Kolossal teatrale o nano-danza? Performance contemporanea o fiaba senza tempo?Non è facile definire Cold Blood di Jaco Van Dormael e Michèle Anne De Mey, un lavoro in bilico tra spettacolo dal vivo e cinema a chilometro zero, presentato in prima nazionale italiana al Festival TorinoDanza dal 22 al 26 ottobre – Andrea Falcone
Non è facile definire Cold Blood di Jaco Van Dormael e Michèle Anne De Mey, un lavoro in bilico tra spettacolo dal vivo e cinema a chilometro zero, presentato in prima nazionale italiana al Festival TorinoDanza dal 22 al 26 ottobre. Con un po’ di licenza, si può affermare che questa è un’opera barocca. Come i poemi, i dipinti e le pittoresche pazzie che nascevano cinque secoli fa in Europa, “Cold Blood” è barocco per l’unicità e la completezza della sua forma, per il tema che affronta (la morte) e per la chiave con cui lo fa: la meraviglia.
Scriveva Giovan Battista Marino, “è del poeta il fin la meraviglia (parlo de l’eccellente, non del goffo): chi non sa far stupir vada alla striglia“. A quasi cinque secoli di distanza, Van Dormael e De Mey sembrano pensarla allo stesso modo. Per loro, lo stupore artistico nasce da dettagli banali, da brandelli di vita quotidiana rappresentati con maestria e proiettati sullo sfondo giusto: il tempo di una vita, o la prospettiva di una fine.
Il testo dello spettacolo, sviluppato da Thomas Gunzig (autore che affianca Van Dormael anche nelle produzioni cinematografiche), racconta gli ultimi istanti di vita di sette personaggi senza nome. Le loro scelte, anche se banali, guadagnano un significato ulteriore: sono le ultime, sono definitive. Il lavoro sfrutta le competenze del team artistico nato nel 2011 con la performance Kiss & Cry: un successo tradotto in nove lingue e replicato più di 300 volte in oltre 20 paesi.
Ogni racconto si sviluppa in uno o più scenari, ricostruiti con altrettanti piccoli set. Al loro interno si muovono le mani dei danzatori. Mani che camminano, guardano, ascoltano, fingendosi persone intere. Ma anche mani che toccano, accarezzano, sfiorano, tornando a essere quello che sono, ribaltando il senso e le proporzioni delle scene. Ogni cosa è filmata in diretta e proiettata su schermo.
Ballano i performer, con le mani a favore delle telecamere, ma danzano anche i tecnici, nel senso che ogni movimento s’inserisce in un disegno dello spazio progettato dalla coreografa per favorire fughe prospettiche e passaggi graduali, bilanciando la libertà di guardare dello spettatore con la cura per i dettagli. I gesti degli operatori sono cauti, sicuri, sospesi; il ritmo corale con cui si muove il cast esprime un’idea di ballo armonica e sensuale. Sono moltissime le citazioni e gli omaggi a grandi della danza come Fred Astaire e Maurice Béjart, a maestri del cinema del calibro di Stanley Kubrick e Ridley Scott.
L’azione live, il set che la circonda, lo schermo che la sovrasta: lo spettatore è continuamente chiamato a scegliere cosa guardare. Cold Blood ti porta a riflettere su questo, sul significato di una parte rispetto al tutto. La complessità, infatti, genera stupore. Per dirla con le parole del regista, “se mostri il trucco, il tutto è ancora più magico”.
Magia e trucco, piccolo e grande, danza e azione tecnica, artigianalità e lirismo… “Meraviglia è quel momento in cui gli opposti coesistono”, come afferma lo scrittore italiano Giorgio Vasta. E Cold Blood ha il potere ipnotico di prolungare questo raro istante per oltre un’ora, proiettando lo spettatore in un mondo popolato di mani, dove la gravità non esiste e le proporzioni s’invertono; qui, anche il tempo sembra solo uno scherzo e ci si ritrova a guardare il palco con lo stesso incanto di un bambino che deve ancora imparare tutto.
Cold blood
uno spettacolo di Michèle Anne De Mey, Jaco Van Dormael
e del collettivo Kiss & Cry
testi Thomas Gunzig
in creazione collettiva con Grégory Grosjean, Thomas Gunzig, Julien Lambert, Sylvie Olivé,
Nicolas Olivier e la partecipazione di Boris Cekevda, Gabriella Iacono, Aurélie Leporcq, Bruno Olivier, Stefano Serra
messa in scena Jaco Van Dormael
e Michèle Anne De Mey
testi Thomas Gunzig
scenario Thomas Gunzig, Jaco Van Dormael
e Michèle Anne De Mey
cinematografia Jaco Van Dormael
e Julien Lambert
coreografia Michèle Anne De Mey
danzatori Michèle Anne De Mey, Grégory Grosjean e Gabriella Iacono
assistente artistico Grégory Grosjean
immagini Julien Lambert, assistito da Aurélie Leporcq
scene Sylvie Olivé
Cast per Torino
realizzatore Harry Cleven
danzatori Grégory Grosjean, Gabriella Iacono e Michèle Anne De Mey in alternanza con Manuela Rastaldi