Senza Tempo, "Lazurd"

Un viaggio acquatico Senza Tempo

La compagnia catalana di teatrodanza ha riportato in scena al festival Teatro a Corte uno dei suoi cavalli di battaglia, in versione attualizzata. Uno spettacolo in cui si specchiano antichi miti e riti mediterranei Enzo Fragassi


È una traiettoria circolare e ipnotica quella descritta dalla compagnia catalana Senza Tempo, ospite in una fresca sera d’estate della Venaria Reale di Torino, nell’ambito del festival Teatro a Corte. Lavoro datato (è del 1998) ma rivisitato per l’occasione, Lazurd, viaje a travès del agua (Lazurd, viaggio attraverso l’acqua) rappresenta malgrado lo scorrere del tempo una punta avanzata del teatrodanza in salsa iberica, dove già dal titolo viene dichiarato l’elemento base, l’acqua, quella del mar Mediterraneo, liquido amniotico della nostra comune civiltà.

Lo spettacolo è già iniziato quando il pubblico prende posto: una donna elegantemente di bianco vestita ascolta rapita della musica classica. Poi, prima uno, poi due, tre, quattro personaggi avanzano faticosamente camminando su delle sedie che spostano in continuazione. Scopriamo che si tratta di una famiglia di emigranti – forse slavi o forse ebrei della diaspora a giudicare dall’accompagnamento musicale –. Passeggeri di prima classe e passeggeri di terza classe. Siamo su una nave, ma il viaggio è appena cominciato. La dama bianca che legge il Financial Times viene sedotta dal giovane emigrante di terza classe, ma l’idillio finirà con lei letteralmente inchiodata pel vestito a un armadio. Nel frattempo, con rapidi gesti, gli attori-danzatori srotolano una piscina gonfiabile circolare e, con l’aiuto di due manicotti, cominciano a riempirla d’acqua.

E il viaggio prosegue, non più in senso figurato ma concreto e bagnato, attraverso quadri accompagnati da brani klezmer, balcanici, da un valzer, fino alle ritmiche maghrebine e all’immancabile flamenco. I cinque danzatori – tre donne (fra le quali la coreografa Inés Boza) e due uomini, tutti atletici e dalle spiccate doti drammatiche – improvvisano a solo, passi a due, girotondi, sempre nell’acqua fino alle caviglie, sempre più fradici e posseduti da Dioniso. Un banchetto fra amici si trasforma in una danza sensuale fra amanti, un improvvisato matrimonio è imposto da un prete sanguigno a riparazione di qualche scappatella di troppo. Poi, forse nel momento più toccante e attuale dello spettacolo, delle semplici barchette di carta lasciate alla deriva nella grande piscina e una donna che piange e si dispera, mentre un’altra le tiene a forza la testa sott’acqua, ci ricordano che il Mare nostrum è oggi sempre più tomba per schiere di disperati, alla ricerca di una sponda sicura da cui ricominciare a vivere.

Spettacolo-rivelazione della compagnia fondata con Carles Mallol da Inés Boza (formatasi con Pina Bausch, come più di un indizio disseminato lungo la pièce ci suggerisce), Lazurd è una corsa a perdifiato nei riti, nei miti e nelle consuetudini della nostra terra e del nostro mare; la tavola, oggi un po’ mesta, dove però non può mai mancare un buon bicchiere di vino rosso, attorno alla quale si ritrova una famiglia antica e un po’ rissosa che accomuna iberici, francesi, italiani, greci, marocchini, tunisini, algerini, egiziani e via discorrendo. “Una faccia, una razza”. Ma perché spesso facciamo finta di non riconoscerci, quasi ci vergognassimo di questa meravigliosa ed emozionante origine comune?

Visto a Torino, reggia di Venaria Reale, nell’ambito del festival Teatro a Corte. Foto ©Lorenzo Passoni

Questo slideshow richiede JavaScript.

Lazurd, viaje a travès del agua
ideazione Inés Boza / Carles Mallol
regia Inés Boza
aiuto regia Catalina Vilana
con Inés Boza, Mónica Muntaner, Mercedes Recacha, Carles Mallol, Eduard Teixidor
colonna sonora Alex Polls
scene Carlos Mallol, María de la Cámara
costumi Josep Abril/Ester Mir
luci Eduard Inglés

Teatro a Corte 14 - Lazurd, viaje a travès del agua