Con “ED”, studio sulla poetessa Emily Dickinson di Milena Costanzo, la rassegna di teatro nelle case “Le stanze” si avvia a chiusura. Ultimo appuntamento con Deflorian-Tagliarini e “Il posto” il 24 e 25 novembre – Maria Grazia Gregori
Come per Harold Pinter anche per Emily Dickinson tutto il mondo può essere contenuto in una stanza: solo che nel primo caso sono i personaggi a starci dentro, nel secondo è lei che vi si è rinchiusa a soli venticinque anni. Nell’ideale, concettuale stanza in cui la poetessa americana abita insieme ai suoi pensieri, guardando la natura, ammirando l’operosità dell’ape, il verde intenso dei trifogli, il bosco, scrivendo a persone di cui tiene in gran conto il giudizio e che quasi sempre non capiranno nulla di lei, alla sorella che le vive insieme, alla cognata, al fratello e a un misterioso Master, Milena Costanzo ha ambientato il suo studio ED nella casa di Alessandro Manzoni a Milano. Con questo lavoro si avviano alla conclusione , per quest’anno, Le Stanze, fortunato progetto inventato da Alberica Archinto e Rossella Tansini, che nel corso del tempo ha mantenuto intatta la sua originalità: l’ultimo spettacolo sarà Il posto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini (24 e 25 novembre) alla casa Museo Boschi-Di Stefano, via Jan 15 (per informazioni info@lestanze.eu ).
Perseverando nella sua scelta di dedicare un importante focus del proprio lavoro a personaggi femminili la cui vita si è svolta alla ricerca della spiritualità in tutte le sue forme, ecco che, dopo il bellissimo progetto su di Anne Sexton, quest’anno Milena Costanzo inizia il suo corpo a corpo con la Dickinson che andrà via via strutturandosi, per poi concludere quest’ideale trilogia – dedicata a donne straordinarie in cerca di una verità spesso scomoda e dirompente – con Simone Weil.
La Dickinson di ED è una giovane donna a piedi nudi, vestita di bianco (colore prescelto dalla poetessa come segno di purezza), che appare e scompare dietro le porte della sala di casa Manzoni costellata di libri dove stanno seduti gli spettatori. Una donna in lotta per la propria possibilità di esprimersi, che mal sopporta le costrizioni della sua epoca, come ci dicono le lettere scritte ad amici e parenti, ma anche a persone da cui voleva ottenere una conferma del proprio talento – che le verrà indiscutibilmente riconosciuto solo dopo la morte -, instaurando con loro un vero e proprio confronto e che formano l’ossatura di questo studio. A fare da contraltare al personaggio interpretato da Milena Costanzo c’è Antonio Gargiulo, che, pantaloni e gilet neri e camicia bianca, seduto su di una sedia o muovendosi a passi decisi per la stanza, assume, di volta in volta, tutti i ruoli maschili.
Costanzo rappresenta in modo assai poetico, carolando su se stessa, il bisogno della poetessa, reclusa volontaria, di rompere l’isolamento con cerchi concentrici, improvvise spezzature di un ritmo che appartiene a lei sola, al quale si contrappone il movimento verticale, duro e tronfio del protagonista maschile. ED, dunque, è il primo passo, la prima porta spalancata con i suoi punti fermi e quelli ancora in divenire nel viaggio dentro la vita e la poesia così nuova, per il linguaggio semplice e diretto con cui è espressa, di una donna il cui imperativo è stato sì dire tutta la verità, “ma dirla obliqua”.