Omaggio a Giuliano Scabia

Buon compleanno Giuliano

Al Mittelfest di Cividale del Friuli Valter Colle, Massimo Somaglino e i giovani attori dell’Accademia di Udine hanno montato un affettuoso omaggio al teatro di Giuliano Scabia, che ha compiuto 80 primavereMaria Grazia Gregori


Con un titolo misterioso e magico, Il colore dell’acqua, Mittelfest 2015 mette in campo a Cividale, paese che vive sull’acqua (il fiume Natisone) uno sguardo sulla Mitteleuropa complesso e intrigante ma per nulla consolatorio che rispecchia i grandi temi e i grandi drammi che in questi tempi accidentati affliggono non solo la Mittel ma tutta l’Europa nel suo complesso: emigrazioni, difficoltà economiche, egoismo, razzismo.

All’interno di questi problemi che viviamo in modo più o meno esplicito nella nostra quotidianità e sui quali ritorneremo analizzando gli spettacoli, uno spazio poetico, delicato e geniale che ci conduce alla fonte stessa del fare teatro che nasce da un bisogno non solo di dare un senso alla propria vita ma anche di saper sognare è stata l’affettuoso, importante spazio dato al lavoro del maestro di un teatro che non ama i luoghi codificati, i pubblici abitudinari ma che ha fatto del non avere uno spazio fisso, costrittivo, codificato la possibilità di poter essere in ogni luogo: il Teatro viaggiante di Giuliano Scabia.

Così per festeggiare i bellissimi 80 anni di questo schivo ma vero maestro della scena, che ha formato anche come docente al Dams di Bologna molti allievi, Valter Colle ha ideato un progetto con la regia di Massimo Somaglino che coinvolge la Civica Accademia d’Arte drammatica Nico Pepe di Udine i cui allievi sono gli appassionati, entusiasti interpreti. Omaggio a Giuliano Scabia – questo il titolo del progetto – è pensato come uno spettacolo itinerante, a stazioni, che si snoda lungo alcuni dei luoghi più belli di questa magnifica cittadina carica di storia a partire dall’arrivo in Italia dei Longobardi.

A inventare, a pensare un teatro come questo al quale può bastare una gerla oppure un carro  e che può essere rappresentato nelle aie delle case coloniche, ma perfino nei garages delle case moderne  oppure all’aperto incurante del gelo o del sole (come nel nostro caso) ci ha pensato un autore teatrale la cui storia era iniziata negli anni Sessanta  dentro l’avanguardia, inventandosi, in tempi in cui il teatro che andava per la maggiore era quello politico, non solo personaggi ma anche linguaggi del tutto inaspettati  che gli avevano garantito una fama di guastatore,  che convinse  il Piccolo di Paolo Grassi (allora senza Strehler) in piena ribellione studentesca a inserire dei suoi interventi dedicati alla possibilità di una rivoluzione che facevano da raccordo alle scene di Visita alla prova dell’isola purpurea di Bulgakov che ebbe al debutto in un rovente Sessantotto la “visita” al Piccolo di via Rovello dello stato maggiore del Movimento Studentesco, che voleva, interrompendo lo spettacolo, aprire un dibattito con gli spettatori che Grassi ebbe il coraggio di non consentire (chi scrive era presente).

Poi la svolta, una svolta importante, improvvisa, che rivelò in questo signore dallo sguardo gentile ma dalla volontà di ferro, l’ampio respiro del poeta con la scelta di un teatro parallelo, vagante appunto, scegliendo di stare però sempre dalla parte di un pubblico semplice con il quale avere un rapporto diretto oppure addirittura accanto a quelli che, in quegli anni, erano gli ultimi della terra e che oggi chiamiamo malati di mente ma che allora erano matti e basta, affiancando a Trieste il lavoro di Franco Basaglia  e inventando come simbolo di libertà, come desiderio di uscire dalle sbarre di luoghi che erano veri e propri lager  il magnifico personaggio di Marco Cavallo costruito dentro il manicomio triestino e portato fuori dai cancelli dell’ospedale psichiatrico per le vie della città, sempre fedele a quel discorso di poesia  che era diventato il suo.

Qui a Cividale, in suo onore, Massimo  Somaglino ha messo in scena  Sei canti dell’infinito andare contenuti nel volume “Canto del guardare lontano”: uomini e donne cavallo, poetici narratori, il Diavolo e l’Angelo, un Eros bizzarro e accattivante dalle ali d’oro, alla ricerca di una visione attraverso telescopi del tutto particolari in grado di catturare un teatro immenso di palazzi e di stelle, ma anche “il mormorio di me dove nascono le storie”, il grande silenzio come tempo ancora non nato, il fuoco, il vento, il buio, la musica delle galassie. Un teatro di poesia, di sogni ma anche reale fatto di legno, di stoffa, di maschere, di invenzioni, di trampoli, che ha bisogno dell’entusiasmo e della dedizione degli attori e della partecipazione del pubblico.

Camminando, sudando, guardando, partecipando a questo viaggio non tanto iniziatico quanto gioioso sono sempre più convinta che il signore vestito di bianco, dai capelli bianchi, sorridente, che talvolta mi cammina accanto e che riesce ancora a commuoversi guardando l’impegno e il lavoro di giovani attori assomigli a quei gabbiani che ogni tanto  tornano nel luogo in cui sono nati, per non smarrire il senso del volo. Buon compleanno, Giuliano.

Omaggio a Giuliano Scabia
ideazione progetto  di Valter Colle
supervisione artistica Giuliano Scabia
regia Massimo Somaglino
assistente alla regia Francesco Godina
coordinamento artistico Claudio De Maglio
in scena gli allievi attori del II e III anno di corso:
Caterina Bernardi, Angelica Bifano, Jacopo Bottani, Carlo Dalla Costa, Federica Di Cesare, Massimiliano Di Corato,Gilberto Innocenti, Clara Roberta Mori, Luca Oldani, Davide Pachera, Stefano Pettenella, Miriam Russo (II anno) eMarialaura Ardizzone, Giuseppe Attanasio, Filippo Borghi, Irene Canali, Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes,Daniele Palmeri, Lucia Rea, Andrea Rizzo, Marta Salandi, Raphael Schumacher (III anno)
produzione Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” – Udine