Da ormai 24 anni il laboratorio teatrale dell’Istituto Superiore “Luigi Cremona” di Milano, diretto da Maurizio Maravigna, sforna produzioni che hanno la dignità di veri spettacoli teatrali. Un’esperienza che andrebbe diffusa e valorizzata – Renato Palazzi
Mi è già capitato altre volte di segnalare la sorprendente qualità progettuale – a suo modo forse unica in Italia – del laboratorio teatrale nato all’interno dell’Istituto Superiore “Luigi Cremona” di Milano, e attivo ormai da ventiquattro anni. Si tratta, ovviamente, di spettacoli realizzati dagli allievi di una scuola, senza quindi alcuna pretesa professionale. Ma il docente che lo guida, Maurizio Maravigna, un fervente ronconiano, è riuscito a imprimere a questa esperienza un tale respiro, un tale rigore artistico da scavalcare anche l’inevitabile acerbità dei ragazzi, garantendone la continuità al di là degli avvicendamenti generazionali nel gruppo degli attori.
La caratteristica principale del suo lavoro sta nel fatto di affrontare sempre materiali alquanto impegnativi: nel passato recente del laboratorio figurano non a caso un percorso di ricerca triennale sul tema dell’identità che si è sviluppato attraverso il Wilhelm Meister di Goethe, il Peer Gynt di Ibsen e L’interpretazione dei sogni di Freud, seguiti poi dal primo Amleto di Shakespeare e da Gli uccelli di Aristofane. Quest’anno la scelta è caduta sull’Odissea, un’Odissea affrontata in modo per nulla accademico, riletta attraverso la psicanalisi lacaniana, come viaggio interiore alla ricerca del padre e come discesa in un labirinto di archetipi narrativi.
Lo spettacolo è stato allestito, secondo consuetudine, grazie al contributo dell’intera scuola, insegnanti, studenti, personale tecnico, e secondo consuetudine si è dipanato in un suggestivo itinerario iniziatico attraverso stanze e stanzette, per poi approdare all’aula magna, dove si è svolta la parte più corposa dell’azione. Il poema omerico, nell’accurato adattamento di un gruppo di lavoro drammaturgico, è stato rappresentato in una forma estremamente essenziale, con pochi oggetti scenografici e scarni elementi di costume, puntando soprattutto sui movimenti dei corpi nello spazio spoglio, e sulla loro capacità di evocare immagini dal nulla.
La costruzione della vicenda, pur nella sua semplicità, offre alcune soluzioni molto raffinate, come il veliero in miniatura in balia di onde di stoffa, le ancelle di Nausicaa che stendono bianche lenzuola fra le quali lei gioca a palla, Polifemo che appare dentro una struttura lignea in cima alla quale c’è un grande occhio di vetro. Particolarmente efficaci sono gli apporti dei bambini dell’Istituto Comprensivo Teodoro Ciresola, bravi a trasformarsi ora nelle pecore del Ciclope, ora nei venti imprigionati da Eolo in un sacco. Qualche attore – uno dei due che si sdoppiano nel ruolo di Ulisse, Telemaco – pare rivelare una promettente sicurezza interpretativa.
Maravigna conferma una visione registica che va oltre la mera dimensione scolastica. Ma non sono i pregi formali a far sì che questi spettacoli si seguano come vere produzioni teatrali. Ciò che incide soprattutto è l’insolita profondità nell’analisi dei testi, sono le energie collettive che vengono suscitate, è la disciplina intellettuale fisiologicamente acquisita, senza perdere la naturale freschezza. Pratiche del genere, se diffuse su più vasta scala, avrebbero un effetto educativo determinante, ma anche un forte impatto culturale. In fondo compagnie come gli Anagoor o Kronoteatro sono nate sui banchi del liceo, grazie all’entusiasmo contagioso di professori particolarmente ispirati.
Visto all’Istituto Superiore “Luigi Cremona” di Milano. Repliche il 1°, 3, 4 giugno 2016
Odissea
di Omero
regia: Maurizio Maravigna
Istituto d’Istruzione Superiore “Luigi Cremona” di Milano, repliche 1, 3, 4 giugno