Otello

L’Otello di Lo Cascio. Shakespeare e ritorno

Non una semplice rilettura, ma neppure una spericolata riscrittura: la pièce pensata, diretta e interpretata da Luigi Lo Cascio con Pirrotta, Cenni e Calcagno indaga i recessi della menteMaria Grazia Gregori


Gli è già successo con i Greci, ed ora è Shakespeare a interessare un attore intelligente e curioso come Luigi Lo Cascio. Il suo Otello, in scena al Piccolo Teatro Strehler, non è tanto una semplice rilettura quanto un omaggio che assume l’apparente spericolatezza di una riscrittura. In realtà quello che vuole fare questo attore molto noto nel cinema ma che non ha mai dimenticato il teatro, è piuttosto un viaggio che parte da Shakespeare, andando oltre Shakespeare per poi ritrovarlo in una forma meno classicheggiante e più libera.

Non vorrei dunque discutere di una reale o impossibile fedeltà al grande Willie, quanto piuttosto interrogarmi su quella che mi sembra essere la domanda chiave che sta alla base di questa avventura teatrale: chi è Shakespeare per noi e cosa siamo noi per lui? Lo Cascio , che di questo spettacolo è drammaturgo e regista oltre che interprete del personaggio di Iago, di risposta non ne dà una sola. La prima è quella di prosciugare la tragedia shakespeariana, che incantò anche Verdi, scegliendola come emblema di sentimenti primordiali quali la gelosia, la passione che fa perdere la ragione, la credulità/incredulità, la manipolazione intesa come desiderio del tutto intellettuale di dominare gli altri e portarli a compiere qualsiasi azione che fuori da questo condizionamento avrebbero sicuramente rifiutato. Per farlo, a Lo Cascio bastano solo tre personaggi della tragedia – Otello, Iago, Desdemona – più uno del tutto inventato al quale spetta il ruolo di commentatore, di filo conduttore di una vicenda così tragica che si conclude con un assassinio e un suicidio. La seconda è quella della lingua, dove domina il dialetto siciliano che si intreccia all’italiano, peraltro parlato dalla sola Desdemona. Una lingua che dà colore e ritmo alla storia, che scandisce la recitazione dei personaggi racchiusi ciascuno nel proprio io.

Ecco allora la scansione frenetica degli endecasillabi in cui il testo è detto da parte dell’Otello sanguigno ma stolido, reso inerme dalla sua credulità, che un bravissimo Vincenzo Pirrotta recita con lo stesso “martellamento” tipico del teatro dei pupi legato alle tecniche dei “cunti”; c’è la razionalità insinuante e proterva che accompagna come una gelida coltre il comportamento dello Iago di Lo Cascio sempre dentro e fuori il personaggio, determinato come una macchina da guerra di cui non è chiara la motivazione se non riferita alla volontà di dominare non con la forza ma insinuandosi dentro la mente di Otello, nella sua quotidianità; c’è l’estraneità (sottolineata anche dal fatto che recita in italiano) della sensibile Desdemona di Valentina Cenni, giovane donna che malgrado lo spirito guerriero – vorrebbe accompagnare in battaglia il suo uomo – vive come prigioniera in un mondo di uomini; c’è il raccontare partecipe del soldato di Giovanni Calcagno che assume quasi la funzione di un coro.

Il tutto è un viaggio nel nero, nel mistero della mente , rappresentato dal buio in cui sono immersi la scena e i personaggi, illuminati di tanto in tanto da rare sciabolate di luce, nei fantasmi degli incubi di Otello che vengono proiettati sulla parete di fondo della scena, del tutto simili ad aggrovigliati, irriconoscibili mostri che rappresentano, sia i pensieri di Iago sia quelli tumultuosi di Otello. Un viaggio che inizia dalla fine, dove tutto è già avvenuto e che viene rivissuto per noi, mescolando tragedia e sarcasmo fino all’inaspettata conclusione della storia con un viaggio sulla luna di ariostesca memoria dove si va per cercare il proprio senno smarrito nelle tragedie e nella fragilità della vita.

Otello
di Luigi Lo Cascio
liberamente ispirato a “Otello” di William Shakespeare
regia Luigi Lo Cascio
scenografie, costumi e animazioni Nicola Console e Alice Mangano
musiche Andrea Rocca
luci Pasquale Mari
con Vincenzo Pirrotta e Luigi Lo Cascio, Valentina Cenni, Giovanni Calcagno
produzione Teatro Stabile di Catania, E.R.T. Emilia Romagna Teatro Fondazione