Scritta dal premio Pulitzer Ayad Akhtar, la pièce è stata curiosamente presentata contemporaneamente in Italia da due diversi cast. In quello diretto da Martin Kušej, spicca uno stellare Paolo Pierobon, in ottima compagnia – Maria Grazia Gregori
Una stanza dalle pareti bianche e sghembe – casa o studio poco importa – è il “luogo” di Disgraced, premio Pulitzer 2013, in scena al Teatro Carignano di Torino, scritto dal quarantasettenne Ayad Akhtar, figlio di pakistani emigrati negli States. Ambienti e situazioni “liberal”, New York, coppie miste. Un avvocato, Amir, che figlio di una coppia di musulmani pakistani, ma nato in America, pensa di avercela fatta e sua moglie Emily, americana al cento per cento, “wasp”, pittrice, formano la prima coppia; la seconda ha il suo baricentro in Isaac, mercante d’arte e gallerista, un piacione ebreo che si accompagna a Jory, bella ragazza di colore, arrampicatrice sociale che spera di fare carriera e che lavora nello stesso studio legale di Amir.
È una finta commedia salottiera Disgraced: in realtà la buona educazione, il blablabla finto intellettuale, nascondono qualche inganno, molte ombre. Soprattutto per Amir che sente la difficoltà di convivere con le sue radici e che confusamente capisce che potrebbero precludergli possibilità di carriera mentre Emily vagamente snob, affascinata dalla cultura islamica, ossessionata dalla grandezza di Velasquez e soprattutto da un quadro, “Ritratto di Juan de Pareja” al quale intende ispirarsi per ritrarre Amir, che in effetti sta posando per lei e che ci appare di spalle, con indosso un paio di mutande nere, mentre sta parlando al telefono, pensa solo alla possibilità di esporre i suoi quadri che Isaac le garantisce. Questo luogo/casa, il cui pavimento è coperto di scaglie nere di carbone che producono una gran polvere quando i personaggi si muovono o si agitano, è in realtà un ring in cui lottare affrontandosi senza esclusione di colpi e di parole come marionette un po’ impazzite rese inutili dal loro vuoto. Se infatti la coppia in visita formata dal gallerista alla moda Isaac che veniamo a sapere ha avuto una storia (forse finita) con Emily e la sua ambiziosa compagna che non solo scalzerà allo studio legale, in cui entrambi lavorano, Amir dal suo ruolo prendendogli il posto che l’uomo considera suo, sembra muoversi con grande sicurezza non succede la stessa cosa non tanto per Emily che se la caverà quanto per Amir che sente pesare su di sé non solo la sua condizione di figlio di emigranti ma anche il fatto di essere musulmano in tempi in cui a ogni passo si teme il pericolo terrorista. A dare alle cose il suo giusto significato è Abe, nipote di Amir che vorrebbe che lo zio prendesse le difese di un iman accusato di terrorismo, ma l’uomo non lo farà, non sappiamo se per paura di cadere nel gran calderone dei sospetti o per un ancestrale rifiuto della violenza.
Teatro di parola all’ennesima potenza, Disgraced può contare in Italia su due prime contemporanee, una a Genova al Teatro della Tosse con la regia di Jacopo Gassmann e questa di Torino, dove è stato messo in scena da Martin Kušej, direttore dello Staatsschauspiel di Monaco e prossimo direttore del Burgtheater di Vienna che lo ha costruito come un quadro astratto pronto però a incrinarsi, sorprendendoci, nella sovreccitazione dei comportamenti fisici (i due uomini si scazzottano addirittura) di grande impatto emotivo dei personaggi. Scelta non facile quella del regista, resa possibile da una direzione attenta degli attori impegnati fino allo spasimo in uno spettacolo che mescola distanza e fisicità dirompente.
Eccezionale per maturità, mezzi espressivi, senso del proprio “esserci” Paolo Pierobon (stellare addirittura) ha costruito un’interpretazione di grande spessore, maturità e presenza scenica. Notevole anche il risultato di Fausto Russo Alesi, che ha dato un senso al ruolo non facile di Isaac. Anna Della Rosa si è misurata con un ruolo diverso da quelli che le hanno dato successo in teatro. Ho l’impressione che abbia dovuto battagliare con il personaggio di Emily per renderlo nella sua ambiguità non priva di paure nascoste, dietro un’apparente sicurezza che ha arricchito con una svagata, infantile femminilità. Da ricordare anche la buona prova di Elia Tapognani (Abe, nipote di Amir) e la Jory di Astrid Meloni. Da vedere.
Visto al Teatro Carignano di Torino. Repliche fino al 20 ottobre 2017. Foto di Andrea Macchia
Disgraced
di Ayad Akhtar
traduzione di Monica Capuani
regia Martin Kušej
con Paolo Pierobon, Anna Della Rosa, Fausto Russo Alesi, Astrid Meloni, Elia Tapognani
scene Annette Murschetz
costumi Heide Kastler
musiche Michael Gumpinger
luci Fabrizio Bono, Daniele Colombatto
assistente alla drammaturgia Milena Massalongo
assistente alla regia Karla Traun
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale con il sostegno di Fondazione CRT