Diplomazia

L’Elfo Puccini riparte con “Diplomazia”

È stato bello ritrovarsi a teatro per questo spettacolo coinvolgente che rievoca la drammatica notte in cui i destini di Parigi e dei suoi abitanti furono legati alla decisione di un solo uomo. Una pièce misurata e ben recitata, che segna l’inizio di una stagione quanto mai tribolata Maria Grazia Gregori

Si sa che la storia – quella vera – è sempre stata una fonte straordinaria non solo di conoscenza e di vita ma anche di teatro. Lo dimostra anche questa Diplomazia che ha inaugurato con successo la nuova stagione del Teatro dell’Elfo, che si annuncia tribolata e difficile per tutto il mondo teatrale ma che per molti, anzi moltissimi, è un modo insostituibile di stare insieme seppure a distanza, di conoscenza e di sapere.

Diplomazia dunque è una storia vera raccontata per la prima vola al cinema dal film Parigi brucia? di René Clement nel 1966, con Orson Welles e Gert Frobe e più tardi nel 2014 sul testo di Cyril Gely da Volker Schlondorff con Niels Arestrup e Andrè Dussollier che l’avevano già interpretato in teatro.

Diplomazia è un testo più vero del vero in cui si racconta, in un inquietante e coinvolgente crescendo drammatico, dell’ordine osceno di Hitler di fare saltare in aria Parigi, occupata dalle sue truppe ma obbligate a ritirarsi per l’arrivo, ormai prossimo dell’esercito alleato. Un ordine folle di cui è stato incaricato un generale, Dietrich von Choltitz, nominato governatore di Parigi dopo che il governatore precedente era stato giustiziato per avere partecipato alla famosa e fallita operazione Walkiria nel tentativo di uccidere Hitler. Per fortuna del mondo e di Parigi la città non bruciò e non saltò per aria perché alla fine il generale comprese la follia di quest’ordine e si rifiutò di compiere l’insano gesto, convinto dall’improvvisa apparizione del console generale di Svezia Raoul Nordling, nato a Parigi e che ama la città che vive come sua.

La pièce si svolge fra quei due, un incontro serrato nel coso della notte che dovrebbe essere l’ultima della città. Un dialogo serrato sul bene e sul male, sull’obbedienza cieca impossibile, a fatti non solo di estrema crudeltà ma anche di estrema follia, sul coraggio richiesto, in casi come questo, di continuare ad essere uomini invece di trasformarsi in mostri, di conservare la propria dignità e la propria intelligenza anche se sei un militare a cui si richiede un’obbedienza in questo caso inaccettabile e folle.

Due mondi diversissimi fra di loro per storie personali e per scelte di cui il testo indaga con sapienza le scoperta di una possibilità di vita diversa da parte del generale, che è già diverso di suo avendo sposata una donna ebrea che gli ha dato due figli e che teme rappresaglie su di loro. Il console svedese è un uomo cresciuto nell’idea della libertà individuale, di una ragione che deve essere superiore a tutto. In un affascinate crescendo dialettico sarà lui a vincere in nome di una città in cui è nato e che è stata capace di resistere a tutto, con coraggio e sacrificio.

Elio De Capitani e Ferdinando Bruni con la regia misurata e attenta di Francesco Frongia, mai sopra le righe per “fare spettacolo”, sono i protagonisti di questo lavoro ben costruito, lì nelle stanze dell’hotel Meurice (che ancora oggi esiste), fra i più eleganti di Parigi, città che non si vede ma di cui percepiamo il cuore e il coraggio.

Nella sua divisa militare, De Capitani interpreta con bravura e lucidità il mutare del suo generale, il suo bisogno di salvare a futura memoria la sua dignità, la sua nascosta umanità quando spinge i giovanissimi soldati ad arrendersi o a fuggire. A questo lo costringe non solo la sua ritrovata dignità di soldato, ma anche la sicurezza che il console si occuperà di mettere in salvo la sua famiglia.

Ferdinando Bruni è il suo esatto, molto lucido contrario, elegante nel suo completo bianco, ma è a lui che spetta il contraltare morale dell’anima libera della città. Un uomo guidato da un’idea superiore di giustizia e di umanità. Accanto a loro ricordo nel ruolo di soldati Michele Radice, Alessandro Savarese, Simon Waldvogel. Moltissimi gli applausi. È stato bello ritrovarsi, al Teatro dell’Elfo.

Visto al Teatro Elfo Puccini di Milano. Repliche fino al 22 novembre 2020. Foto Laila Pozzo

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Diplomazia
di Cyril Gely
traduzione Monica Capuani
uno spettacolo di Elio De Capitani e Francesco Frongia
luci Michele Ceglia
suono Luca De Marinis
con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Michele Radice, Alessandro Savarese, Simon Waldvogel
produzione Teatro dell’Elfo, LAC Lugano Arte e Cultura e Teatro Stabile di Catania