Macbettu di Alessandro Serra

Macbettu e non solo

Torna a Milano la bellissima versione in sardo del Macbeth scespiriano di Alessandro Serra, con un magnifico Leonardo Capuano. In scena anche un altro spettacolo di Serra, “L’ombra della sera”, ispirato all’opera dello scultore Alberto Giacometti. Scopri quali sono gli altri debutti consigliati per la settimana teatraleRenato Palazzi

È tornato a Milano, fino a domenica 16 alla Triennale Teatro dell’Arte, Macbettu, la bellissima versione in sardo del Macbeth firmata da Alessandro Serra, il regista e fondatore della compagnia Teatropersona, e interpretata fra gli altri da un magnifico Leonardo Capuano. L’intervento di Serra non si limita a una semplice trasposizione linguistica, ma cala la sanguinosa vicenda shakespeariana, affidata soltanto ad attori di sesso maschile, fra i riti e le maschere carnevalesche della Barbagia. Martedì 18 e mercoledì 19, sempre al Teatro dell’Arte, è in programma un altro spettacolo di Serra, L’ombra della sera, ispirato alla vita e all’opera dello scultore Alberto Giacometti.

Mario Perrotta si era già confrontato col rapporto genitori-figli in precedenza, ad esempio nell’Odissea in cui le vicissitudini di Ulisse erano viste con gli occhi dell’adolescente Telemaco. In questo suo ultimo lavoro, In nome del padre, primo capitolo di una trilogia della famiglia, che debutta martedì 17 al Teatro Studio Melato di Milano, affronta il tema immaginando tre figure paterne, diverse per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa, tutti alle prese con le difficoltà e la crisi del loro ruolo. Il testo è nato da una stretta collaborazione con un esperto della questione, lo psicanalista Massimo Recalcati.

Leviedelfool è una formazione artistica che si cimenta in singolari progetti drammaturgici ideati e diretti da un estroso attore-autore, Simone Perinelli. Da martedì 18, al Teatro India di Roma, nel programma della rassegna Teatri di Vetro, Perinelli è interprete e regista di Yorick. Un Amleto dal sottosuolo, in cui dà voce alla figura del vecchio buffone di corte di cui Amleto ritrova il teschio mentre si china sulla tomba che il becchino sta scavando per Ofelia: i personaggi shakespeariani sono rivisitati con lo sguardo visionario di chi li osserva da sottoterra, lungo l’incerto confine tra la vita e la morte, tra la ragione e la follia.

È il momento dei cani assassinati. Dopo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte ecco Cani morti, un testo dell’autore norvegese Jon Fosse sulla misteriosa fine del cane di un ragazzo che vive su un fiordo con la madre, in attesa di una sorella che è lontana da anni e del marito di lei, che non piace a nessuno. A rappresentare questo inquieto quadro famigliare è un giovane regista, Carmelo Alù, allievo di un corso tenuto da Massimiliano Civica, che gli fa anche da supervisore artistico. Lo spettacolo, in scena da martedì 18 al Teatro Magnolfi di Prato, apre un programma triennale del Metastasio per la valorizzazione di nuovi talenti.