Il cast di "Servo per due"

Arlecchino fa rima con Favino

L’attore torna al teatro con il gruppo Danny Rose. Al debutto anche “Chi resta” (regia di Carmelo Rifici), il festival Danae con Costanzo/De Col, Le belle bandiere nel “Tartufo” di Molière e Frosini/Timpano in “Zombitudine” – Renato Palazzi

Il tema è scottante, e scuote certamente le coscienze: il dolore, la rabbia, l’ansia di giustizia di chi ha avuto dei parenti o degli amici morti ammazzati nelle stragi terroristiche e nei delitti di mafia che hanno insanguinato il nostro Paese negli ultimi cinquant’anni. E il superamento del lutto, e l’eventualità del perdono. Si intitola, appunto, Chi resta l’inchiesta condotta da Carmelo Rifici e dai tre autori coi quali ha collaborato, Roberto Cavosi, Angela Dematté, Renato Gabrielli, da cui è nato il progetto in cinque capitoli che va in scena da venerdì 22 alla Sala Fontana di Milano.

In tre diversi spazi milanesi, il Pim Off, Lachesilab e Settore K, comincia sabato 23 la sessione autunnale del festival Danae: in cartellone il coreografo francese Christian Rizzo con Sakinan göze çöp batar (È l’occhio che proteggi che sarà perforato), Eden della danzatrice e performer slovena Mala Kline e l’intero ciclo dei tre “studi” che i bravissimi Milena Costanzo e Gianluca De Col hanno dedicato alle opere e alla vita della poetessa americana Anne Sexton, in attesa di far convergere queste tappe del percorso in un’unica messinscena compiuta e definitiva.

Sabato 23 al Teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri di Brescia la compagnia Le belle bandiere si cimenta nel suo nuovo impegno,  affrontando un’opera fuori dal tempo come il Tartufo di Moliére. La messinscena di Elena Bucci e Marco Sgrosso, improntata a una comicità di fondo, ma non priva di qualche asprezza, si propone di raccontare – scrivono i due registi-drammaturghi – «l’avvincente vicenda di un gruppo di umani a confronto con l’ipocrisia, la credulità, la delega ad altri delle proprie scelte, le cecità e gli egoismi che portano alle tirannie, nella vita privata e in quella pubblica e politica».

È, evidentemente, il momento di una singolare attenzione per l’Arlecchino goldoniano. A pochi giorni di distanza dal debutto del Servitore di due padroni con la regia di Latella, Pierfrancesco Favino interpreta e dirige – con Paolo Sassanelli –  Servo per due (nella foto il cast. N.d.T.), una riscrittura contemporanea della commedia firmata dall’autore inglese Richard Bean. Lo spettacolo, realizzato con gli attori della compagnia Danny Rose, divisi in due diverse distribuzioni che si alternano sera per sera, e con l’orchestra Musica da Ripostiglio, è in scena da martedì 26 al Teatro della Pergola di Firenze.

Che li si prenda singolarmente oppure in coppia, Elvira Frosini e Daniele Timpano sono fra le presenze più imprevedibili e provocatorie del teatro italiano di oggi: ogni loro intervento graffia, disturba, spiazza la sensibilità dello spettatore. Il loro nuovo spettacolo si intitola non a caso Zombitudine, e vuole assumere sarcasticamente la condizione dei morti-viventi come emblema dell’Italia di oggi, metafora di una fine collettiva, ma anche di una paradossale speranza di rinascita. La “prima” è in programma giovedì 28 al Teatro della Tosse di Genova.

Arlecchino fa rima con Favino