"Io, Nessuno e Polifemo" di Emma Dante

Io, Nessuno e Polifemo di Emma Dante

La regista palermitana ha inaugurato con il nuovo spettacolo ispirato ai miti della classicità la sua direzione del Ciclo di spettacoli presso lo storico teatro Olimpico di VicenzaMaria Grazia Gregori

L’andata in scena al Teatro Olimpico di Vicenza dello spettacolo di Emma Dante dedicato a Ulisse e Polifemo, fra i personaggi più famosi dell’epopea classica è, allo stesso tempo, un omaggio e una sfida al luogo straordinario in cui si svolge. Tutto è già evidente fin dal titolo del lavoro – Io, Nessuno e Polifemo – con cui Dante inizia la sua direzione artistica al Ciclo degli spettacoli classici di Vicenza, nato da un suo testo, un’“intervista impossibile” pubblicata nella raccolta “Corpo a corpo” per i tipi di Einaudi nel 2008.

L’omaggio ha più facce: è un omaggio a quel palcoscenico, alla classicità che richiede una certa “forma” rappresentativa, ribadito nel saluto finale, dopo i lunghissimi applausi, le spalle al pubblico, lo sguardo alla scena fissa dello Scamozzi, ai fantasmi che nei secoli l’hanno abitata. Anche la sfida ha più volti: la prima è già contenuta nel titolo, in quell’ “io” posto così, all’inizio. Perché la regista, qui anche interprete nel ruolo di se stessa che fa domande, orgogliosamente si pone da protagonista nei confronti di un mito, di una favola che vuole rileggere, capire, reinterpretare con il linguaggio che le è proprio. Eppure anche la sfida contiene, a ben vedere, un omaggio. Signora di una fisicità che privilegia spesso nei suoi spettacoli il linguaggio del corpo, il martellante inseguirsi di gesti più violenti di qualsiasi parola, Emma Dante qui punta parecchio su di una parola che mescola all’italiano i dialetti da sempre per lei linfa di una vera lingua in grado di dare musicalità anche all’inquieto rispecchiarsi di una drammaturgia “altra”.

Questa parola, questo dialogo, quel suo “io” personaggio sono scelti dall’interprete regista anche come autobiografica dichiarazione di un modo di vedere il teatro quasi fosse un viaggio dal buio alla luce, di una sua estetica (l’omaggio a Carmelo Bene “un morto che non si è ancora abituato all’eterno”), perfino di un suo narcisismo dimostrativo, un po’ provocatorio non sempre calibrato, ma sincero, dove si parla dei rapporti fra attori e personaggio alla ricerca di una profondità emotiva che non può disgiungersi mai dalla presenza dell’attore, dal suo “esserci” e dove Io Emma dichiara a Polifemo che l’interroga “Dante non è il mio nome ma il mio cognome”.

In Io, Nessuno e Polifemo Emma Dante mescola generi diversi: per esempio l’apparizione di Odisseo-Ulisse-Nessuno – petto nudo, abito scuro, puttaniere ma sostanzialmente fedele alla moglie, camminata da o’ malamente (bene interpretato da Carmine Maringola) – è accompagnata da musica disco eseguita dal vivo da una musicista e cantante (Serena Ganci) dark, vagamente sadomaso; le danzatrici in culottes e reggiseno, che portano con sé dei piccoli manichini disarticolati che poi lasceranno al proscenio, pronti a trasformarsi nel macabro pasto di Polifemo: una specie di coro che ci racconta, senza parole, alcuni momenti significativi della storia come la bellissima scena della tela tessuta da Penelope e dalle sue schiave che poi si trasforma in abito nuziale. Polifemo (l’ottimo Salvatore d’Onofrio) vestito di nero, apparentemente pietrificato,quasi sempre al centro del palcoscenico, fra invettive e lamentazioni narra della grotta oscura da cui tutti proveniamo e nella quale lo ha riprecipitato la cecità provocatagli da Nessuno e dai suoi compagni mentre dormiva ubriaco. Suo contraltare, in abito maschile nero e camicia bianca, capelli raccolti sulla nuca, ecco Io-Emma, mani in tasca insinuante e ragionatrice, mai indulgente che pone domande e incalza gli altri protagonisti a rivelare il senso vero della loro presenza, lì sulla scena.

A mano a mano che Io, Nessuno e Polifemo si snoda di fronte al pubblico, con la sua scia smitizzante di suggestioni, ci pare che in filigrana questo spettacolo, che certo non è uno dei grandi lavori di Emma Dante, ma che contiene molte suggestioni di un possibile nuovo itinerario dell’artista siciliana, sia un lavoro aperto, da mettere a punto, guidato dal desiderio della regista di regolare in qualche modo i rapporti fra la forte pulsione erotica dei personaggi, l’oscuro magma di un mondo arcaico e violento e una modernità spesso inquietante quando non bizzarra, nella ricerca di un equilibrio difficile da conquistare non solo per la donna e l’uomo ma anche nell’arte eppure non ancora definitivamente perduto.

Visto al Teatro Olimpico di Vicenza, nell’ambito del 67.mo Ciclo di spettacoli classici. Repliche il 19 e 20 settembre 2014

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Io, Nessuno e Polifemo
testo e regia di Emma Dante
interpreti Emma Dante, Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola, Federica Aloisio, Giusi Viceri, Viola Carinci
musiche eseguite dal vivo da Serena Ganci
costumi Emma Dante
scene Carmine Maringola
luci Cristian Zucaro
coreografie Sandro Maria Campagna
assistente alla regia Daniela Gusmano
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo

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