Felicità è una Danza che celebra la Bellezza

A distanza di pochi giorni, tra Ferrara e Modena, Compagnia Zappalà Danza e Aterballetto hanno presentato due novità assolute in cui la danza rivendica il diritto di suscitare sensazioni di bellezza e felicità. -Silvia Poletti

In questi tempi di profondo disagio si avverte anche la necessità di essere lievi, ma allo stesso tempo non superficiali. E soprattutto di rivendicare la propria forma di espressione artistica nella sua pienezza fatta nello specifico ( si parla di danza) di movimento puro, estetica accurata, organizzazione nello spazio, drammaturgia, e relazione con la musica. Curiosamente, a distanza di qualche giorno, due delle formazioni italiane che rivestono anche il ruolo nazionale di Centri di Produzione per la danza, Aterballetto e Compagnia Zappalà Danza hanno puntato a inviare il medesimo messaggio poetico, nel quale la danza appunto si fa ambasciatrice di un invito- a considerarla nella sua bellezza assoluta ( I’m Beautiful, di Roberto Zappalà, prima assoluta al Teatro Comunale Abbado di Ferrara); ad accoglierla come portatrice di indicibile, perfetta felicità (Bliss di Johan Inger, prima assoluta al Teatro Comunale Pavarotti di Modena).

Che ci sia nell’aria una certa stanchezza del concettualismo ormai ipertrofico e autoreferenziale? Che ci sia il desiderio di tornare ai fondamentali di un’espressione artistica che ha nonostante tutto regole ben precise? A giudicare da quanto si è visto pare proprio di sì.

Si prenda Bliss dello svedese Johan Inger ( già danzatore NDT con Jiri Kylian, oggi autore apprezzato e richiesto in tutto il mondo), che dopo Raindogs torna alla compagnia italiana con una creazione su misura. Sul primo movimento del Koln Concert di Keith Jarrett Bliss vuole appunto cogliere l’impalpabile momento di felicità che è effimero per definizione: felicità infatti è perfetto equilibrio e pienezza di tutte le cose. E quanto può durare questa pienezza se non un attimo? Ecco in scena una manciata di ragazzi e ragazze, con il dono della gioventù, della bellezza e del poter declinare nello spazio un’armonia fisica che si sposa alle note luminose di Jarrett. Lo spazio del teatro è vuoto, senza quinte, luci naturali ( addirittura platea illuminata quando inizia il lavoro, quasi a dire che la quarta parte qui non c’è, tutti possiamo condividere momenti di non trascurabile felicità). Il gioco tra i ragazzi è un andare e venire, un formarsi di duetti, trii e poi assoli e ancora ‘insiemi’, che dilaga nell’intero spazio, sostenuto dalla musica cui Inger chiede ai suoi interpreti di abbandonarsi. La danza deve sgorgare, da quei fisici disciplinati, con la naturalezza spontanea e innata di chi sa entrare con il proprio corpo nella musica: un difficilissimo, affascinante gioco in ‘levare’, fatto in souplesse, per far sembrare tutto semplice – quando invece è organicamente costruito, calibrato, posizionato nello spazio ( che belli i movimenti e gli attacchi dei vari interpreti nel via vai intessuto da Inger). Si passa da guizzi veloci, linee terse, gambe slanciate e nervose, che imprimono forza e velocità alla dinamica della danza a momenti di totale normalità, con piccoli balzelli da improvvisazione jazz che piano piano, per accumulazione, diventano quasi l’inizio di una jam session coreografata. L’idea coreografica rimanda al capolavoro di Jerome Robbins Dances at a Gathering: anche qui si tratta di un mood ballet, lavoro di ‘atmosfera’ dove si danza per il gusto di farlo, e dalla danza si percepiscono relazioni personali, sentimenti, caratteri stessi degli interpreti. Tocco lieve, delicato e insieme incisivo, con una chiusura ‘a sorpresa’ davvero deliziosa.

Per I’m Beautiful invece Roberto Zappalà sceglie di partire dall’immagine dell’omonima statua di Gustave Rodin Je suis belle, a sua volta ispirata da una poesia di Baudelaire. Cos’è la bellezza se non qualcosa di misterioso e cangiante, portatore a sua volta di beatitudine ma anche di delirio? E la bellezza sta nella cosa in sé o negli occhi di chi la osserva ed è capace di percepirne il sentimento? Tema assoluto, che il coreografo siciliano espone affidandosi solo al movimento duro e puro. In un ciclorama chiuso da una cortina di frange bianche, dietro le quali si palesano gli ottimi musicisti etno-rock Lautari, i danzatori di Zappalà,  prima in bianco poi in calzamaglie smeraldine, danno subito corpo, letteralmente, ad una danza tribale, potente, scandita come le percussioni di Puccio Castrogiovanni . Energia allo stato più puro, capace di esternare gli istinti, la carica sessuale, gli aspetti più selvatici e impulsivi dell’essere umano. Inizio abbacinante, dove l’unisono ha impatto potente, cui fa seguito una lunga lentissima carola fatta di mani legate, catena di esseri che cercano di recuperare un equilibrio facendosi sorreggere dagli altri. Il contrasto con la prima parte è evidente, si entra in una dimensione pacificata, in cui si acquista il controllo dell’istinto, si fissano in pose e citazioni sequenze coreografiche. Appare anche la statua di Rodin, per un istante, e poi i corpi dei due danzatori si sciolgono e in un fluire di movimento le immagini appena catturate si dissolvono e trasformano. Lavoro come sempre accurato e pensato ( accanto al coreografo c’è il drammaturgo Nello Calabrò), cui però un editing della lunga parte centrale non potrà che giovare, I’m beautiful conferma la coerenza poetica di un coreografo che ostinatamente pone al centro della sua ricerca lo sviluppo e la potenza del gesto, ben consapevole che in questo si vede quel passaggio dell’umanità cui del resto ha dedicato ben quattro produzioni, tra cui la premiata Nona,  della sua recente fase creativa.

Prossime rappresentazioni di Bliss, Aterballetto 28 Aprile Teatro Regio Parma; 15/17 Giugno Piccolo Teatro Strehler Milano
Prossime rappresentazioni di I’m Beautiful, Compagnia Zappalà Danza, 4/5 Gennaio 2017 Teatro Bellini Catania

la foto di apertura è di Bliss, di Johan Inger, Aterballtto copy Nadir Bonazzi

le foto della gallery sono di I’m Beautiful di Roberto Zappalà, Zappalà Danza, copy Maro Caselli Nimal

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