Assieme agli attori del Teatro dei Sensibili, l’autore ripercorre da par suo, fra stazioni e della memoria e citazioni letterarie, il primo sconvolgente conflitto mondiale, a un secolo esatto dallo scoppio – Maria Grazia Gregori
Quando va in scena quel fine letterato, quell’innamorato del teatro, quell’ironico polemista, quel curioso della vita, quel visionario impenitente che è Guido Ceronetti, non resta che rassegnarsi a essere presi in contropiede a cominciare dallo spettacolo che con il suo Teatro dei Sensibili si rappresenta di fronte a noi. È successo così anche in occasione del suo ritorno al Piccolo Teatro Grassi dove Ceronetti è di casa con uno spettacolo prodotto dal teatro milanese Quando il tiro si alza, dedicato alla Grande Guerra, costruito su più stazioni e costellato di esemplari citazioni tratte da autori diversi da Leon Bloy a Ernst Zweig , fino ad Apollinaire, Céline, Borsi, Ungaretti, Piovene, Döblin, Ceronetti stesso e la Bibbia.
Il sipario, che riproduce un dipinto dell’autore ove è mostrata una donna (la guerra) dai capelli scarmigliati, che come una dea distruttrice cavalca fra cavalli e uomini morti, si apre su di una scena quasi vuota chiusa sul fondo da un grande pannello che porta la scritta a caratteri cubitali “1914 -1918 La storia dal volto inumano”. Una citazione da teatro brechtiano, che nel corso dello spettacolo si ripeterà con cartelli che scandiscono i luoghi e le diverse azioni Del resto brechtiano a suo modo e profondamente popolare il teatro di Ceronetti lo è sempre stato a partire dalla semplicità carica di senso della scenografia, dalla scelta di oggetti emblematici con cui visualizzare la guerra, dove la morte è sempre presente come una bella donna che porta la sua falce per lo sterminio, dove ci si batte e si muore con fucili e in divisa, sotto gli occhi del primo testimone che è poi quello che conduce il gioco, cioè Ceronetti.
Seduto a un tavolo, un basco sulle ventitré, il regista-autore nella sua magrezza impressionate ma colma di energia che lo fa assomigliare non solo ad Artaud ma anche a Celine, in francese o in italiano è l’ideale “buttafuori” di un’umanità considerata carne da macello da quei potenti che decidono il destino dei popoli dopo quel fatale 28 giugno del 1914 in cui l’assassinio del granduca Ferdinando erede al trono d’Austria e di sua moglie segnò l’inizio di una vera e propria ecatombe.
Ceronetti racconta anzi suggerisce tutto questo attraverso la presenza dei suoi attori che sono Luca Mauceri, Elèni Molos, Filippo Usellini, Elisa Bartoli, Valeria Sacco, tutti bravi e tutti perfettamente inseriti nello spirito del lavoro, che con canzoni e parole scandiscono, rappresentano il susseguirsi di episodi tragici che hanno costellato il terribile conflitto, il cui titolo deriva dalla spavalda affermazione, rivelatasi errata, del capitano inglese Harshwell prima della battaglia della Somme in cui i tedeschi sconfissero sanguinosamente gli inglesi. Una “voragine di violenza e dolore spalancata nel cuore dell’Europa” che portò alla condanna di Cesare Battisti, alla fucilazione di Mata Hari, agli orrori della trincea, alla perdita di una generazione sul campo di battaglia: “una mostruosa costellazione di storie” per dirla con l’autore a cui non interessa fare della cronaca minuziosa, ma leggere poeticamente, in un incalzante flash back visionario, una storia di poveri cristi predestinati alla morte dalla sete di potere e di dominio dei potenti, pedine senza importanza sullo scacchiere della storia dei grandi eventi alla quale si intrecciano i piccoli fatti della vita quotidiana.
Ecco allora un soldato tedesco che consegna i documenti del marito da lui ucciso alla moglie francese che generosamente lo rifocilla, un gesto d’umanità se non proprio una riconciliazione; il povero cristo crocefisso dalla morte su di un cumulo di elmetti, zaini, divise, fucili di chi è morto prima di lui. Morti senza nome ai quali Ceronetti dedica il pensiero e il gesto finale, deponendo una rosa bianca su quei poveri oggetti, idealmente onorando i molti senza nome che non sono mai ritornati.
Visto al Piccolo Teatro “P. Grassi” di Milano
Quando il tiro si alza
When the barrage lifts
Il sangue d’Europa: 1914-1918
scritto, diretto e interpretato da Guido Ceronetti e gli attori del Teatro dei Sensibili
con Luca Mauceri (Baruk), Eléni Molos (Dianira), Valeria Sacco (Egeria), Filippo Usellini (Nicolas)
e con la partecipazione di Elisa Bartoli (Durga, la ballerina ignota)
produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa