Sfrutta con abilità un tema noto, quello del rapporto vittima-carnefice, il testo concentrazionario del drammaturgo inglese Dennis Kelly, efficacemente messo in scena da Luca Ligato e interpretato da Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò – Maria Grazia Gregori
Un bunker, non sappiamo dove, dopo che tutto è già successo. Un bunker che ci riporta alla mente, perlomeno come ambientazione, il bunker di Beckett ma anche quello di Heiner Müller e perfino la stanza di Pinter. Un luogo fuori dal tempo, concentrazionario, dove tutto può essere possibile: la sopraffazione, l’inganno, qualche raro gesto di umanità subito cancellato. Qui il drammaturgo inglese Dennis Kelly, ha ambientato After the end, dopo la fine, scritto nel 2005, in questi giorni in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano.
Qui due ragazzi, Mark e Louise, stanno volontariamente rinchiusi. Anzi è lui – che per quel rifugio è stato preso in giro da tutta la compagnia al pub, dove la ragazza ricorda a malapena di essere stata -, a condurre lei, semisvenuta, tenendola fra le braccia. Il bunker è ermeticamente chiuso alla vita di fuori fatta esclusione di una botola da cui, talvolta, sembra filtrare qualche rumore.
Quando inizia lo spettacolo, che si snoda in quadri scanditi da scoppi di suoni, scopriamo i pochi arredi di quel luogo dove Mark ha pensato soprattutto alla sopravvivenza, con cibi in scatola e bevande. Ma nessun altro rapporto sembra possibile fra giù e su perché – sostiene Mark – tutto sopra è stato distrutto dall’esplosione nucleare che ha raso al suolo interi quartieri e ucciso non si sa quanta gente a partire dai loro amici. Anche la radio, che i due si palleggiano come un bene supremo, non funziona, e quindi i due ragazzi non sanno se qualcuno sia sopravvissuto. La situazione sviluppa una violenza a fior di pelle e una contrapposizione sempre più forte. Lui vorrebbe giocare per distrarsi, lei rifiuta. Lui ha slanci verso di lei che la ragazza rifiuta e lui per punizione le raziona il cibo e l’acqua ed è chiaro che la situazione senza sbocchi nella quale i sono rinchiusi a mano a mano che scorre il tempo porti a un’accentuazione dei conflitti, mettendo a nudo la parte peggiore e l’aggressività dei due personaggi.
È chiaro che Mark sia innamorato di Louise, mentre la ragazza vorrebbe fuggire lontano da quel tipo che le fa paura e di cui si sente prigioniera. Lui arriverà a incatenarle i piedi, lei a minacciarlo con un coltello: ormai il gioco è chiaro, tutto è falso, la verità è che lui voleva lei tutta per sé e che lei non ha mai voluto saperne di lui nella vita vera, quella che si svolge al di sopra di quella botola infernale. Prima che quel gioco sadomaso abbia termine vediamo i due protagonisti scambiarsi i ruoli. Talvolta è lei a subire (anche la violenza sessuale), talvolta è lui a trasformarsi in un essere reso pusillanime dal coltello che lei tiene in mano, fino a quando, improvvisamente, tutto piomba nel buio e nel silenzio.
Quando torna la luce, lui è chiuso nella cella di un carcere dove lei viene a fargli visita, a raccontargli come per lei sia molto difficile liberarsi dalla situazione al limite che hanno vissuto nel bunker, lui si aspetta che lei gli chieda di farsi fuori, di sparire… Finale aperto: non sappiamo che cosa succederà anche se l’improvvisa risata di lei fa pensare se non proprio a un lieto fine a una sospensione del dolore e del ricordo di quell’atroce esperienza.
Tema spesso frequentato quello del rapporto vittima-carnefice sia pure a ruoli alterni, e il testo concentrazionario di Kelly, che pure è efficace e abile, non illumina fino in fondo i recessi più segreti di questo gioco al massacro per due. È indubbio però che After the end sia un buon supporto per un teatro che punta molto sulla fisicità e sulla velocità della risposta anche fisica – il che presuppone una perfetta sincronia di tempi – allo snodarsi degli avvenimenti che il regista Luca Ligato sa cogliere e sviluppare con forte aderenza al linguaggio e alle tematiche dell’autore.
Notevole è poi il lavoro degli e sugli attori che sono Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò: lui che vorrebbe la ragazza tutta per sé e che dalla fissazione buona passa con bravura alla crudeltà; lei che prima gioca con questo ragazzo come il gatto con il topo per poi essere travolta dalla sua violenza ma perfidamente pronta a rigettargliela addosso in un crescendo che cattura lo spettatore. Da vedere.
Visto al Teatro Elfo Puccini di Milano. Repliche fino al 27 maggio 2015
After the end
di Dennis Kelly
traduzione Monica Capuani
regia Luca Ligato
scenografia Giovanna Angeli
costumi Carla Goddi
musiche originali Eon
con Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò
disegno luci Alessandro Tinelli
produzione Alrauneteatro