La pace perpetua

La pace perpetua

La prima “vera regia” di Jacopo Gassmann, ultimo figlio del grande Vittorio, rivela una forte intelligenza e una maturità notevole nella scelta del testo di Juan Mayorga, feroce apologo “canino” di stampo hobbesiano – Maria Grazia Gregori

La pace perpetua del quarantanovenne drammaturgo madrileno Juan Mayorga, filosofo e matematico, in Italia conosciuto grazie alla pubblicazione per i tipi della Ubulibri di Franco Quadri delle sue pièces più famose, è un testo di grande fascino e suggestione, violento, umanissimo e perfino ironico nel modo in cui tratta una storia disperata di violenza e sopraffazione, del tutto umana anche se i protagonisti sono dei cani, che rispecchiano alcune tipologie umane. Una specie di universo a gradini dove in basso sta l’animale, in cima l’uomo e in mezzo un vecchio labrador di nome Casius. I cani sono Odin (Rottweiler meticcio) fra i tre il più astuto, Immanuel (Pastore tedesco), il più compassionevole, così chiamato in onore del filosofo Kant (e da un testo di Kant “Per la pace perpetua” deriva il titolo di questo lavoro), John-John (incrocio di razze diverse), il più astuto e violento.

I tre cani sono stati condotti in un misterioso luogo chiuso, da cui si renderanno conto come sia impossibile fuggire, luogo che ci è rappresentato come la sezione di un largo parallelepipedo trasparente di plexiglass (scena di Alessandro Chiti), con due porte che si aprono verso non sappiamo dove, chiuso in alto da una specie di grande praticabile dove sta “l’Essere umano” – dice il testo – che appare fugacemente nel mondo di sotto e che alla fine invece scenderà giù a spiegare la sua personale visione del mondo.

I cani sono stati portati lì per essere sottoposti a dei test attitudinali e comportamentali, per ottenere il collare bianco cioè la qualifica di cane militare di elite “professione dal grande avvenire”. I test sono sempre più complessi, più angoscianti e la loro sotterranea violenza si riversa nei comportamenti dei cani fra di loro rendendoli nemici l’uno all’altro. Ma intanto fra loro e con Casius che spesso ha il compito di interrogarli, ci si confronta su temi come istinto, ragione e sentimento, moralità, ipocrisie, ambiguità, ferocia mascherata di comprensione: l’intero caleidoscopio della vita umana. Alla fine l’Essere umano scenderà e rivelerà il senso di tutte quelle prove e la scelta che ha fatto, che diventerà palese quando chiederà a Immanuel, il prescelto, di andare al di là della porta che gli sta alle spalle ed eliminare chi sta al di là perché solo così, dopo un atto di ferocia necessaria, la pace sarà possibile; Immanuel ne percepirà la falsità e si rifiuterà. Ma i suoi ormai ex compagni gli si getteranno contro e lo uccideranno. Lo suggeriva del resto Hobbes (“homo homini lupus”) citato nel testo proprio da Immanuel.

Prima “vera regia” di Jacopo Gassmann, ultimo figlio del grande Vittorio, la messinscena del non facile testo di Mayorga, soprattutto il fatto stesso di averlo scelto, rivelano in questo nuovo artista che ha deciso di non salire in palcoscenico una forte intelligenza e una maturità notevole sia nella scelta di quest’opera (pubblicata nelle edizioni Green Room di Luca Sossella editore) che nella realizzazione di questo interessante, ficcante spettacolo. Ma quello che ci ha soprattutto colpito nel suo lavoro è la capacità, la profondità con cui ha saputo lavorare con gli attori – che sono Pippo Cangiano (Casius), Enzo Curcurù (Essere umano) Giampiero Judica (Odin), Davide Lorino (John John), Danilo Nigrelli (Immanuel), tutti bravissimi – costruendo con loro un’inquietante, affascinante campionario di diversa caninità, ma dovrei dire piuttosto umanità. Da vedere.

Visto all’Elfo Puccini di Milano. Repliche fino al 16 febbraio 2014. Poi a Macerata, Teatro Lauro Rossi, il 18 e 19.

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La pace perpetua
di Juan Mayorga
traduzione Antonella Caron
regia di Jacopo Gassmann
movimenti Marco Angelilli
scene Alessandro Chiti
costumi Sandra Cardini
con Pippo Cangiano, Enzo Curcurù, Giampiero Judica, Davide Lorino e Danilo Nigrelli
lightdesigner Gianni Staropoli
suono David Barittoni
produzione Società per Attori
in collaborazione con Istituto Cervantes di Roma