“Peperoni difficili”, la nuova convincente prova di Rosario Lisma, con una sensitiva Anna Della Rosa, mantiene un che di antico nella forse eccessiva verbosità centrale. Ma affronta con la giusta misura di ironia e inquietudine l’autenticità del vivere – Maria Grazia Gregori
C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico, sul palcoscenico della sala piccola, piena come un uovo, del Salone Franco Parenti dove si rappresenta Peperoni difficili, nuovo testo di Rosario Lisma qui anche attore e regista, il cui titolo nasce da una complicata ricetta africana per preparare dei peperoni ripieni.
In scena, a diretto contatto con gli spettatori, calati nelle ombre e nelle luci della cucina dell’appartamento di un giovane prete nella canonica di una piccola città di provincia, in un continuo andare e venire, ci sono: Giovanni, prete pieno di entusiasmo anche nel sostenere gli amici e i parrocchiani; un bidello, Filippo, amico d’infanzia del parroco, abbandonato dalla moglie, allenatore di calcio dei ragazzini della parrocchia; suo fratello Paolo, bancario, intelligente e iperattivo, spastico senza apparentemente avere la coscienza di esserlo; la sorella del prete, Maria, bella ragazza, arrivata all’improvviso dalla missione in Africa dove è a lungo vissuta per starsene un po’ tranquilla a vivere quel ripensamento che sembra avere influito non solo sulla sua vita ma anche sulla sua vocazione. In questa cucina all’improvviso succede qualcosa che dà fuoco alle polveri: il ragazzo spastico si innamora della ragazza, ma ne è respinto. Tutti si confrontano, criticando gli uni il comportamento degli altri, mettendo a nudo grettezze, idiosincrasie, gelosie, difficoltà. In questa improvvisata comunità che all’inizio sembra avere i numeri giusti per dare vita a una forte condivisione degli stessi bisogni spirituali, cementati da un autentico affetto, tutto sembra andare a gambe all’aria.
A fare detonare le diversità, le contrapposizioni c’è l’osservazione della ragazza che, non amando le mezze misure, convinta di non potere mai attingere alla santità, non rinuncia però a porre all’attenzione degli altri temi “pericolosi”: per esempio il chiedersi se la verità abbia un valore assoluto in sé e proprio per questo debba sempre essere detta. La verità, insomma, va cercata a qualsiasi costo perché è negativo mentire a fin di bene. Questo tema innesca una discussione a non finire a livello filosofico all’interno del gruppo basata sulle opposte riflessioni di Agostino d’Ippona e Tommaso d’Aquino in un crescendo quasi autodistruttivo.
La fine della storia, ispirata a una vicenda vera, non coincide però con un modo, per così dire “rivoluzionario”, di conoscere e di comportarsi e il sottotitolo della commedia “la verità chiede di essere conosciuta” resterà del tutto disatteso perché il bancario spastico preferirà cullarsi nel fatto che di questa sua malattia non ci si accorge, il prete gli confermerà che è così, il fratello continuerà a vivere nella sua personale infelicità e, quanto alla ragazza, certamente non sarà mai santa.
Nuovo e antico scrivevo all’inizio. Nuovo come il testo che Rosario Lisma, attore conosciuto sia in teatro che in cinema (è fra i protagonisti di “La mafia uccide solo d’estate” di Pif), ha scritto mescolando ironia, sorriso e un’inquieta aspettativa. Vecchio perché il modo in cui il tema è trattato nella parte centrale – quella filosofica – riporta alla memoria una certa drammaturgia d’antan e soprattutto un profluvio di parole mentre alla commedia gioverebbero dei tagli ragionati.
Buona l’interpretazione degli attori fra i quali spicca la sensitiva, bravissima Anna Della Rosa, fra le protagoniste di “La grande bellezza”, che è Maria, equamente divisa fra il desiderio di assumere su di sé ogni colpa e ogni lode. Le fa da contraltare il sacerdote non esente da dubbi del bravo Rosario Lisma, affiancato dalle convincenti prove di Ugo Giacomazzi (Filippo) e di Andrea Narsi (Paolo).
Visto al Teatro Franco Parenti di Milano. Repliche fino al 23 e dal 27 marzo al 2 aprile
Peperoni difficili
(la verità chiede di essere conosciuta)
con Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi, Rosario Lisma e Andrea Narsi
scene e costumi Eleonora Rossi
luci Paola Tintinelli e Luigi Biondi
musiche Gipo Gurrado
regia Rosario Lisma
assistente alla regia Sofia Sironi
assistente scene e costumi Chiara Luna Mauri
produzione Teatro Franco Parenti in collaborazione con Jacovacci e Busacca