Otello

“Esultate!”: Otello stravince a Genova

Alla crisi generale in cui versano le fondazioni liriche, il Carlo Felice ha risposto con un’inaugurazione nel nome della qualità, esorcizzando l’incertezza del futuroDavide Annachini

 

Alla crisi generale in cui versano le fondazioni liriche, il Carlo Felice di Genova ha risposto con un’inaugurazione che pareva voler esorcizzare la tristezza del momento e l’incertezza del futuro. Lo ha fatto nel nome della qualità, dimostrando che pur nei momenti difficili non va perso di vista il livello dei risultati, tuttora raggiungibile a patto di fare le scelte più esatte ed oculate.

L’Otello inaugurale ne è stato la prova lampante e il successo trionfale che ha riscosso stava a dimostrare come il pubblico non si sia disamorato della lirica ma sappia rispondere con generosità se gli viene offerto un prodotto valido. Vedere un teatro stracolmo ed entusiasta, soprattutto in questo particolare momento, è un toccasana per tutti, che accende la speranza di poter continuare al meglio solo per chi sappia meritarselo realmente.

Mettere in scena l’Otello di Verdi è senza dubbio una scelta impegnativa: ci vogliono tre cantanti di prim’ordine, un direttore con le spalle forti, un regista che sappia il fatto suo. A Genova questi ingredienti c’erano tutti e soprattutto hanno dimostrato di lavorare in perfetta sintonia.

Il ruolo di Otello, si sa, è per un tenore un punto d’arrivo. È una parte vocalmente pesantissima e insidiosa, perché bisogna saper cantar forte ma anche piano, bisogna saper esprimere le mille sfaccettature di un personaggio che dal rilievo eroico deve piegarsi all’abbandono sentimentale, bisogna essere in grado di dominare la scena. Gregory Kunde sotto tutti questi aspetti è un Otello fenomenale: lo è se si pensa al suo passato, iniziato come tenore belcantista, dalla voce leggera, agile ed estesissima, e che progressivamente si è come per miracolo trasformato in tenore lirico spinto, dal volume impressionante, dagli acuti tuttora splendenti, in una forma spettacolare per la rispettabile età, in cui altri avrebbero già smesso di cantare da tempo. Musicista raffinatissimo, Kunde sta conoscendo una seconda giovinezza che gli permette con una freschezza impensabile di cantare un po’ di tutto. Raramente si è ascoltata la parte del Moro rispettata in tutte le sue richieste espressive, in quelle smorzature a cui Verdi tanto teneva e che quasi nessuno riesce a fare, come negli slanci drammatici e ipertesi, a cominciare dalla fatidica entrata, un “Esultate!” assolutamente esplosivo. Ma, di pari passo al cantante, l’interprete è sempre risultato sbalzato con un’autorevolezza e un’umanità appassionate, che hanno fatto amare, oltre che ammirare, il suo personaggio.

Ma non si è trattato solo del trionfo del protagonista: Kunde ha trovato perfetta risposta nella Desdemona incantevole e meno passiva del solito di Maria Agresta, giovane soprano in splendida ascesa, anche lei in grado di spaziare su fronti diversi con una tecnica agguerrita, con una musicalità raffinata, con autorità espressiva. La sua “Canzone del salce” e in particolare l’”Ave Maria”, eseguita peraltro completamente distesa a terra, per la purezza del canto e la sensibilità espressiva hanno tenuto sospeso il pubblico, che dopo l’interminabile acuto in pianissimo della preghiera è esploso in un’ovazione, brutalmente anticipata ma comprensibilmente incontenibile. E d’altro lato si è imposto lo Jago di Carlos Alvarez, uno dei più prestigiosi baritoni in circolazione, che con la sua voce bellissima per uguaglianza timbrica, ampiezza di vibrazioni ed estensione è stato una presenza di lusso, un coprotagonista di assoluta scolpitezza, di tenebrosa negatività e, come sottolineato anche dalla regia, un perfetto contraltare di Otello.

Ottimi gli interpreti dei ruoli minori – anche in questo si riconosce la qualità di un teatro -, come le prestazioni dell’Orchestra e del Coro del Carlo Felice, alla guida di Andrea Battistoni, direttore giovanissimo ma già in brillantissima carriera internazionale. La sua lettura dell’opera verdiana – un banco di prova anche per bacchette ben più collaudate della sua – ha colpito per la sicurezza e la solidità esecutive ma soprattutto per il taglio vivido dell’interpretazione, fortemente drammatica, intensa e sensibile, nel tratteggiare l’incombenza inesorabile della tragedia quanto lo smarrimento interiore dei personaggi. Un’interpretazione che potrà ovviamente essere affinata con la maturità, ma che già ora colpisce per l’indubbia autorevolezza.

Anche Davide Livermore è un artista in luminosa ascesa: colpiscono la sua fantasia, la sua acutezza e soprattutto la sua musicalità, intesa come capacità di narrare insieme alla musica e non a dispetto della musica, qualità che a mio avviso dovrebbe essere il valore primo di ogni regista lirico. Questo spettacolo, firmato in toto da lui, con la collaborazione di Giò Forma per le scene e di Marianna Fracasso per i costumi, si è imposto per l’impatto di una scenografia a spirale con pedana circolare movibile, in cui trovavano efficace evocazione tanto l’isola di Cipro quanto l’isolamento dei singoli personaggi, il raggiro sinuoso di Jago come il vortice in cui precipitano i protagonisti. Una visione a tinte cupe, lugubri e di profonda drammaticità, in perfetta simbiosi con la lettura musicale. E il risultato di un coerente lavoro di équipe è stata un’altra delle carte vincenti di questo spettacolo – una coproduzione con il Reina Sofia di Valencia – da prendere ad esempio dagli altri teatri italiani.

Visto al Teatro Carlo Felice di Genova, 29 dicembre. Repliche: 28, 29 dicembre 2013; 3, 4, 5 gennaio 2014

Otello
dramma lirico in quattro atti su libretto di Arrigo Boito
musica di Giuseppe Verdi
direttore Andrea Battistoni
regia Davide Livermore
scene Davide Livermore – Giò Forma
costumi Marianna Fracasso – Davide Livermore
progetto luci Davide Livermore
assistente alla regiaAllex Aguilera
allestimento Palau de Les Arts Reina Sofia – Valencia
Otello Gregory Kunde – Antonello Palombi (28/12 e 4/1)
Jago Carlos Alvarez – Sergio Bologna (28/12 e 4/1)
Desdemona Maria Agresta – Donata D’Annunzio Lombardi (28/12 e 4/1)
Cassio Manuel Pierattelli – Angelo Fiore (28/12, 3 e 5/1)
Roderigo Naoyuki Okada
Lodovico Seung Pil Choi
Montano Claudio Ottino
Un Araldo Gian Piero Barattero – Loris Purpura (3, 4 e 5/1)
Emilia Valeria Sepe – Elena Traversi ( 3, 4, 5/1)
Orchestra del Teatro Carlo Felice, Coro del Teatro Carlo Felice, maestro Pablo Assante
Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice, maestro Gino Tanasini