Filippo Timi in "Skianto"

Filippo Timi, che Skianto d’attore!

Filippo Timi all’ennesima potenza. Recupera brani del suo passato per gettarsi completamente in un racconto senza rete, dalle forti tinte autobiografiche, da cui emerge tutto il suo talento di attore, giunto a un giro di boaMaria Grazia Gregori

Timi, Timi e ancora Timi, all’infinito. Filippo Timi all’ennesima potenza con Skianto. Se ne sta lì sul palcoscenico di un esauritissimo Teatro Franco Parenti dove per lui è stata rivoluzionata un po’ anche la sala: proprio sotto il palco c’è una specie di semicerchio dove alcuni spettatori stanno a contatto diretto con la scena, alle loro spalle la sala. A loro, a noi, lui racconta la storia un po’ autobiografica e un po’ no di un bambino che è nato con la “scatola cranica sigillata” dove l’autobiografia riguarda una sua cugina nata per l’appunto con questo grave handicap. Ma il teatro, anzi il colpo di teatro, sta nel fatto che Timi raccontando (il testo è suo) e rappresentando sul palcoscenico questa vicenda dolorosa sovrappone se stesso alla realtà dando anche il suo nome al personaggio. Eccolo allora questo bambino Filippo che vive una vita misteriosa e parallela che gli altri non immaginano neppure, creando un mondo tutto suo dove – rinchiuso com’è in casa quasi fosse una vergogna – sogna di fare il ballerino affascinato dalle spaccate di Heather Parisi, di cantare come Renato Rascel di cui ha ascoltato un disco sul giradischi Grundig, si innamora di un pattinatore russo che vorrebbe sposare e anela vivere una vita che non sia una prigione, una vita normale, tranquilla come quella che intravede solo quando sta con il nonno.

Skianto, scritto con la “k” mutuando il linguaggio degli sms improntato alla più schietta economicità di parole, è un monologo a più voci affollato di personaggi; a cominciare dalla presenza scenica di un musicista straordinario come Alberto Di Donna. Ma ci sono anche gli spermatozoi qui chiamati “girini”, la mamma e il papà e Filippo di cui ci viene raccontato epicamente il concepimento paragonato a una grande lotta con ecatombe finale di tutti gli spermatozoi meno uno. Lo seguiamo, il ragazzo Filippo, che cresce rimanendo sempre identico, estraneo al mondo degli adulti, chiuso fra i personaggi dei fumetti e quelli delle fiabe, un po’ Gavroche e un po’ Pinocchio, all’inseguimento dei suoi eroi di cartapesta come Silver, dei suoi miti pubblicitari come il panda incazzato che dà il nome a una linea di prodotti da supermercato, menando e intimidendo tutti i recalcitranti, “convincendoli” all’acquisto. Ma del suo Filippo, Timi ci racconta anche – ed è un momento commovente nella sua semplice verità – le indisciplinate pulsioni sessuali, con una delicatezza piena di humour.

Su di un palcoscenico da grand opéra, illuminato dalle luci di Gigi Saccomandi, con tanto di velario che scende a fare da stacco ai diversi momenti dello spettacolo, l’attore insegue i fantasmi di un sogno (ma forse no), pedalando e facendo acrobazie su di una ciclette, volteggiando sui pattini, trasformandosi in un centauro dal corpo incredibilmente rosa, ballando all’impazzata con una tuta attillatissima, dando vita a una commovente pantomima sulla voce di Edith Piaf che canta Je ne regrette rien, rifacendo, in contemporanea, le voci e i comportamenti della Fatina-Lollobrigida e del Pinocchio di Comencini. Fantastico nel suo essere nel vero senso della parola un animale da palcoscenico, attore formidabile che adora stare in scena in modo totale – con il corpo, il pensiero, il gioco, l’intelligenza ironica –, atleta del cuore sempre dentro e fuori i personaggi, Filippo Timi, che sembra, almeno così a me pare, essere arrivato a un giro di boa della propria storia artistica, è il vero valore aggiunto dello spettacolo.

Visto al Teatro Franco Parenti di Milano. Repliche fino al 7 dicembre 2014

SKIANTO di e con Filippo Timi. In scena al Teatro Franco Parenti dal 20 novembre al 7 dicembre

Skianto
uno spettacolo di e con Filippo Timi
e con Andrea Di Donna voce e chitarra
luci Gigi Saccomandi
costumi Fabio Zambernardi
produzione Teatro Franco Parenti / Teatro Stabile dell’Umbria
durata 80 min.