Atti osceni

Dopo l’esordio estivo a Spoleto, debutta a Milano la pièce di Moises Kaufman diretta da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia sui processi per omosessualità subiti da Oscar Wilde. Al via a Cagliari “Quasi Grazia”, la pièce diretta da Veronica Cruciani con Michela Murgia, tratta dal romanzo di Marcello Fois. Meritata ripresa a Roma di “Copenaghen” di Michael Frayn, con Lojodice, Orsini, Popolizio. Ancora a Milano, per “Danae Festival” e “Uomini e no” di Vittorini, diretto da Carmelo RificiRenato Palazzi


Dopo la “prima” dello scorso luglio al Festival di Spoleto, arriva da venerdì 20 all’Elfo Puccini di Milano Atti osceni (foto), il testo dell’americano Moises Kaufman sui tre processi nei confronti di Oscar Wilde, realizzato da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Accanto a Giovanni Franzoni, nei panni dello scrittore, altri otto attori danno voce a giudici, giornalisti, amici, testimoni. Lo spettacolo apre un “progetto Wilde” che proseguirà dal 17 novembre con L’importanza di chiamarsi Ernesto, regia degli stessi Bruni e Frongia, e dal 21 novembre con la ripresa della lettura da parte di Bruni del Fantasma di Canterville. Domenica 3 dicembre si potranno seguire i tre spettacoli in un’unica filata.

Si intitola Quasi Grazia il romanzo che lo scrittore sardo Marcello Fois ha dedicato alla sua illustre conterranea Grazia Deledda, l’unica donna italiana insignita del premio Nobel per la letteratura. La regista Veronica Cruciani ne ha ricavato uno spettacolo per il Teatro di Sardegna, in scena da venerdì 20 al Teatro Massimo di Cagliari. La peculiarità della proposta consiste nel fatto che il ruolo della protagonista – colta in alcuni momenti cruciali della sua vita – è affidato non a un’attrice professionista, ma a un’altra scrittrice di oggi, Michela Murgia, sarda come la Deledda e attivista per i diritti delle donne.

La Milano scossa dalle convulsioni degli ultimi mesi dell’ocupazione nazi-fascista, le azioni dei giovani partigiani che per le vie della città si battono mossi dalle proprie passioni e dai propri ideali: Uomini e no, il romanzo di Elio Vittorini, approda al palcoscenico nell’adattamento di Michele Santeramo e con la regia di Carmelo Rifici, che dirige un gruppo di neo-diplomati della scuola del Piccolo Teatro, tutti più o meno della stessa età dei personaggi, in una sorta di confronto generazionale a distanza. È interessante questo ritorno di interesse nei confronti di Vittorini, un intelettuale che ebbe un ruolo fondamentale nella cultura italiana del dopoguerra, ma che forse ultimamente è stato messo un po’ da parte. Lo spettacolo debutta martedì 24 al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano.

Da martedì 24 al Teatro Out Off e in altre sedi si svolge la diciannovesima edizione del Danae Festival, che negli anni ha molto contributo ad aprire gli orizzonti del pubblico milanese. Fra gli artisti in programma, il performer svizzero Marco Berrettini, Milena Costanzo col suo nuovo “studio” su Simone Weil, il Lenz Teatro di Parma con Daphne, dalle Metamorfosi di Ovidio, Città di Ebla con La metamorfosi di Kafka, interpretato da Alessandro Bedosti. Da quest’anno c’è una sezione dedicata ai giovanissimi, che comprende Pink for girls & Blue for boys, un lavoro di Tabea Martin sull’identità di genere, e un progetto formativo del Teatro delle Moire e Città di Ebla per studenti delle superiori.

La ripresa di certi spettacoli considerati mitici rischia sempre di suscitare qualche delusione, ma nel caso di Copenaghen credo si vada sul sicuro: l’avvincente thriller scientifico di Michael Frayn sul misterioso incontro, realmente avvenuto in Danimarca nel 1941, fra due pionieri della ricerca sull’atomo, Werner Heisenberg e il suo ex-maestro Nils Bohr, uno al servizio della Germania nazista, l’altro sul punto di fuggire negli Stati Uniti, ha dato vita a una collaudatissima messinscena firmata nel 2001 da Mauro Avogadro, e già altre volte riproposta, mentre i tre straordinari interpreti sono gli stessi, Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice. Da martedì 24 al Teatro Argentina di Roma.