Strappa applausi la prova di Giulia Lazzarini nella pièce scritta e diretta da Claudio Tolcachir, ben coadiuvata in questa versione tutta italiana della caustica commedia che gioca su più piani: finto realismo, teatro dell’assurdo e un profondo gusto di ribaltare il quotidiano trasformandolo in grottesco – Maria Grazia Gregori
Giulia Lazzarini è un’attrice che quando entra in scena sembra quasi che il pubblico respiri con lei, che si adatti ai suoi ritmi lenti, alla sua figurina fragile per poi lasciarsi andare a un applauso liberatorio che in gergo teatrale si dice “ applauso di sortita”, spontaneo, senza bisogno di claque. È successo qualche sera fa al Piccolo Teatro Grassi, proprio sul palcoscenico dove ha interpretato i suoi più grandi successi, alla prima di uno spettacolo del Teatro di Roma, Emilia, dell’argentino Claudio Tolcachir messo in scena dallo stesso autore che proprio al Piccolo, qualche anno fa, lo aveva presentato con il suo gruppo Timbre4 con grande successo.
Emilia è un testo ironico, tenero, ma anche crudele che racconta di una famiglia scelta come simbolo di una certa società irrimediabilmente in crisi, allora tipico della vita argentina e che oggi ci è facile riconoscere in quella italiana. La famiglia allargata attorno alla quale gira la storia – Walter il capofamiglia incapace a tutto, Carolina sua moglie, Leo figlio di lei – ci viene mostrata in un momento apparentemente felice della sua vita coronato dall’arrivo nella casa nuova ci si dice più grande e più bella ma che, fin dall’inizio, ci sembra provvisoria: vestiti, pacchi,oggetti, mucchi di coperte, tutto sbattuto in terra alla rinfusa.
Qui Walter arriva con la sua vecchia “tata” Emilia (Tolcachir ci racconta di avere avuto presente come modello la donna che lo ha accudito quando era bambino) che lo ha allevato fino ai tredici anni (ma faceva ancora la pipì a letto) per essere poi licenziata e ridotta, senza un soldo, a vivere con dei barboni vicino a una chiesa dove lui la ritrova per caso. Walter vuole farle conoscere la sua famiglia e la donna con la sua sensibilità si rende ben presto conto che lì non funziona nulla: lui è incapace di gestire qualsiasi cosa, qualsiasi responsabilità; la moglie si muove come in catalessi, allergica ed estranea a tutto; il ragazzo è felice solo quando può suonare lo xilofono che, però, non tranquillizza le sue prime inquietudini sessuali. Tutti sono inchiodati a una totale infelicità incapaci non solo di sentire e di dare amore, ma perfino un barlume di tenerezza.
Alla sinistra della scena delimitata da pareti con una porta sul fondo dalla quale entrano i personaggi, un uomo seduto al buio, fuori campo, sembra osservare di nascosto quanto avviene lì dentro per poi apparire all’improvviso: è Gabriel, l’ex marito di Carolina, l’unico che vive davvero nella quotidianità di cui percepisce, per averla provata sulla propria pelle, l’infelicità e l’inutilità a doppio taglio dei sentimenti. Eppure dopo aver trovato lavoro e una casa arriva lì a riprendersi il figlio e anche l’ex moglie che non l’ha mai dimenticato e che è pronta a seguirlo. Ovvio che tutto precipiti quando la realtà si presenta nella sua irrimediabile verità: Walter ucciderà la moglie per non perderla e come ultimo, estremo gesto d’amore Emilia, che ha compreso fino in fondo il vero e proprio gioco al massacro di quella famiglia, se ne prenderà la responsabilità.
Emilia è un testo non facile che gioca su più piani: un finto realismo, una certa aria di teatro dell’assurdo e un profondo gusto di ribaltare il quotidiano trasformandolo in grottesco. Dirigendo attori italiani, di diversa formazione, Tolcachir, che con Spregelburd e Veronese ha svecchiato il teatro argentino, mi sembra abbia scelto una linea più intimista se non proprio malinconica, segnata da un’umanità tenera e leggera con qualche punta ironica, costruendo uno spettacolo intorno e per Giulia Lazzarini per la quale ogni aggettivo rischia di essere superfluo visto la grande attrice che è. Buona la prova di Sergio Romano (Walter) e Pia Lanciotti (Carolina) riesce alla fine a trovare una sua verità. Ma vorrei ricordare anche Paolo Mazzarelli e Josafat Vagni.
Visto al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Repliche fino al 29 ottobre 2017. Foto Achille Le Pera
Emilia
scritto e diretto da Claudio Tolcachir
traduzione Cecilia Ligorio
con Giulia Lazzarini (Emilia), Sergio Romano (Walter), Pia Lanciotti (Carolina), Josafat Vagni (Leo), Paolo Mazzarelli (Gabriel)
scene Paola Castrignanò
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale