Un Trovatore ferro e fuoco spopola alla Fenice

Un Manrico da standing ovation. Una Leonora e un Conte di Luna vividi e personali. Una bacchetta giovane  e infuocata. Il Trovatore alla Fenice di Venezia ci dimostra che ancora è possibile mettere in scena il melodramma italiano comme il faut.  – Duccio Anselmi 

 

Il Trovatore resta uno dei titoli più amati del repertorio verdiano e del melodramma romantico tout-court, in grado ancora di infiammare le platee con il suo slancio risorgimentale. L’averlo ascoltato alla Fenice di Venezia ci ha riportato alle celebri sequenze iniziali di Senso di Visconti, in cui il grido di “all’armi!” della Pira, la più popolare delle cabalette verdiane, provocava un’autentica insurrezione patriottica.

Alla recita in questione qualcosa di simile è successo, quando ai do fulminanti di Gregory Kunde si è avuta come risposta un tentativo di standing-ovation da parte di alcuni spettatori, elettrizzati da un’esecuzione raramente ascoltata in forma così smagliante. In effetti il tenore americano si rivela sempre più una sorpresa ai limiti del fenomeno: da un passato di interprete rossiniano dalla vocalità leggera, agile ed estesissima, con una metamorfosi inimmaginabile si è trasformato nella maturità in un autentico tenore spinto, con un’ampiezza e un volume triplicati, che non gli hanno impedito di venire meno alla sua innata classe e alle esigenze di un repertorio faticosissimo.

Sta di fatto che, per quanto anagraficamente in odore di pensionamento, la sua salute vocale è ottima e risponde alla grande alle più disparate divagazioni di genere, che spaziano dall’ Otello di Rossini a quello di Verdi, come dal Grand-Opéra a Puccini. Mettendosi di nuovo in gioco con uno dei ruoli più temuti dai tenori, Kunde ha mostrato di possedere tutte le corde per essere un Manrico da ricordare: timbro luminoso, fraseggio sempre espressivo, slancio appassionato, grande eleganza e acuti strepitosi, che gli hanno permesso di onorare la già citata Pira nella tonalità originale e con tanto di da capo. Ma non si è trattato nel suo caso di puro atletismo vocale quanto di un’interpretazione a tutto tondo, come non se ne ricordava da tempo.

Kunde non era però l’unica attrattiva di questo Trovatore: Carmen Giannattasio, soprano di timbro particolarmente suggestivo e di notevole espressività, è stata una Leonora meno contemplativa e più passionale, di bel risalto vocale e scenico, ma soprattutto sempre vivida e molto personale. Grande impatto ha avuto anche il Conte di Luna di Artur Rucinski, baritono timbratissimo e di bel colore, dai fiati inesauribili e dalla linea aristocratica, anche se portata più all’impatto sonoro che alle sfumature, in grado di imporsi come cantante di primissimo piano e di guadagnarsi un successo del tutto personale. Di Veronica Simeoni, già applaudita Selika nell’Africaine inaugurale della Fenice, si è ammirata più l’intelligenza della resa interpretativa di un’Azucena introversa e allucinata che la rispondenza vocale, troppo proiettata verso l’acuto per poter rispondere alla densità tenebrosa e fosca della parte, che è sembrata francamente al di sopra delle sue possibilità. Ottimo Ferrando è stato Roberto Tagliavini, intenso e vibrante, e buone le parti di fianco.

Di grande spicco la direzione di Daniele Rustioni, giovane maestro in rapida ascesa, che qui ha mostrato piglio, incisività e slancio, tratteggiando un Trovatore giustamente tutto ferro e fuoco, ben sostenuto dall’ orchestra e dal coro veneziani, anche fin troppo talvolta per quanto riguarda l’accesissima sonorità.

Lo spettacolo di Lorenzo Mariani passava dalle citazioni oleografiche, di un sipario-arazzo di romantico sapore cavalleresco, a suggestioni minimaliste, in una dimensione evocativa e onirica di efficace impatto, cui davano man forte le scene essenziali e i bei costumi di William Orlandi e le luci di Christian Pinaud, che restituivano a questo Trovatore (già presentato anni fa al Regio di Parma) la sua ideale cifra fiabesca.

Grande successo per tutti i protagonisti dello spettacolo, da segnalare come un’operazione ben pensata e centrata, a dimostrazione che anche in tempi difficili la qualità può ancora risultare vincente, soprattutto nella scelta ottimale delle varie componenti.

 

Visto al Teatro la Fenice di Venezia, il 28 settembre 2014

IL TROVATORE
Dramma in quattro parti di Salvadore Cammarano
Musica di Giuseppe Verdi

Il Conte di Luna Artur Rucinski
Manrico Gregory Kunde
Eleonora Carmen Giannatasio
Azucena Veronica Simeoni
Ferrando Roberto Tagliavini

Direttore Daniele Rustioni
Regia Lorenzo Mariani
Scene e costumi William Orlandi
Light designer Christian Pinaud

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice

Coproduzione dei teatri La Fenice di Venezia e Regio di Parma.