Il breve spettacolo-performance di InQuanto Teatro è giocato sul filo del paradosso (anche spazio-temporale). Con una sola certezza: il futuro non sarà umano – Enzo Fragassi
Sprizza freschezza e giovanile voglia di fare, di “sporcarsi le mani” con l’arte teatrale, Abba-Bosch, lo spettacolo di InQuanto Teatro – sviluppato in collaborazione con i più noti Kinkaleri – che il Litta ha presentato nell’ambito di Apache, la “linea giovane” del teatro milanese curata da Matteo Torterolo. Giovani sono l’autore, Andrea Falcone, e giovani sono gli interpreti (Giacomo Bogani, Floor Robert e lo stesso Andrea Falcone) ma soprattutto giovane è l’impianto di questo spettacolo-performance che si apre su una scena spoglia e scarsamente illuminata. Al proscenio, decentrato rispetto al fuoco dell’azione, solo un microfono dal quale uno stralunato narratore ci informa di essere stato nel futuro e… di non avervi trovato nessuno.
Giocando con ironia sul filo del paradosso, Abba-Bosch si dipana agilmente per una quarantina di minuti. Tanti ne bastano per dipingere con leggerezza e crudeltà tipica dei “twentysomething” di oggi, la storia dell’umanità, anzi del mondo, da un’origine imprecisata a un futuro quanto mai incerto. Che sarà popolato forse da alberi (la notizia non è confermata), certamente dalle scimmie (e così anche Kubrick è servito). Come in una Wikipedia crashata da un collettivo di hacker in acido, tempo, spazio, storia, conoscenze vengono frullati e riproposti in una divertente videoinstallazione che copia-incolla lacerti di vite un tempo famose e idolatrate (il gruppo pop svedese Abba con Marta Abba, musa di Pirandello, tanto per dire). Nella consapevolezza che tanto, nel futuro, noi, noi non ci saremo (e qui forse poteva starci un sample della celebre canzone by Guccini-Nomadi…).
InQuanto teatro, gruppo toscano nato nel 2010, due volte finalista del Premio Scenario e vincitore nel 2013 del bando “Creatività in Azioni” del Comune di Firenze, sembra ripercorrere felicemente la strada tracciata da altri collettivi del nuovo teatro (da Teatro Sotterraneo – toscani come loro – a Codice Ivan o Babilonia Teatro ma l’elenco sarebbe ben più nutrito). Al fondo, mi sembra possibile individuare alcune opzioni comuni, forse indotte dalla necessità di “far tutto da sé” in una società sbadata e sbracata come quella in cui viviamo. Il superamento del concetto di “trama”, sostituito da un linguaggio meticcio che fa a brandelli la parola, la spezzetta, la disarticola; il movimento, che non è proprio danza ma occupazione dinamica dello spazio; video e musica insieme o separati ma comunque elevati a un livello di significato equivalente alla parola (proprio come un ipertesto); brevità: mai più di un’ora, come ai tempi dei primi concerti punk. E, su tutto, uno sguardo tra l’ironico e il goliardico applicato però – ancora una volta con l’ingenuità dei vent’anni – a temi “spessi”, cardinali.
Si può sorridere di fronte al narratore inguainato in una muta da sub camouflage (detto fra noi, chissà che sudata…) che danza goffamente sulle note di Dancing Queen assieme una pin-up “marziana” tutta rossa e a un servo di scena figlio di Diabolik ma l’agghiacciante esito di Abba-Bosch riflette in modo fin troppo evidente il vuoto di futuro delle generazioni precarie, figlie della crisi economica e ideale degli anni Duemila. Non so perché, ma a me, che appartengo a una generazione più “anta” degli InQuanto, continuava a risalirmi in gola l’urlo “sporco” di Johnny Rotten che vomitava sul pubblico indiavolato l’inno punk dei Sex Pistols, God Save the Queen, che termina con quelle cinque parole cinque: “No future no future / No future for you / No future no future / No future for me”.
Visto al Teatro Litta di Milano. Ultima replica lunedì 17 marzo 2014
Abba-Bosch
Uno spettacolo di fantascienza
con Giacomo Bogani, Floor Robert, Andrea Falcone
drammaturgia Andrea Falcone
disegno luci e video editing Giulia Broggi
progettazione scene Giulia Broggi, Giacomo Bogani
soundtrack Manuele Atzeni
organizzazione e comunicazione Julia Lomuto
co-produzione Spazio off Trento – residenza artistica Spazio K Prato, centro di residenza regionale – in collaborazione con Armunia – Festival Costa degli Etruschi, Anagoor