Serata Ratmansky

Nostalgia, bellezza e ironia per le tre danze scaligere di Ratmansky

Coreografo allo stato puro Alexei Ratmansky porta alla Scala la sua danza rigogliosa, che da New York guarda alla Russia del passato con ironico distacco e inevitabile nostalgia – Silvia Poletti

Non c’è dubbio che Alexei Ratmansky sia un coreografo puro. Padroneggia con solida sapienza e assoluta dinsivoltura un lessico ricchissimo, nutrito dalla tradizione della danza accademica più aristocratica, ma anche da preziose cadenze folcloriche, che hanno del resto arricchito la danza classica nel corso della sua storia. È consapevole di essere espressione di una cultura rigorosa, con precisi canoni estetici e una filosofia che attinge a valori assoluti, dove la bellezza ha ancora un senso morale. Ma è anche un giovane uomo del nostro tempo, che guarda alle contraddizioni del suo paese, la Russia, con sguardo disincantato e con un distacco ironico dovuto non solo alla distanza geografica che lo ha portato a vivere a New York, ma anche all’esperienza che ha vissuto sulla sua pelle – letteralmente: aver diretto per quattro anni il Balletto del Bolshoi di Mosca ed essere comunque riuscito, in mezzo a difficoltà incredibili, a dare alla magnifica compagnia uno slancio nuovo, moderno, propositivo – esaltandone l’identità anche attraverso l’intelligente recupero del suo passato artistico di era sovietica – che per il balletto del Novecento è stato fondamentale.

Più si guardano i suoi lavori, specie quelli concertanti – come Russian Seasons e Concerto DSCH, parti della Serata monografica a lui dedicata con cui si è aperta la nuova stagione del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala – però, più si avverte un’aderenza alla visione poetica di autori come Jerome Robbins, il grande maestro americano capace di intessere in una danza fluente, ricca, dinamica, elegante, sentimenti e sensazioni, piccoli momenti di meditazione.

Come Robbins, Ratmansky non scuote, ma accarezza; non tocca ma allude: tuttavia nel turbinio creativo che caratterizza la sua danza manca quel tocco nostalgico, soffuso, emozionale che invece sembrava avere l’americano e che riusciva a riverberarsi anche oltre l’attimo danzato. Ratmansky insomma non emoziona profondamente, ma seduce suadente, regalandoti sensazioni esilaranti grazie al dinamismo dei suoi legati, alla velocità dei suoi passi, all’esuberanza vigorosa della tecnica.

In Concerto DSCH – sul magnifico Concerto n. 2 per pianforte e orchestra di Shostakovich – ripreso dopo il debutto italiano del 2012, la danza così si dipana senza soluzione di continuità, puntando su una tessitura stretta ma lieve di salti piccoli e grandi, giri, equilibri, che ogni tanto Ratmansky si diverte a rompere, per poi ricompattare nuovamente. Un amabilissimo tour de force concertante, si diceva, con piccoli eventi emozionali – baci, dispetti, carezze, abbandoni – a colorire di umore la pièce.

Simile nel mood a Concerto DSCH Russian Seasons, creato nel 2006 per il New York City Ballet, ha ovviamente un maggiore gusto folclorico, complici i canti popolari russi che cadenzano eventi dell’anno, qui musicati dal compositore ucraino Leonyd Desyatnikov, in una rigogliosa partitura per archi che vede anche la voce di un soprano e di un violino solista e che rimanda inevitabilmente ad un altro classico “folclorico” del repertorio storico, Les Noces di Nijinska- Stravinsky. Anche in questo caso la malinconia è sottesa in tutta la partitura del canto, e appare qua e là nella danza, che scorre senza soluzione di continuità  in un abile gioco tra solisti e gruppo, che qui dà il senso vero di essere una comunità di persone con umanità e simpatia.

Attesa creazione ad hoc per gli scaligeri, Opera è un omaggio al mondo del melodramma settecentesco, ancora una volta concepito insieme al musicista Desyatnikov su testi estrapolati da drammi in musica del Metastasio e un frammento di Carlo Goldoni interpretati da soprano, mezzosoprano e tenore. Qui Ratmansky mostra l’altra faccia del suo teatro: quella più “drammatica”, ispirata dai canoni del dram-balet sovietico sfrondati, rivisti e metabolizzati con ironico distacco. I guerrieri, le amazzoni, l’amore, la guerra, l’onore sono incasellati in una serie di quadri coreografici che descrivono situazioni topiche della tragedia dell’epoca (per dirla con Foscolo, cantata da Catoni e Cesari, non uomini) di cui Ratmansky ben esalta la finzione scenica e l’essenzialità espressiva incarnata in queste idealizzazioni teatrali, allo stesso tempo prendendone scherzosamente le distanze, in un potpourri di gusto postmoderno aiutato dalle proiezioni video di Wendall Harrington e dai bei costumi stilizzati di Colleen Atwood. Ma lungi dal riprendere canoni di danze barocche, è piuttosto dal drambalet moderno che Ratmansky recupera una certa affettazione espressiva che ben si attaglia alla nobile movenza dell’autoironico Roberto Bolle, oltre che l’atletica tensione della danza, sia al femminile che soprattutto al maschile.

Va detto che il Balletto della Scala continua, sotto la massiccia cura Vaziev, a progredire in qualità e bravura. È un vero piacere vedere una danza maschile così gagliarda, energetica ed entusiasta come quella di questo trittico (menzione speciale ad Antonino Sutera, Federico Fresi, Christian Fagetti, Maurizio Licitra e al giovanissimo Carlo di Lanno, quest’ultimo impegnato anche come partner di Svetlana Zakharova, insieme al moscovita Andrei Merkuriev); bene anche le ragazze, tra cui la bionda Virna Toppi; mentre in Opera si confermano le personalità di Mick Zeni, Beatrice Carbone ed Emanuela Montanari.

Serata solida e intelligente, che attesta la qualità di un autore oggi conteso in tutto il mondo e insieme gratifica i danzatori milanesi, Serata Ratmansky è stata salutata alla prima da calorosi consensi, destinati a replicarsi sicuramente nelle varie rapprentazioni di qui a gennaio.

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Serata Ratmansky
coreografie Alexei Ratmansky
Russian Seasons
musica Leonid Desyatnikov
Concerto DSCH
musica Dmitry Shostakovich
Opera
prima assoluta
musica Leonid Desyatnikov
Interpreti principali: Svetlana Zakharova, Andrei Merkuriev, Carlo Di Lanno, Roberto Bolle, Beatrice Carbone, Mick Zeni, Emanuela Montanari
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Visto a Milano, Teatro alla Scala, 17 dicembre 2013
prossime date 29 dicembre; 2,4,5,11,15,16 gennaio 2014
foto per gentile concessione Teatro alla Scala, ph. Amisano e Brescia

Intervista a/Interview with Alexei Ratmansky (Teatro alla Scala)