonzetti della compagnia reggiana. La danza, come la vita, continua.

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