I Post di Renato Palazzi. 5

In cui si narra di trapeziste tricotiche, di tranquille casalinghe trasformate in vampire punk, di presunte amicizie scomode (o troppo comode), e di un’ostessa degna di GoldoniRenato Palazzi


Nel programma del festival Teatro a Corte, ricco come sempre di proposte bizzarre, si annuncia come uno degli avvenimenti più attesi la performance di due giovani artiste finlandesi, la funambola Sanja Kosonen e la trapezista Elice Abonce (foto), che in omaggio al circo delle origini e alle donne che ne erano protagoniste si esibiscono – dopo opportuni trattamenti – letteralmente appese per i capelli. Francamente non riesco a cogliere l’eccezionalità dell’impresa. A me pareva che, dopo il famigerato decreto di riforma ministeriale, tutto il teatro italiano fosse appeso alla propria sopravvivenza per i capelli, e senza essersi neppure sottoposto a nessun trattamento.

Anche in un festival coerente e interessante com’era quello di Santarcangelo può capitare un incidente di percorso. Azdora doveva essere una sorta di ricerca sulla figura della padrona di casa emiliana, ed è invece degenerato nell’imbarazzante show di alcune signore santarcangiolesi mascherate da vampire punk, in nome di un’improbabile liberazione: pare che una di loro sia stata addirittura indotta a fare a pezzi la lavatrice. Il curatore del progetto, l’artista svedese Markus Öhrn, ci ha lavorato un mese, e non credo l’abbia fatto gratis: forse, visto che di soldi già ce n’è pochi, e non è il caso di buttarli in imprese così avventate, sarebbe stato meglio intervenire subito e sospendere un percorso che non stava andando nella direzione prevista. Non tanto per la bruttezza della performance, quanto per i danni psicologici – si fa per dire! – causati alle innocenti protagoniste.

Due autori teatrali, Giampaolo Spinato e Massimo Sgorbani,  chiedono pubblicamente, in nome della trasparenza, che si chiarisca una volta per tutte se davvero Stefano Massini, recentemente assurto all’ambita carica di consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano – una posizione chiave per l’esercizio del potere in Italia – sia stato davvero, da bambino, compagno di banco di Matteo Renzi. Mi sembra una richiesta giusta e opportuna. Forse, per fugare ogni dubbio, sarebbe meglio cercare anche di appurare se gli abbia suggerito durante un’interrogazione o passato dei compiti in classe da copiare.

Se siete a Cividale del Friuli, dove si sta svolgendo il Mittelfest, non perdete l’occasione di una visita al ristorante Al monastero: si mangia benissimo, l’ambiente è accogliente, ma soprattutto c’è la proprietaria, Cristina, che è una Mirandolina fatta e finita, una fantastica Mirandolina “naturale”, quasi un prototipo in carne e ossa – più o meno inconsapevole – del personaggio goldoniano. Se, anzi, qualche regista avesse in animo di allestire una Locandiera totalmente calata nella realtà quotidiana, ambientata in un locale vero, dove la vita e la rappresentazione sono strettamente intrecciate, lei ne sarebbe la protagonista perfetta. Cristina, che ha avuto Ronconi fra i clienti prediletti, avrebbe forse sognato il palcoscenico, ma la sua ribalta ideale è fra i tavoli dove esercita da sempre la propria consumata verve espressiva.

5 commenti su “I Post di Renato Palazzi. 5

  1. Ricevo via mail da Gianpaolo Spinato e pubblico, con l’avvertenza che Renato Palazzi in questi giorni è in giro per festival e quindi non potrà, sempre che lo ritenga opportuno, rispondere prontamente. Come co-autore di Delteatro.it ritengo tuttavia di esprimere subito il mio parere. Il mio parere è che sarebbe sempre bene rispondere a ironia con ironia ma non mi sembra ve ne sia traccia nelle righe che seguono. Quanto ai rapporti, veri o presunti, fra Renzi e Massini, credo che la teatrografia di Massini sia eloquente di per sé. Giusto comunque chiedere conto al potere delle sue frequentazioni. L’importante è farlo sempre e a trecentossessanta gradi. Enzo Fragassi.

    Gentile Palazzi, la tua nota sulla nostra iniziativa è platealmente falsa. Trascriviamo qui il comunicato da noi reso pubblico, lasciando ai lettori e alla loro conoscenza della lingua italiana il compito di stabilire quante e quali fossero la nostre reali domande. Se hai voglia di prendere parte al dibattito, ti preghiamo di farlo, come ci siamo sforzati di fare noi, usando argomenti e non battutine peraltro debolucce. (G.S. e M.S.)

    CULTURA, TRASPARENZA E MERITO
    Potere dello spettacolo, spettacolo del potere
    Il Piccolo Teatro di Milano è un’istituzione pubblica finanziata con i soldi dei contribuenti ed è tenuto a rispondere ai cittadini. Matteo Renzi ha dichiarato in televisione che Stefano Massini è stato suo compagno di scuola, dicendo anche “così gli stronco la carriera”, dando cioè ad intendere, per quanto scherzosamente, che una simile rivelazione avrebbe potuto essere male interpretata. Noi allora abbiamo chiesto rassicurazioni a chi gli ha affidato l’incarico. Il direttore Sergio Escobar non ha risposto. Prima ha mandato a dire di aver “appreso del passato scolastico di Massini un mese dopo averlo nominato”, poi che “con chi sia stato a scuola non sono fatti nostri”. Ma davvero credono che ce ne importi qualcosa di sapere se Massini e Renzi sono compagni di scuola? Noi abbiamo chiesto un’altra cosa. Abbiamo chiesto di rassicurarci: quale che sia la reale ‘prossimità’ fra i due, ci confermano che essa non ha avuto alcun ruolo nella nomina? Al direttore Escobar bastava profferire un “no”. Invece il Piccolo ha dato chiari segni di insofferenza, accusandoci di “sterile esercizio polemico”. Avevamo anche chiesto a Massini (e poi, di nuovo, a Escobar) di dirci se riteneva etico e corretto che, dopo la recente produzione di un altro suo testo, fra i titoli in cartellone della prossima stagione ben tre portino la sua firma. A noi non risulta che negli ultimi anni il cartellone del Piccolo Teatro abbia mai somministrato dosi così massicce di un unico autore italiano nella stessa stagione, nemmeno nei casi di drammaturghi consacrati come Testori o Eduardo. Eppure il suo compito dovrebbe essere garantire la pluralità e la valorizzazione del patrimonio culturale di un Paese. Persino il legislatore si è interessato di recente alla questione e, per scongiurare l’uso della cosa pubblica come di un feudo personale, da tempo si discute sul numero massimo dei titoli che possono far capo a chi, nella dirigenza dei teatri, ha poteri decisionali. Massini ci ha risposto prendendo le distanze dalla stagione 2015-2016 del Piccolo, affermando che è stata decisa senza il suo contributo, salvo poi dire cose un po’ diverse in successive dichiarazioni ai giornali. Intanto, però, proclami a parte, su una consulenza artistica annunciata come segno di grande rinnovamento aleggia un fastidioso sentore di naftalina. Noi non ce l’abbiamo col “giovane” Massini, cui vanno i nostri auguri, però ci saremmo aspettati da lui un segnale che traducesse in concreto la formula del “nuovo” contro la gerontocrazia. E, pur ammettendo che non abbia partecipato a decisioni prese da altri, ci riesce difficile credere che le abbia accettate obtorto collo. (Giampaolo Spinato e Massimo Sgorbani)
    http://giampaolospinato.it/potere-dello-spettacolo-spettacolo-del-potere/
    https://www.facebook.com/giampaolo.spinato/posts/10207372864466551

  2. “Sarebbe bene rispondere a ironia con ironia”, perché no? certo. Ma non è obbligatorio, a meno che non lo stabilisca lei univocamente – egregio Enzo Fragassi – oppure il nostro beneamatissimo premier, promulgando una legge in merito… Il duo di autori in gioco stigmatizzano al volo, senza menare tanto il can per l’aia (…magari facendo ironia), la superficialità paludata, edulcorata d’ironia con cui il reverendo critico affronta, non affrontandola, la questione; anzi, semplificandola – sembra quasi – a bella posta per poterla alfine comodamente travisare. Mentre invece il tema è stato articolato e sviluppato dai due drammaturghi in una serie di post sulla piazza virtuale di facebook (e non solo) tramite interrogativi, ragionamenti, motivi e sane provocazioni; intesi, peraltro, a mettere in risalto come ogni occasione intrisa di potenziale per cambiare ed emendare il sistema in maniera evolutiva – superandone annose dinamiche, aspetti e pure sospetti inficianti – venga regolarmente (se non chirurgicamente…) scansata o, meglio, disinnescata senza darsi troppe fatiche. E se in tutto ciò, allora, la liquidazione semplificatoria è il solo contributo della cosiddetta critica teatrale (in crisi d’identità e ruolo da un bel pezzo), be’ di certo continueremo a goderci codesta sciccosa eatalyetta teatral’ cinica e bara. “Bara”, anche nel senso di morta… (ironia). Evviva! …E adesso, tutti all’eSSpo a magna’ e a festeggia’ con Farynetty!

    • Caro amico, lei parla troppo difficile per me, che non sono nemmeno laureato. All’Expo non ci sono andato (e chez Farinetti neppure): costano cari entrambi. Preferisco risparmiare due ghelli e spendermeli a teatro. Se poi vogliamo parlare di cose serie, si legga un po’ di articoli di Palazzi (a scelta, faccia lei) tra quelli pubblicati nell’ultimo anno su questo sito (le consiglio la nostra inchiesta sul Decreto Renzi-Franceschini-Nastasi sullo spettacolo dal vivo, o gli interventi su “Natale in casa Cupiello” di Latella, o la discussione sul futuro del Nuovo Teatro, tanto per citare qualche esempio). e.f.

      • Gentile e.f., se allora parlo troppo difficile per lei, ah be’, che aggiungere? la possiamo già finire qui orbene… Da un lato ha ragione: fa caldo e affaticarsi dunque non conviene. Mi permetta solo di soggiungere che, oltre a essere lieto che spenda per il teatro in luogo del food al sapore di marketing e propaganda, aggiungo che il buon Palazzi lo leggo da molti anni a questa parte, essendo un addetto ai lavori. Peraltro, che c’entra rimandarmi alle vostre inchieste, visto che il tema qui dibattuto – ora – è un altro? Ma è evidente che per lei, r.p. e la sua testata, tale tema non è degno di interesse. Comunque per chiudere, le voglio dare soddisfazione: e, per esempio, sull’affaire Latella-Cupiello mi trovavo in disaccordo col nostro Renato (e in specie con la Bandettini, mentre glisso su “Prezzemolino di Pino”); idem – tra gli altri – sul paio di lavori invernali presentati all’Out Off (quello di Gabrielli e il trittico “Fuckme(n)”), da cui un attacco susseguente alla struttura diretta da Mino Bertoldo quanto meno discutibile da parte del critico in esame; ho letto anche circa il dibattito sull’ascesa e caduta della Generazione T… Guardi, stia sereno, vi seguo… mica sempre,ve’, ma vi seguo. Grazie per lo spazio concessomi. Buona estate, caro amico. d.p.

        • Buona estate anche a lei. Mi raccomando: beva tanta acqua e occhio alle insolazioni. e.f.