Dalla prima edizione, nel 2007, la Vetrina della Giovane Danza d ‘Autore rappresenta il momento progettuale più significativo dell’attività a promozione della nuova coreografia nazionale della rete di operatori Anticorpi XL. Che oggi sta ampliando il suo raggio d’azione con altri importanti progetti a sostegno dei talenti emersi o emergenti in questi ultimi anni. Sempre nel nome ( quando c’è) della danza – Silvia Poletti
Da quando è partita, nel 2007 a Ravenna, la Vetrina della Giovane Danza d’Autore (oggi con relativo marchio copyright per diffidare, giustamente, dalle imitazioni) ha fatto molta strada. O, per usare una metafora cara ai promotori, ha allargato in maniera esponenziale i raggi della sua rete, inglobando sotto l’ombrello Anticorpi XL un numero ormai davvero significativo di enti, festival e circuiti che coprono già quindici regioni e qui si attivano per individuare, sostenere e promuovere i nuovissimi artisti della danza – interpreti e autori. Un’opera di scouting e tutoraggio amorevole e appassionato, ammirevole per la caparbia volontà di procedere nonostante ciascuno dei supporters e l’organizzazione in toto patisca i ritardi, le incertezze e i tagli della disastrata amministrazione italiana. Però si va avanti e se possibile si cerca di individuare possibili vie di sviluppo, sia del progetto che per gli artisti coinvolti, nell’intento di testarne l’individuato potenziale creativo e verificare il possibile esito di fronte ad un progetto produttivo più articolato o al test di una prova di coreografia con un numero consistente di danzatori.
È già partito lo scorso anno CollaborAction che ha permesso al marchigiano attivo in Olanda Giulio D’Anna di realizzare la produzione di OOOOOOOO, divertente commedia con danza sui cuori infranti della Generazione Erasmus (detto per inciso tra le poche cose salvabili viste alla NID Piattaforma nazionale di Pisa) e prossimamente aiuterà il torinese Daniele Ninarello nella produzione della sua prossima creazione che poi circolerà nei teatri coproduttori della Rete.
Quest’anno si è aggiunto un altro progetto, dal titolo un po’ enfatico (è la parola Autore che impensierisce sempre): Prove d’Autore, appunto. Ovvero come se la cava un giovane che si cimenta nella composizione coreografica a lavorare in residenza per una decina di giorni con un gruppo di danzatori consistente (anzichè uno o due, sei) e magari formato alla più diversa ma rigorosa gamma di tecniche studiate in una accademia. Un esperimento che si pone a metà tra lo scouting e la spinta definitiva con la produzione di CollaborAction, messo in atto in collaborazione con la Scuola del Balletto di Toscana e il Balletto di Toscana Junior e affidato a tre creatrici sostenute dagli operatori delle rispettive regioni: la veneta Tiziana Bolfe, la marchigiana Masako Matsushita e la pugliese Maristella Tanzi.
Infine, come sempre, nella sezione Out (in spazi non convenzionali ma magnifici della città, come l’atrio di Palazzo Rasponi o le sale del Museo Nazionale) o In (alle Artificerie Almagià) la sfilata di soli, duetti, trii (molti, troppi forse) selezionati dai partner della rete tra gli emergenti.
Insomma molta ‘azione’ – per usare un termine caro agli associati Anticorpi- moltissima buona volontà. Ma com’è andata?
Restando selle proposte della Vetrina il problema è più o meno sempre il solito. Se il livello tecnico e performativo è in genere migliorato (ma ci sono ancora sacche di velleitarismo) e a differenza delle proposte della NID di qualche mese fa la selezione ha puntato ad una articolata proposta di scritture sceniche, poetiche e linguaggi, il problema di fondo resta sempre la necessità creativa. Non si tratta solo del fatto che la gran parte dei partecipanti graviti intorno a riconoscibili correnti coreutiche contemporanee (il Tanztheater, il physical theatre alla DV8 e la lezione post modern americana, ma in un caso, non so quanto consapevolmente, si è risaliti addirittura all’Ausdrucktanz di Kurt Jooss). Quello che emerge è in generale la totale mancanza di urgenza espressiva che si traduce in un linguaggio a suo modo personale, anche se inevitabilmente influenzato da lezioni più o meno digerite bene. Piuttosto prevale il gusto compiaciuto per la dimostrazione delle proprie potenzialità fisiche ed espressive, l’ingenuo rimasticamento mal metabolizzato di stilemi altrui, l’incertezza nella scrittura drammaturgica che senza avere una sua motivazione di base inevitabilemente si sfalda, prolissa (da cui la lungagnaggine noiosa della maggior parte dei pezzi) . Torniamo a ripetere, come le vecchie zie, che si dovrebbe avere maggiore consapevolezza del passato per creare il futuro: dallo studio-analisi di 3 minuti di Lamentation della Graham o alcuni di più di Carnation di Childs si potrebbe capire moltissimo sui meccanismi che fondono movimento e metafora.
Senza scomodare una illuminante asserzione recentemente fatta da William Forsythe (“Sono ossessionato dal Grand Pas di Paquita. In pochi minuti lì dentro c’è tutta la storia dell’Ottocento e il suo futuro”), basterebbe osservare le tecniche di composizione dei maestri per capire come e perchè agire. Ma soprattutto, con totale licenza di sbagliare (perché no?) si dovrebbe partire dal bisogno di dire qualcosa, con onestà intellettuale e libertà di sentimento.
Detto questo c’è comunque da registrare che gli uomini danzano più delle donne: recuperano dinamiche e ‘combinazioni’ che attraversano lo spazio e le colorano di umorismo (come nel buffo trio Tame Game del sardo locato a Londra Moreno Solinas) o di interessante qualità fisica (Davide Valrosso, Stefano Fardelli, Andrea Gallo Rosso). Ci sono dei performers interessanti anche se con un eccesso di ansia da prestazione (la virtuosa per voce e corpo Irene Russolillo e la presenza forte e truculenta di Francesco Marilungo: nel suo incubo dettato dal Lago dei Cigni- ci rivela forse l’indicibile frustrazione di molti?).
Una certa ironia, finalmente, attraversa molte piéces. Due su tre Prove d’Autore (Tanzi e Matsushita) fanno sghignazzare il pubblico con trovate intelligenti. La Tanzi continua a destrutturare il mondo coreografico di oggi, mettendo a fuoco i vari -ismi che affollano le elucubrazioni filosofiche di neoautori e loro cantori; Matsushita meno coesa, affida alle teorie labaniane sul movimento e alla dialattica dei corpi la nascita di possibili corto circuiti emozionali. Entrambe sono ancora acerbe, la drammaturgia e tempi si fanno di tanto in tanto sbilenchi: ma in considerazione dei dieci giorni di lavoro con danzatori a loro sconosciuti hanno avuto il pregio di mettere in luce anche i talenti dei ragazzi e non abdicare alle proprie idee. Sensibile e ispirata la piece di Tiziana Bolfe è quella più compatta ed emozionalmente toccante. Quali saranno i loro prossimi passi? Vedremo.
E quali i prossimi passi di Anticorpi XL? Vista la quantità di attività messa in moto, per dare respiro alle varie iniziative e fiato alle selezioni, facendo della sincerità degli autori un diktat per inserirli nella cernita non sarebbe possibile immaginare una diversa calendarizzazione, con tempi e respiri più ampi?