Ormai assunta nell’empireo del teatro italiano, la regista palermitana viene da lontano e ritorna al punto di partenza con questo spettacolo onirico e realistico insieme, fondato su donne in grado di agire con medesima efficacia sia come individui che come insieme – Maria Grazia Gregori
L’ultimo spettacolo di Emma Dante, regista ormai entrata nell’empireo del teatro italiano, viene da lontano e ritorna da lontano al punto – diciamo così – di partenza. In mezzo cinema, melodramma, premi letterari, una notorietà europea. La cosa intrigante per me che scrivo di Le sorelle Macaluso è che non so se questo ritorno alle origini, questo recupero di segni forti che forse si erano annacquati, sia un atto d’umiltà o di orgoglio. Mi piace pensare che sia l’uno e l’altro: una forma di saggezza raggiunta, un’atarassia consapevole dopo la verifica, da parte sua, delle (sue) diverse capacità.
Onirico e realistico insieme, quasi inafferrabile ma con i piedi ben piantati per terra, Le sorelle Macaluso si muove lungo la linea sottile che separa la vita dalla morte nell’andare e venire continuo da uno stato all’altro da parte delle sette sorelle che ci appaiono all’inizio come una forza indecifrabile, una specie di macchina da guerra nerovestita che si dispiega orizzontalmente per poi raccogliersi a testuggine, espressione di una forza primigenia che nulla teme. Non è così. In realtà lo spettacolo, accolto con grande successo al Piccolo Teatro Grassi dove sarà in scena fino al 18 maggio, è costruito drammaturgicamente sul rapporto fra vivi e morti dove i morti escono improvvisamente dal buio per ricordare i vivi che sono stati e i vivi vivono dolorosamente il riaffiorare di questa memoria che comunque gli appartiene.
Le sorelle Macaluso inizia nel buio. Perfino le luci della ribalta sono quasi inesistenti, schermate da oggetti misteriosi che poi si riveleranno essere degli scudi di latta, imbracciati dai protagonisti per una battaglia che ci ricorda nelle movenze e nell’impianto il teatro dei Pupi. L’inizio e il finale sono quasi identici: una ragazza nella quasi oscurità danza mentre intuiamo che sul fondo del palcoscenico ci sono delle figure immobili; anche nel bellissimo finale c’è una danza che una delle sorelle, ormai morta, che ha sempre sognato di danzare, esegue per loro in piena luce per poi precipitare nell’ombra che ha inghiottito la famiglia. I Macaluso però sono dieci: un padre, una madre, sette sorelle, un giovane figlio di una di loro, che vorrebbe diventare grande come Maradona, innamorato del calcio, morto di calcio da ragazzo per uno “scherzo” del cuore. La coralità dello spettacolo è fortissima, eppure ogni personaggio spicca nella sua unicità con un corredo di gesti, di tic, di intonazioni. Le ragazze hanno caratteri diversi l’una dall’altra; il padre non ha né arte né parte perennemente alla ricerca di un lavoro per sbarcare il lunario e mantenere la numerosa famiglia: le figlie lo imitano, lo prendono in giro, lo insultano e in certi casi lo odiano e la madre che da morta di sicuro, da viva non sappiamo, balla abbracciata con il marito. Ma il punto centrale della narrazione è anche quello più drammatico: una gita al mare, tanto sognata dalla ragazze che si sono preparate con ansia – eccole pronte con i loro coloratissimi costumi da bagno – destinata a trasformarsi in una tragedia per la morte della sorella più giovane mentre le sopravvissute si rovesciano addosso le une con le altre, la colpa dell’accaduto.
Semplici e complesse, mai banali, con una superba direzione degli attori che recitano in palermitano strettissimo, Le sorelle Macaluso inseguendo la propria vita sull’onda delle parole della celebre canzone di Modugno Lu pisci spada, si snodano fra battibecchi e avidità, slanci e anatemi in un crescendo di tenerezze e durezze, affetto e ripulse a raccontarci una vita di persone “minime” eppure uniche.
Visto al Piccolo Teatro “P. Grassi” di Milano. Repliche fino al 18 maggio 2014
Le sorelle Macaluso
testo e regia Emma Dante
con Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier
luci Cristian Zucaro
armature Gaetano Lo Monaco Celano
organizzazione Daniela Gusmano
produzione Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National – Bruxelles, Festival d’Avignon, Folkteatern – Göteborg
in collaborazione con Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale