NIP_Not Important Person

NIP_Not Important Person

È interessante vedere a distanza di tempo dal debutto il lavoro di Macelleria Ettore, confrontandolo con i loro esiti più recentiRenato Palazzi


NIP_not important person è uno spettacolo di Macelleria Ettore già ampiamente collaudato. La regista Carmen Giordano è partita da un’idea interessante, che è quasi una dichiarazione di intenti di tanto nuovo teatro di oggi: il suo è un tentativo di catturare la realtà così com’è, grezza, magmatica, non formalizzata e non formalizzabile, è il vecchio sogno dei nostri progenitori avanguardisti di riprodurre la banalità dell’esistenza quotidiana cogliendola nel suo farsi, nel suo infinitesimale divenire, senza pretendere di ingabbiarla negli schemi della rappresentazione o attribuirle un qualunque valore   metaforico.

A questo scopo, ha composto un collage ( il collage, appunto, che di queste aspirazioni fu la sintesi pittorica…) di frammenti verbali assemblati più o meno casualmente: echi di discorsi sconnessi, strappati al loro contesto e ormai privati di ogni finalità comunicativa, pezzi di dialoghi captati per sbaglio e rimasti in sospeso, echi di mode e vezzi che guidano per qualche istante le nostre scelte e abitudini per essere poi immediatamente superati, slogan pubblicitari, titoli di giornali femminili, trasmissioni televisive assunte a dissennati modelli di comportamento.

La Giordano, coadiuvata nella stesura del testo da Marco Simiele, ha montato insieme questi spezzoni apparentemente privi di significato, ne ha ricavato un vorticoso catalogo di luoghi comuni e frasi fatte, usandolo come colonna sonora meccanica e ripetitiva per scandire i gesti di tre emblematici non-personaggi vestiti di anonime tute bianche su cui spiccano nastri adesivi rossi con la scritta «fragile»: tre individui senza identità, che si muovono come automi in un asettico paesaggio di teli ugualmente bianchi disposti sulla parete di fondo e sul pavimento.

Questi esseri-oggetti, queste merci viventi incarnano evidentemente quello che un tempo si sarebbe chiamato l’uomo-massa. I loro volti vengono ingranditi su uno schermo, le bocche che si muovono asincronicamente rispetto al parlato, quasi a indicare una dissociazione tra pensiero e azione. Di tanto in tanto, come obbedendo a un riflesso condizionato, improvvisano ottusi balletti, espressione di un’allegria coatta, di una falsa spensieratezza sull’orlo del nulla. Sono loro le not important person, i comuni esemplari dell’umanità che ci circonda.

Quali sono gli argomenti che affiorano da quel martellante impasto verbale? Per lo più futilità, rate da pagare, viaggi a Sharm el Sheik, problemi di coppia. Molto sesso, ma di infimo livello, seghe, siti porno, le sgradevoli fantasie di un bidello pedofilo. E ogni sorta di commenti razzisti, l’handicappata da schiacciare contro un muro, la classifica delle etnie più disprezzate. Al di là dei singoli spunti, però, è il loro ossessivo mixaggio a dare un senso di mostruosità, è il frenetico zapping a metterci come di fronte a uno specchio rotto, le cui schegge riflettono una nostra immagine distorta ma pur sempre impietosamente riconoscibile.

Tutto questo, sul piano puramente teorico, funziona, ha una sua caustica efficacia e a tratti è anche sinistramente divertente. Una volta capita l’antifona, però, questo brillante esercizio di ferocia antropologica cessa di sorprendere, e a lungo andare mostra un po’ la corda: dura una cinquantina di minuti, quindi non fa in tempo ad annoiare, ma non ha un vero sviluppo drammaturgico, gira su se stesso, e a mano a mano che procede finisce col rivelarsi per quello che è, un giochino intelligente, provocatorio ma piuttosto fragile, suggestivo, ma senza grande consistenza teatrale.

Non dico questo per sminuire l’impegno di chi lo ha realizzato. È un altro l’aspetto che mi interessa sottolineare: NIP ha ormai qualche anno, e si sente. Nel frattempo la compagnia è andata avanti, ha intrapreso un importante viaggio nelle opere di Cechov, con risultati molto più maturi. A ben vedere, il procedimento con cui ha lavorato sui racconti cechoviani non è troppo dissimile, una composizione di sequenze brevi, citazioni, battute fulminanti. Quelle, però, bastano a se stesse, perché hanno alle spalle un grande autore che in una frase riesce a concentrare intere situazioni. Questi lacerti di linguaggio sparsi tendono invece a svaporare, a scontare una certa debolezza di scrittura. È tutta lì la differenza. Ma nella crescita di un gruppo può rivelarsi uno scarto determinante.

Visto al Teatro Out Off di Milano. Repliche fino al 21 giugno 2015

NIP_not important person
testi: Carmen Giordano, Marco Simiele
montaggio e regia: Carmen Giordano
scene e costumi: Maria Paola Di Francesco
musiche originali: Chiarastella Calconi
video: Katia Bernardi
luci e audio: Alice Colla
organizzazione: Daniele Filosi
con: Maura Pettoruso, Paolo Pilosio, Stefano Detassis
sede: Milano, Teatro Out Off, fino al 21 giugno