Dopo “Le intellettuali” e “L’avaro”, Arturo Cirillo firma con la consueta finezza e intelligenza la regia del suo terzo Molière, calando il testo in un’atmosfera farsesca alla Petito in cui però ben si intravede il fondo gelido, sostanzialmente amaro della vicenda. Bravi gli attori, con lo stesso Cirillo in testa, e ingegnoso l’apparato scenografico – Renato Palazzi
Mar82019