Con il “Ratto d’Europa” in scena a Roma, Barberio Corsetti racconta il nostro continente con soluzioni ultra-tecnologiche. A Torino torna in scena “Lehman Trilogy” di Massini, ultima regia di Ronconi, ma anche il progetto del giovane Leonardo Lidi. A Milano, Federica Fracassi in “Erodiàs” di Testori e “L’eclisse” di J.C. Oates (regia di Francesco Frongia). A Bologna il “Max Gericke” di Karge con Angela Malfitano (regia di Fabrizio Arcuri) – Renato Palazzi
Proseguono fino a domenica 13 al festival Romaeuropa le repliche del Ratto d’Europa (foto) di Giorgio Barberio Corsetti, spettacolo ultra-tecnologico dislocato simultaneamente in due diverse sedi – l’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano e il teatro del Palazzo Atemps – connessi tra loro e con altri siti archeologici, oltre che con i Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare di Frascati, grazie al collegamento in fibra ottica con la potentissima rete Garr: da questi spazi virtuali Maddalena Crippa, Valeria Almerighi, Gabriele Benedetti e Gabriele Portoghesi raccontano un continente sospeso tra i miti del passato e le difficoltà di oggi.
Al Carignano di Torino è in scena fino a domenica 20 la Lehman Trilogy di Stefano Massini, l’ultimo, geniale spettacolo firmato da Luca Ronconi prima della morte, con un incontro in ricordo della lunga attività torinese del regista. Ma lo Stabile propone in questi giorni anche il progetto di un giovane attore-regista, Leonardo Lidi, apprezzato di recente fra i protagonisti di Santa estasi di Latella, che rende omaggio a un’autrice apparentemente lontana dai suoi interessi generazionali, Natalia Ginzburg: da giovedì 17 al Teatro Gobetti Lidi realizza tre “studi” su altrettanti testi della Ginzburg, Dialogo (17, 18), La segretaria (24, 25) e Ti ho sposato per allegria (1, 2 dicembre).
Erodiàs è il secondo e in un certo senso il più estremo dei Tre lai, i tre lamenti funebri pronunciati da altrettante donne sul corpo dell’amato, che Giovanni Testori scrisse poco prima della morte, come un commiato e quasi una definitiva sintesi della vita, piena insieme di passioni terrene e di tensioni spirituali. A riproporne la lingua furiosamente inventiva è ora la bravissima Federica Fracassi, che ne è interprete da mercoledì 16 al Teatro i di Milano: la messinscena di Renzo Martinelli sottolinea una spiazzante identificazione fisica tra Erodiade e il Battista, di cui ha preteso la testa per vendicarsi di non essere stata da lui accettata.
Nell’atto unico L’eclisse la scrittrice americana Joyce Carol Oates indaga il rapporto fra una madre e una figlia, colte al momento del rientro a casa dopo avere fatto la spesa al supermercato: la prima è un’ex-professoressa di scienze già insidiata da sintomi di demenza, la seconda un’attivista per i diritti delle donne, aspirante fondatrice di un partito politico femminile. Ad allestire il testo, da martedì 15 all’Elfo Puccini di Milano, è il regista Francesco Frongia, che già aveva affrontato qualche anno fa una pièce della Oates, Dissonanze, mentre nei ruoli principali ci sono due attrici di spicco, Ida Marinelli ed Elena Ghiaurov.
Nel suo ormai “classico” Max Gericke Manfred Karge, attore e autore tedesco di ascendenza brechtiana, formatosi non a caso al Berliner Ensemble, rappresentava la vicenda di una donna che, negli anni Trenta, alla morte del marito operaio ne assunse i panni e si sostituì a lui per non perdere il suo stipendio, restando per tutta la vita prigioniera di quella falsa identità maschile. L’inquietante monologo, nato all’inizio degli anni Ottanta e legato, in Italia, soprattutto alla notevole interpretazione di Elisabetta Pozzi, viene ora ripreso da Angela Malfitano, con la regia di Fabrizio Arcuri. Da giovedì 17 al Teatro delle Moline di Bologna.