Mario Sala e Patrizia Zappa Mulas

Prodigiosi deliri a confronto

Il regista Lorenzo Loris ci conduce  in un duplice, suggestivo viaggio nel disturbo mentale, accostando due testi esemplari della moderna letteratura psichiatrica. Eccezionali gli interpreti, Mario Sala e Patrizia Zappa Mulas – Renato Palazzi

È davvero interessante quest’idea del regista Lorenzo Loris di condurre il pubblico in un duplice, suggestivo viaggio nel disturbo mentale, in una vertiginosa discesa dentro quello che, in mancanza di termini più adeguati, verrebbe da chiamare l’inferno della follia. E’ interessante la scelta in sé, ricca di spunti di riflessione e di dibattito: e infatti alla proposta scenica si accompagna un ciclo di incontri e di letture che coinvolgeranno medici, studiosi, personalità del teatro, da Laura Marinoni a Luca Ronconi a Carlo Cecchi. Ma è interessante anche l’accostamento dei casi trattati, il confronto fra due patologie, la paranoia e la schizofrenia, e fra due pazienti dalla diversa identità, una maschile, l’altra femminile.

I due monologhi che compongono lo spettacolo sono ricalcati su due testi esemplari della moderna letteratura psichiatrica. Il primo caso, ispirato a uno studio di Freud, riguarda un’illustre autorità giuridica, Daniel Paul Schreber, presidente della Corte d’Appello di Dresda, che nel 1893, in seguito a una grave crisi nervosa, cominciò a vagheggiare la propria prodigiosa trasformazione in «una donna che soggiace alla copula». Il secondo, narrato dallo psicoterapeuta svizzero Ludwig Binswanger, descrive la parabola di una donna, Ellen West, affetta da patologie alimentari, tormentata da una devastante forma di anoressia accompagnata da  fantasie ossessive sul cibo, che la spinse al suicidio pochi giorni dopo essere stata dimessa dalla clinica nella quale era ricoverata.

A risultare teatralmente affascinanti, in questo squassante dittico, sono soprattutto gli scarti del linguaggio: quello di Schreber, mutuato dal suo denso diario, Memorie di un malato di nervi (pubblicato da Adelphi), è febbrile, immaginoso, visionario, attraversato da folate di esaltazione mistica: l’uomo era convinto di essere investito da enigmatici «raggi divini», e di dover accettare la presunta manipolazione genitale del proprio corpo, cui non aspirava, come una forma di espiazione sacrificale. Quello della West è scarno, lucido, preciso, attentissimo ai dettagli dei chili persi o delle mostruose quantità di lassativi ingeriti. E proprio questo sguardo atrocemente penetrante sembra la spia di un inesorabile percorso verso un suicidio comunque stabilito.

Perché Loris ha sentito il bisogno di rappresentare queste due schegge di sofferenza pura? Perché svelano il lato oscuro dell’uomo – e della donna – come nessuna opera drammatica potrà mai fare. C’è, nella loro natura di gelidi reperti autobiografici, una specie di oggettività spietata, inappellabile che nasce dall’interiorità stessa di chi quel dolore lo ha vissuto. La storia di Schreber il regista l’aveva già presentata nell’ambito della rassegna “Stanze”, negli spazi ravvicinati di appartamenti privati, e quella commistione di realtà e finzione, quella prossimità fisica al delirio  diventava in sé significante, era un monito, un invito a guardarsi dentro. La dimensione del palco toglie qualcosa a questa spinta introspettiva, la formalizza, ma non ne attenua l’acre impatto.

E poi c’è l’eccezionale apporto dei due interpreti (nella foto. NdT), Mario Sala – che si conferma sempre più come uno dei migliori attori italiani, ignorato, chissà perché, dalle grandi ribalte nazionali – e Patrizia Zappa Mulas. Lui, con quella sua erre moscia, con quei suoi toni stralunati, traduce le farneticazioni del personaggio in impressionanti variazioni ritmiche, in fulminee accelerazioni verbali che trascinano chi l’ascolta in un vortice di sensazioni  impenetrabili. Lei conferisce al suo resoconto una pacatezza raziocinante che rende ancora più straziante la tragica sorte alla quale è condannata. Coi loro bianchi abiti d’epoca, sono due incarnazioni speculari dei nostri smarrimenti individuali e collettivi, fantasmi della coscienza coi quali dobbiamo necessariamente  fare i conti.

Prodigiosi deliri
ispirato a due studi di Sigmund Freud e Ludwig Binswanger
drammaturgia: Lorenzo Loris, Mario sala, Roberto Traverso, Patrizia Zappa Mulas
regia: Lorenzo Loris
scene: Daniela Gardinazzi
costumi: Nicoletta Ceccolini
luci: Luca Siola
con: Mario Sala, Patrizia Zappa Mulas
A Milano, Teatro Out Off, fino al 22 dicembre