In cui si narra del tifo da stadio suscitato da un bravo attore-autore, si onora un noto festival romagnolo che ha appena ricevuto un importate premio europeo e si tratta della specie in pericolo del critico teatrale, fra sogni e realtà – Renato Palazzi
Colpiti dalla bravura di Mario Perrotta (foto) dopo averlo visto impegnato in uno spettacolo – Emigranti Express – presentato in una casa privata della Val Tidone, per un pubblico di amici, alcuni spettatori di quelle zone si sono raccolti in un gruppo organizzato per andare ad assistere a Piacenza al suo Milite ignoto, ospite della rassegna “Lultimaprovincia Teatro Festival”. Nel cortile del Palazzo Farnese, sede della rappresentazione, si sono presentati una sessantina di ammiratori debitamente armati di uno striscione con la scritta “Mario Perrotta Piacenza Val Tidone Fan Club”. La foto dell’avvenimento, pubblicata dall’attore nella sua pagina Facebook, sta raccogliendo continue adesioni, tanto da suggerirsi come un efficace strumento promozionale. A questo punto Perrotta può dire di essere davvero l’unico, fra i protagonisti del teatro italiano, ad avere le schiere di tifosi al seguito.
Un autore-regista che non conosco, Niccolò Matcovich, rivela nella sua pagina Facebook che gli sono apparso in sogno due volte telefonandogli sotto lo pseudonimo di Massimo Capicchio, per dirgli che la vita è bella e fare teatro ancora di più. In un periodo in cui decretare l’inutilità della critica e dei critici è abitudine consolidata, la testimonianza di Matcovich è un segnale incoraggiante: significa che serviamo ancora a qualcosa, anche se solo a livello onirico, e a fini puramente consolatori. Entrare nei sogni dei teatranti per comunicare direttamente con loro, saltando il noioso passaggio della recensione, potrebbe aprire d’altronde alla categoria prospettive interessanti. Per il controllo consapevole dei sogni, consultare Lucido di Rafael Spregelburd.
Se si va avanti così, con i giornali che continuano a decurtare i compensi dei collaboratori, tra poco l’apparizione in sogno sarà l’unico modo che avrà il critico per manifestarsi a chi fa spettacoli: la scelta che rischia infatti di proporsi sarà tra lavorare gratis, come già molti fanno, o abbandonare del tutto l’attività, con grande soddisfazione – immagino – di coloro che si affannano a considerare la critica ormai morta e sepolta. A quel punto, però, sarebbe forse più opportuno che fosse Matcovich ad apparire a me, sotto lo pseudonimo di Massimo Capicchio, per confortarmi e farmi sapere che la vita è bella anche se non si viene più pagati per scrivere recensioni. Altrimenti, come suggeriva una visitatrice della sua pagina, resta sempre la possibilità di giocarsela al Lotto.
Il Festival del Teatro in Piazza di Santarcangelo ha vinto a Parigi un importante riconoscimento, l’EFFE Awards 2015-2016, un premio europeo recentemente istituito. La rassegna romagnola si è imposta fra un migliaio di altre concorrenti che fanno capo a 31 diversi paesi. Senza nessun intento di fare il tifo per la manifestazione diretta da Silvia Bottiroli, questa circostanza – in un momento per tanti aspetti complicato per il teatro italiano – fa piacere. Fa piacere perché conferma l’impressione, più volte espressa, che il programma di quest’anno, con le creazioni di tanti artisti innovativi come Milo Rau, Amir Reza Koohestani, Arkadi Zaides, fosse particolarmente denso e interessante. E fa piacere perché suona come un’indiretta risposta alle polemiche e agli attacchi, davvero pretestuosi, che avevano fatto seguito allo spettacolo del coreografo Tino Sehgal.