La tragedia del vendicatore

Fedele al suo modo di intendere il teatro ma senza il conforto della propria compagnia di attori, il regista Declan Donnellan affronta con palese divertimento il non semplice testo elisabettiano di Middleton, muovendosi con sicurezza fra la tragedia e il suo rovesciamento, un’ironia mai fine a se stessa. Bene e in qualche caso molto bene il cast di giovani e giovanissimi attori italianiMaria Grazia Gregori

Il sipario brunito a mezza altezza ricoperto di schizzi di colore sanguigno che accoglie gli spettatori all’ingresso della sala del Teatro Strehler suona già come un avviso su quello che ci aspetta: morte, orge, vendette, supplizi, inganni, tradimenti. Insomma quello che possiamo intuire da un testo di quel teatro seicentesco cosiddetto elisabettiano che Shakespeare stesso non disprezzava. Nelle scene di Nick Ormerod va in scena La tragedia del vendicatore di Thomas Middleton ma attribuito fino a non molti anni fa a Tourneur prima che fosse dato a Middleton quel che di diritto era suo, è un affascinante viaggio nel nero, nel buio delle coscienze, dove tutto è possibile e tutto è permesso. Un buio brulicante, ricco di colpi di scena ,dove quasi mai si trova il lieto fine che poco importa ai cosiddetti elisabettiani in lotta con se stessi e del tutto impegnati a mettere a nudo il verminoso, crudele comportamento, la viscida lussuria dei personaggi.

La tragedia del vendicatore è il dramma anzi la tragedia di un uomo che porta il trasparente nome di Vindice che vuole vendicarsi per lo stupro e l’orribile morte dalla sua promessa sposa Gloriana per mano del duca che governa la citta. Del resto, sul sipario è scritta a caratteri cubitali la parola “vendetta”. E la vendetta è una parola fertile in quel luogo dove dominano ingiustizia e lussuria, prevaricazione e delitto, dove tutto sembra disfarsi e gli esseri a corrompersi e che odora di morte e di sperma. Guardiamolo dunque quel mondo apparire dagli anfratti del sipario, dagli angoli del palcoscenico che magari si apre per mostrare opere di Mantegna, Tiziano, Piero della Francesca o semplici scorci di una natura che non riesce ad essere idilliaca, al suono di una musica pop che sottolinea la presentazione che è poi anche una rappresentazione di questa società a passo di danza nei loro abiti scuri da società. Tradimento dopo tradimento, assassinio dopo assassinio, anche quella propria anima del male che è il duca verrà ucciso, dopo essere stato tradito dalla moglie che fornica con il figliastro scatenando una vera e propria lotta per il potere.

È vero, la molla che muove tutto e fa girare questo mondo è la smania del potere e la sessualità più sfrenata, perfino comica nel suo apparire addirittura mostruosa. E quella gran voglia di essere qualcun altro, di uccidere per sentirsi vivi e per raggiungere a qualsiasi costo la giustizia anche nella sopraffazione. Per poi scoprire, alla fine, una piccola morale: che il Vendicatore, cioè Vindice, sarà ucciso, un figlio del duca salirà al trono, la moralità della sorella di Vindice riuscirà a sfuggire alle viscide mire del duca ormai passato a miglior vita, ma tutto – c’è da scommetterlo – ricomincerà come prima.

Testo non facile ma intrigante per tutte le possibilità che offre, che affascinarono molti anni fa anche un giovane Luca Ronconi, il quale ne fece uno spettacolo – interpretato da grandi attrici, da Mariangela Melato ed Edmonda Aldini, travestite da uomini rovesciando così le regole del teatro elisabettiano – di feroce ironia, carico di perversione e di prevaricazione ma anche di umorismo. Questa edizione, andata in scena con vivo successo al Teatro Strehler di Milano, porta la firma di Declan Donnellan, regista inglese che già il pubblico del Piccolo conosce per i suoi Shakespeare fuori di chiave, messi in scena in assoluta libertà. Anche in questo caso Donnellan è rimasto fedele a se stesso, ma si è anche preso qualche rischio non lavorando con i suoi attori ma coraggiosamente dirigendo una compagnia di attori giovani quando non giovanissimi, tutti italiani. Una bella sfida affrontata con palese divertimento ma con serietà senza alcuna reverenza di fronte all’autore, mescolando allegramente le epoche, liberandosi delle strettoie; per esempio, quella dei costumi che sono di grande semplicità, con solo qualche accenno all’epoca. Insomma anche con gli attori italiani che recitano nella bella traduzione di Stefano Massini il regista si muove con sicurezza mescolando la tragedia al suo rovesciamento, un’ironia mai fine a se stessa.

Interessante la prova degli attori estremamente coinvolti nel gioco donnelliano. Bravissimo Fausto Cabras nel ruolo di Vindice ma anche Ivan Allovisio, che è Lussurioso, figlio del duca, spesso accompagnato dal fratello Junior (Alessandro Bandini), Pia Lanciotti nell’exploit di due ruoli di madre diversissimi fra di loro, Massimilano Speziani che è il duca, Marta Malvestiti che è la sorella di Vindice che il duca vuole irretire. Ma tutti sono da lodare mentre volteggiano per la scena con le musiche di Gianluca Misiti o si battono o si affrontano guidati dai movimenti di Alessio Maria Romano, fino alla morte. Piccolo corollario: scommettete che questa Tragedia del Vendicatore avrà un gran successo con i giovani?

Visto al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Repliche fino al 16 novembre 2018. foto di Masiar Pasquali/Piccolo Teatro Milano

La tragedia del vendicatore
di Thomas Middleton
drammaturgia e regia Declan Donnellan
versione italiana Stefano Massini
scene e costumi Nick Ormerod
luci Judith Greenwood, Claudio De Pace
musiche originali Gianluca Misiti
con Ivan Alovisio, Alessandro Bandini, Marco Brinzi, Fausto Cabra, Martin Ilunga Chishimba, Christian Di Filippo, Raffaele Esposito, Ruggero Franceschini, Pia Lanciotti, Errico Liguori, Marta Malvestiti, David Meden, Massimiliano Speziani, Beatrice Vecchione
regista assistente Francesco Bianchi
collaboratore movimenti di scena Alessio Romano
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa | ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione

Lo spettacolo, in italiano, sarà sovratitolato in inglese nelle recite del 9, 13, 17, 20, 27 ottobre e 3, 10 novembre. Sovratitoli a cura di Prescott Studio
Proiezione immagini storiche con licenza di Foto Scala Firenze
Il brano “Ahi Ahi Ahi” di G. Misiti/R. Misiti è cantato da Raffaella Misiti