Solo in scena come nei delicati monologhi in cui raccontava la femminilità calabrese violata, Saverio La Ruina veste i panni di un omosessuale del sud che si racconta davanti alla tomba della madre morta. Coraggioso, ironico e commuovente, imprime un segno forte alla pièce grazie a una gestualità mai retorica, a una sicurezza senza sicumera, a una sorvegliata sensibilità, a un sentimento così poco esibito da sembrare vero – Maria Grazia Gregori

Dic162016