Già da diversi festival mi hanno avvertito, prima della partenza, di prepararmi a camminate di alcune ore… – A proposito della nomina della bielorussa trapiantata in Finlandia Eva Neklyaeva…
Già da diversi festival mi hanno avvertito, prima della partenza, di prepararmi a camminate di alcune ore, o di attrezzarmi di scarpe da trekking per dei percorsi sulle rocce. Non ho nulla, sia chiaro, contro il podismo o gli sport alpinistici, e sono da sempre favorevole a ogni sorta di nuove esperienze che acuiscano e amplifichino le percezioni degli spettatori del teatro di domani. Temo però che il mero esercizio fisico, le passeggiate turistiche, la contemplazione del paesaggio stiano del tutto soppiantando ogni idea di rappresentazione. Non vorrei trovarmi schierato su posizioni neo-conservatrici, ma comincio ad avere nostalgia della divisione tra palco e platea, della quarta parete – che non sia una vetta da scalare – delle comode poltrone di velluto da cui seguire senza affanno le fittizie traversie di personaggi in costume.
A proposito della nomina della bielorussa trapiantata in Finlandia Eva Neklyaeva alla direzione artistica del Festival del Teatro in Piazza di Santarcangelo, ho già fatto altrove un commento serio. Vorrei ora aggiungere, un po’ per scherzo, un po’ non so, che forse questi sussiegosi bandi internazionali potrebbero avere un vizio d’origine. Sicuramente essi richiedono la conoscenza di qualche lingua straniera: ma siamo proprio certi che fra le condizioni poste ci sia anche la capacità di parlare l’italiano?
Nella foto, una performance audioguidata del collettivo tedesco Rimini Protokoll