In cui ci si interroga sul gender, si lanciano crociate preventive, si pratica il funambolismo lessicale e ci si domanda: “Perché la ‘tregua’ estiva è durata così poco quest’anno? Buono o cattivo segno? – Renato Palazzi
My other life è un video-progetto realizzato dall’artista svizzero Mats Staub nel programma di Short Theatre, a Roma, o di altri festival in vari Paesi. Davanti a una telecamera, chiede a una serie di visitatori quale nome ciascuno di loro avrebbe ricevuto se fosse stato di sesso diverso, e li invita a riflettere brevemente su come sarebbe stata quest’altra loro vita. Il nome che avrebbero potuto o voluto avere appare scritto accanto ai volti. Il fenomeno sorprendente è che il signore che si sarebbe chiamato Claudia o la signora che si sarebbe chiamata Francesco, dopo avere enunciato questo nome che appartiene a un’esistenza ipotetica, per un attimo ai nostri occhi sembra davvero incarnare qualcosa di invisibile e segreto che traspare dalla sua anima o dalla sua fisionomia, qualcosa che rimanda sottilmente a quella Claudia o a quel Francesco.
Dopo il ballerino nudo di Santarcangelo, le presunte provocazioni blasfeme di Angélica Liddell nella Prima lettera di San Paolo ai Corinzi (foto), in scena venerdì 18 e sabato 19 all’Olimpico di Vicenza, hanno suscitato le proteste preventive dei benpensanti. Ancora una volta, come fu per Romeo Castellucci all’epoca di Sul concetto del volto nel figlio di Dio, ci si scandalizza su qualcosa che non si è visto, per sentito dire. Come sempre, uno spettacolo può essere bello o brutto, efficace o meno, ma l’idea di un’offesa al pudore o alla fede è del tutto aleatoria. Varrebbe la pena di ricordare che l’ultra-cattolico Testori, nel suo straziante In exitu, equiparava lo sperma ricevuto in bocca dal prostituto Riboldi Gino nei cessi della stazione all’ostia della prima comunione. L’accostamento era crudo, ma nessuno si era sognato di trovarlo blasfemo.
Nel loro irresistibile Drammatica elementare, i fratelli Diego e Marta Dalla Via stanno creando degli ingegnosi tautogrammi teatrali fatti di dialoghi e monologhi le cui parole iniziano tutte con la stessa lettera. Peccato che il suo completamento richieda tempi lunghi, e che l’eventuale versione integrale sia forse destinata a durare ore e ore. Sentite come illustrano uno squarcio di storia patria che va dagli anni di piombo a Tangentopoli, usando solo vocaboli in P: «partito parrocchiale possiede prolungatamente primato parlamentare. Poi, progressiva putrefazione politica provoca protesta pubblica piazza. Proposta proletaria prelude plumbeo periodo: pistole, pallottole, pestaggi, poliziotti, polvere pirica pressata, pirotecnici plichi postati per provocare pressioni. Papocchio prosegue. Pm palmi puliti promettono punizioni per politici prezzolati».
È proprio vero che – signora mia! – non ci sono più le mezze stagioni. Non si era mai visto un settembre così affollato di spettacoli ed eventi: le rassegne, Short Theatre, Festival dei Vulcani, Terni, Benevento, Romaeuropa, Torinodanza, Quartieri dell’Arte, Le vie dei festival, l’Olimpico di Vicenza, Contemporanea di Prato, si sono moltiplicati e concentrati nello stesso periodo, le stagioni dei teatri cominciano sempre prima. Il risultato è che un mese tradizionalmente piuttosto pigro, caratterizzato in genere da una lenta ripresa dell’attività, sta proponendo un calendario vertiginoso, in cui è persino difficile districarsi. Calcolando che anche in agosto gli appuntamenti si sono protratti più a lungo, la tregua estiva è durata un attimo. Sarà il segnale di una dirompente vitalità creativa, o l’effetto di un aumentato grado di competizione fra le realtà teatrali?