Se Lear è re e anche regina

La pluripremiata Silvia Pasello protagonista dell’adattamento da Shakespeare di Roberto Bacci e Stefano Geraci in scena a Pontedera. A Milano, Claudio Autelli dirige “L’inquilino del terzo piano” di Topor, mentre Roberto Saviano e Mimmo Borrelli sono insieme sul palcoscenico in “Sanghenapule”. A Fano, la coppia Malosti-Impacciatore in “Venere in pelliccia” di Ives e infine Elena Bucci e Marco Sgrosso in una rivisitazione del mito in “La canzone di Giasone e Medea” a BresciaRenato Palazzi

È un Lear (foto) affidato a un’attrice, la pluripremiata Silvia Pasello, quello che va in scena venerdì primo aprile al Teatro Era di Pontedera: ma è un Lear né uomo né donna, precisa il regista Roberto Bacci, autore, con Stefano Geraci, dell’adattamento drammaturgico, un emblema dell’umanità e dello smarrimento in cui l’individuo precipita quando si spoglia della sua identità pubblica, dei suoi ruoli sociali e famigliari, per cercare di diventare semplicemente se stesso. Lo spettacolo di Bacci gioca su questa divaricazione, accostando ai personaggi shakespeariani delle entità mascherate che sono le loro ombre, i loro “doppi”.

Roland Topor, pittore, illustratore, letterato francese morto nel ’97, fondatore con Alejandro Jodorowsky e Fernando Arrabal del movimento surrealista Panico, è l’autore del romanzo L’inquilino del terzo piano, da cui Roman Polanski ha tratto uno dei suoi film più inquietanti. Questo testo, incentrato sul nuovo abitante di un appartamento, convinto che l’intero condominio stia complottando nei suoi confronti, viene trasposto in palcoscenico da uno dei registi più interessanti della generazione dei quarantenni, Claudio Autelli. Lo spettacolo, nato da un originale progetto di crowdfounding, è in programma da venerdì primo aprile al Teatro Litta di Milano.

Ancora Polanski va necessariamente citato per Venere in pelliccia, la pièce di David Ives che ne ha ispirato l’omonimo film: l’azione è incentrata sui provini che un regista sta facendo per mettere in scena il celebre racconto di Leopold Von Sacher-Masoch, e sul particolare rapporto di potere che si crea tra lui e un’attrice all’apparenza volgare e inadeguata, ma pronta a rivelarsi una forza della natura. Ad affrontare il testo, da venerdì primo aprile al Teatro della Fortuna di Fano, è Valter Malosti, che ne è anche protagonista con Sabrina Impacciatore, nel ruolo che era stato sostenuto sullo schermo da una magnetica Emmanuelle Seigner.

Roberto Saviano e Mimmo Borrelli sono due artisti dallo stile assai diverso, legati l’uno alla nuda evidenza della cronaca, l’altro alla potenza dell’invenzione linguistica, assimilati solo dalla comune appartenenza napoletana. Può, l’inedita coppia, integrare i propri sguardi, le proprie chiavi di scrittura? In Sanghenapule, da martedì 5 al Teatro Grassi di Milano, Saviano e Borrelli, insieme alla ribalta, per la regia di quest’ultimo, raccontano una storia della propria città attraverso i secoli partendo dalla figura simbolica del suo protettore, San Gennaro, oggetto di un culto quasi pagano, «tra celeste e sotterraneo», come affermano gli autori-interpreti.

Elena Bucci e Marco Sgrosso si interrogano sul mito di Medea e di Giasone, sul senso da dare alla loro sanguinosa vicenda, riconsiderando ragioni e torti dei personaggi così come affiorano dalle varie versioni che ne sono state fornite nel tempo: La canzone di Giasone e Medea, lo spettacolo che propongono da martedì 5 al Teatro Santa Chiara di Brescia, accosta autori di epoche diverse, da Euripide a Seneca, da Apollonio Rodio a Franz Grillparzer a Jean Anouilh per confrontare le parole antiche con temi della nostra realtà odierna, i diritti degli esuli, la perdita di radici, la difficile convivenza tra etnie e culture differenti.