Il viaggio, straordinario e ordinario a un tempo, di una nonna con la sua nipotina da Mosul a Stoccolma. L’ha scritta Stefano Massini e la porta in scena Ottavia Piccolo, che con rara dedizione, con semplicità e passione, ci racconta una delle tante storie di questo inizio di millennio dolente in cui viviamo – Maria Grazia Gregori
È in scena in questi giorni al Piccolo Teatro Grassi uno spettacolo che non è facile definire. È un fiume in piena che scende talvolta lento, talvolta tumultuoso verso la platea, è qualcosa che racconta del nostro mondo di oggi opulento e straccione a un tempo, di fatti che avvengono lontano da noi – almeno così crediamo –, che è poi un modo di mettersi in pace con la coscienza. È un racconto epico di poveri cristi, degli ultimi delle terra, che può sembrarci quasi impossibile se non ci fossero i giornali, almeno quelli più accorti a informarci e le televisioni non raccontassero continuamente fatti di ordinario orrore.
Occident Express è il titolo di questo testo – che ha qualche anno ma per noi è nuovo – che Stefano Massini ha derivato dalla storia di una migrante dai territori orientali della guerra continua e di un’apocalisse generale che coinvolge quella parte del mondo. Nato come richiesta all’autore di scrivere qualcosa su questo fatto di cronaca, si è andato via via trasformando in racconto tragico di una vita allo sbando, di una famiglia distrutta e di una nonna, Haifa, rimasta viva nell’ennesimo bombardamento insieme alla sua piccola nipotina e del loro andare da Mosul a Stoccolma. Entrambe ferocemente legate alla vita, entrambe protagoniste di una traversata di mondi, visi, storie diverse alla ricerca di un’apparentemente possibile non dico felicità ma possibilità di vita: quel grido spesso muto degli esseri umani che arrivano da dovunque, sballottati qua e là, in balia di essere feroci, del loro umanissimo ma difficilissimo eroismo, per riuscire a sopravvivere, costi quello che costi.
Il testo di Stefani Massini credo voglia raccontare, voglia commuoverci, dirci cose vere senza volerci aprire il cuore, perché si sa che il cuore c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Non ci sono personaggi sul palcoscenico del Teatro Grassi dove si racconta la storia amara, violenta, triste ma vittoriosa di Haifa Ghemal e della sua nipotina, C’è una pedana, ci sono degli strumenti musicali, e dei bravissimi musicisti. E c’è una donna castamente vestita, che è poi Ottavia Piccolo. È lei che fa tutte le voci, che racconta tutte le storie, l’andare e il venire contro ogni possibilità di salvezza. E lo fa proprio lei, Haifa donna che, dicevano i suoi, “è nata per stare ferma”. Con lei passiamo attraverso bombardamenti, morti, improvvise sparizioni di compagni di strada piccoli e grandi, che se ne vanno senza lasciare traccia. Peregriniamo con lei per luoghi abbandonati e povertà, fra ruberie e feroci uccisioni a sangue freddo perché in questo sabba non conta neppure avere la stessa religione, sei un nemico e basta. E andiamo con lei in luoghi irrespirabili, con il tenero fardello delle nipotina che immaginiamo attaccata sempre a lei, passiamo il mare arriviamo in terraferma.
Grecia, Macedonia, su su fino al muro alto un metro che impedisce l’entrata in Ungheria. Si resiste, si va avanti, perché anche un piccolo spazio nel buio e nel fetore dove rincantucciarsi è una fortuna, mentre i compagni di Haifa sono sempre di meno e finalmente ecco concretizzarsi il sogno di andare al nord, a Stoccolma. Qui finisce questo viaggio epico di una donna e di una bambina e di tanti poveracci come loro che ce l’hanno fatta.
Attrice sensibile e attenta alle cose del mondo in cui vive con consapevolezza, prendendosi anche dei rischi, Ottavia Piccolo non fa di questo racconto un esercizio di stile, ma si mette al suo servizio con una dedizione rara. Circondata, sostenuta delle belle musiche di Enrico Fink suonate dall’Orchestra multietnica di Arezzo con semplicità e passione ci racconta quasi con pudore questa storia, una delle tante storie del millennio in cui viviamo.
Visto al Piccolo Teatro “Paolo Grassi” di Milano. Repliche fino al 21 ottobre 2018. Foto Botticelli
Occident Express
(Haifa è nata per star ferma)
scritto da Stefano Massini
uno spettacolo a cura di Enrico Fink e Ottavia Piccolo
con Ottavia Piccolo e l’Orchestra Multietnica Di Arezzo: Gianni Micheli clarinetti e fisarmonica; Massimo Ferri oud, cümbüs, bouzouki, chitarra; Luca Roccia Baldini basso e contrabbasso; Mariel Tahiraj violino; Leidy Natalia Orozco viola; Maria Clara Verdelli violoncello; Massimiliano Dragoni salterio e percussioni; Enrico Fink flauto
musica composta e diretta da Enrico Fink
disegno luci Alfredo Piras
produzione Teatro Stabile dell’Umbria/Officine della Cultura