Nelson Mandela

Il mondo piange Nelson Mandela

Non era un attore, un drammaturgo o un regista famoso. Era molto di più, un gigante della libertà e della democrazia. Ci scuserete se anche noi di Delteatro.it dedichiamo un pensiero commosso alla memoria di “Madiba”. Spentosi il 5 dicembre 2013 a 95 anniEnzo Fragassi

Tante volte, in particolare nel corso di questo 2013, ci siamo commossi per la perdita di una grande attrice, di un attore generoso, di un regista capace coraggioso e innovativo. Ci permetterete in questa occasione di dedicare un pensiero a Nelson Mandela, non un uomo di teatro ma un vero gigante della libertà e della democrazia, una delle poche personalità capaci di illuminare con il suo esempio il secolo più truce e sconvolgente della storia dell’umanità.

Nato in Sudafrica il 18 luglio 1918, Rolihlahla Mandela rimase presto orfano di padre, morto di tubercolosi quando lui aveva appena 9 anni. Fu la sua maestra delle elementari a dargli il soprannome di Nelson, poi diventato universalmente noto. Tra i fondatori a metà degli anni Quaranta della lega giovanile dell’African National Congress, fu nel 1952 il primo avvocato di colore ad aprire uno studio a Johannesburg, assieme al collega Oliver Tambo. Quattro anni più tardi il primo arresto con l’accusa di aver tramato contro il regime dell’Apartheid, attraverso il quale la minoranza bianca, di origine boera, spadroneggiava sulla maggioranza di colore. Dopo la messa fuori legge dell’Anc nel 1960, che lo costrinse a riparare all’estero, Mandela nel ’62 fu arrestato, venendo condannato nel 1964. In quella occasione “Madiba” (soprannome derivante dalla sua tribù d’origine) pronunciò un famoso discorso:

Ho combattuto contro la dominazione bianca e contro quella nera – disse – . Ho accarezzato l’ideale di una società democratica e libera in cui tutte le persone vivono insieme in armonia e pari opportunità. È un’ideale che spero di vivere e di realizzare. Ma se sarà necessario, è un’ideale per cui sono disposto a morire“.

Non morirà, malgrado le privazioni, le angherie, il dolore di non poter assistere i propri familiari che morivano o venivano uccisi dal regime. Rivedrà la libertà solo 26 anni più tardi, l’11 febbraio 1990, quando la sua tenacissima lotta contro l’Apartheid fu vinta, spalancando le porte alle prime elezioni libere del Sudafrica, svoltesi sotto l’egida del principio “una testa, un voto”.

Insignito con il premio Nobel per la pace nel 1993, assieme al presidente bianco Frederik Willem de Klerk che gli passò il testimone, si ritirò a vita privata nel 1999, dopo un solo mandato alla presidenza. Tuttavia, l’imponenza della sua statura politica, conosciuta in tutto il mondo e presa a esempio come in pochi altri casi, non lo tenne distante dai drammi che viveva il suo continente, dalla lotta all’Aids che in Africa miete ancora oggi milioni di vittime, alle guerre regionali (ricordiamo in particolare la sua partecipazione al processo di pace in Ruanda-Burundi). A capo della fondazione che porta il suo nome, Nelson Mandela si è speso fino all’ultimo per il suo Paese, per la pace e il riscatto dei popoli oppressi. In Africa e non solo.

Indebolito dai lunghi anni di prigionia durante i quali fu sottoposto anche ai lavori forzati, Mandela ha lottato fino in fondo contro la malattia e anche contro chi bramava farne un’icona, un “santo laico”, prima del tempo (non sempre coi più lodevoli intenti). Amante dello sport, fu lui nel 1995 a battersi perché i Mondiali di rugby – sport molto popolare soprattutto fra la minoranza bianca –  si svolgessero in Sudafrica (che poi li vinse, come ricordato anche nel film Invictus di Clint Eastwood). Un’operazione politica e di immagine che si è ripetuta nel 2010, quando il Paese africano ha ospitato i Mondiali di calcio. Fu quella l’ultima occasione ufficiale in cui “Madiba” si mostrò in pubblico sul palcoscenico della vita, fiaccato dal male e dall’età ma ancora capace di trasmettere un’energia vitale incontenibile.

Con Nelson Mandela si spegne un protagonista assoluto della seconda metà del Novecento. Spetta a tutti noi fare in modo che il suo esempio non venga dimenticato.