Quando gli enigmi non sono solo di Turandot

In un clima di grande incertezza e difficoltà economiche l’opera pucciniana che ha inaugurato la stagione lirica invernale presso il Teatro Filarmonico di Verona si è fatta apprezzare per la bontà dei risultati. Merito della regia e delle scene di Filippo Tonon e di una solida compagnia di cantoDavide Annachini


Un commissariamento in corso, due mesi di sospensione non retribuita dal lavoro, la nomina di un nuovo sovrintendente hanno rappresentato la realtà a cui è andata incontro la Fondazione Arena di Verona dalla conclusione del festival estivo a oggi. L’inaugurazione della stagione invernale al Teatro Filarmonico con Turandot non ha potuto nascondere di conseguenza il clima di apprensione delle masse lavorative, che, con lo spettro della legge 160 e del conseguente esaurirsi dei contributi statali, hanno lanciato insieme alle altre fondazioni liriche italiane un ennesimo grido di allarme sul futuro di una delle più storiche tradizioni culturali del nostro Paese come il teatro d’opera.

In un clima di grande incertezza e difficoltà economiche, il fatto di riaprire i battenti e di dare il via ad una stagione comunque ricca di attrattive è stato un segno di speranza e di coraggio, sostenuto dalla ferma volontà dei dipendenti di salvare a tutti i costi non solo il loro posto di lavoro ma il teatro della loro città e tra i più famosi al mondo, a dispetto di un’insensibilità culturale e politica a livello locale non propriamente illuminata nei confronti dello spettacolo musicale, se non di marca strapopolare.

Con queste premesse, la Turandot inaugurale non poteva quindi competere con altre edizioni memorabili, ma ugualmente si è fatta apprezzare per la bontà dei risultati, che hanno garantito all’edizione veronese un convinto successo di pubblico.

Merito innanzi tutto dello spettacolo stilizzato e suggestivo di Filippo Tonon, autore anche delle scene e delle luci, giocate le une su pochi elementi scorrevoli dalle forme squadrate e le altre su atmosfere lunari di notevole effetto, mentre i costumi di Cristina Aceti, dalle linee déco ispirate a Erté, punteggiavano con i colori intensi e con i loro bagliori dorati il clima notturno dello spettacolo.

Sotto il profilo musicale la direzione del giovane Jader Bignamini si è imposta per dinamismo e sicurezza, anche se certa esuberanza fonica richiesta all’orchestra e alcuni piccoli sfasamenti tra buca e palcoscenico hanno rilevato un lavoro non totalmente calibrato nell’insieme e una lettura interpretativa un po’ a senso unico, di sicuro impatto ma limitata nelle scelte espressive.

In scena la compagnia di canto ha schierato voci solide, in grado di sostenere in modo valido la scrittura iperbolica dell’ultimo Puccini. Il Calaf di Walter Fraccaro ha garantito acuti e fraseggi altisonanti, all’interno di una visione eroica più che sentimentale del personaggio, mentre Tiziana Caruso, dopo un avvio forse non totalmente a fuoco, ha risolto in crescendo la parte terribile di Turandot, con grinta e personalità d’interprete, coadiuvate da una buona presenza scenica. La Liù di Rocio Ignacio, al di là di un timbro tendenzialmente velato in basso, ha mostrato grande sicurezza nei pianissimi in acuto, restituendo la cifra sognante e intima del personaggio più amato dell’opera, mentre Carlo Cigni è stato un austero e dolente Timur, insieme alle pregevoli Maschere di Federico Longhi, Massimiliano Chiarolla, Luca Casalin, all’incisivo Mandarino di Nicolò Ceriani, all’Altoum di Murat Can Güvem, al Principe di Persia di Salvatore Schiano Di Cola.

L’Orchestra e il Coro dell’Arena hanno sostenuto l’opera con consumata professionalità, guadagnandosi insieme agli interpreti il successo da parte di un pubblico molto caloroso e solidale.

Visto il 16 dicembre al Teatro Filarmonico di Verona

Turandot
Dramma lirico in tre atti
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini

Turandot Tiziana Caruso
Calaf Walter Fraccaro
Liù Rocio Ignacio
Timur Carlo Cigni
Ping Federico Longhi
Pong Massimiliano Chiarolla
Pang Luca Casalin
Imperatore Altoum Murat Can Güvem
Un mandarino Nicolò Ceriani
Il principe di Persia  Salvatore Schiano di Cola

Direttore d’Orchestra Jader Bignamini
Regia, scene e luci Filippo Tonon
Costumi Cristina Aceti
Maestro del Coro Vito Lombardi
Orchestra Coro e Tecnici dell’Arena di Verona

Allestimento della Slovene National Opera And Ballet di Maribor