Ripartire dalle macerie, con la “Zero generation” giapponese

Presentata a Firenze la tournée europea di “Dots, lines and the cube” della compagnia giapponese Mum&Gypsy, curata da Fabbrica Europa e realizzata da Pontedera Teatro. Un’occasione per conoscere un movimento teatrale che nasce dalla realtà sociale giapponese, in rapporto con la scena italiana Andrea Falcone

La “zero generation” del teatro nipponico è il raggruppamento ideale di registi e drammaturghi venuti alla ribalta dopo il 2000, influenzati dalle ricerche del regista e studioso di teatro Oriza Hirata, che per primo affrontò la lingua parlata e la realtà quotidiana dei giapponesi in scena. È una generazione che condivide lo stesso background sociale: il collasso dell’economia nazionale negli anni Novanta. Ha vissuto come nuovo e drammatico punto di svolta il terremoto dell’11 marzo 2011. È naturale, per chi ne fa parte, portare un nuovo valore nelle arti performative: la ricostruzione.

Di che ricostruzione stiamo parlando? Della ricostruzione di un’immagine della società e dell’uomo che la vive; a partire dal suo rapporto con lo spazio (una natura che non è poi così benevola), col tempo (che si fa soggettivo, indefinito, sfuggente) e con la tecnologia (guardata con maggior attenzione, se non con sospetto). Abbandonata ogni certezza, sul mondo e sui modi di raccontarlo, da questo “ground zero” della rappresentazione, si muovono le proposte degli artisti della generazione zero. Tra loro, Takahiro Fujita è forse il più giovane a unire l’affermazione in patria con un riconoscimento internazionale.

Il merito di aver chiamato per la prima volta Mum&Gypsy  fuori dal Giappone (la compagnia fondata da Fujita nel 2007) è di Fondazione Fabbrica Europa. Nell’edizione 2013, il Festival di Firenze presentò in prima assoluta Dots, lines and the cube, spettacolo pensato per la circuitazione internazionale, intrecciando i temi più cari al regista di Hokkaido, la memoria e l’universo interiore dei giovani giapponesi, con l’eco suscitata da tragedie globali. Ogni storia, grande o piccola che fosse, aliena oppure affine allo spettatore, si dipanava simultaneamente, in una scena in cui esperienza e immaginazione, passato e presente, convivevano con naturalezza.

A un anno dal debutto, il gruppo di Tokyo torna in Italia con lo stesso spettacolo, perfezionato replica dopo replica, tra Giappone, Sud America, Europa. Con nuove musiche e cambiamenti nelle scene e anche nel titolo, lo spettacolo sarà al Teatro Era di Pontedera il 24 e il 25 ottobre, al Teatro Sperimentale di Ancona il 31 ottobre e al Vittorio Emanuele di Messina dal 4 al 6 novembre. La ripetizione è per il regista un fatto dinamico, e così il suo spettacolo.

“La memoria non è sempre buona. A volte, ci riporta a fatti che vogliamo dimenticare. Io, ad esempio, quando mi sono trasferito a Tokyo dalla mia città natale, volevo abbandonare il pensiero della mia vita passata, e mentre cercavo di scordare, facevo l’opposto: ripetevo il ricordo. Allo stesso tempo, nella ripetizione, il ricordo cambia e diventa altro. Io sono uno scrittore di memorie, un regista di memorie: parto dal racconto di fatti che sono avvenuti nella realtà, ma raccontando finisco per creare un’altra realtà.”

Così, passando tra ossessioni personali e traumi collettivi, il lavoro del giovane Fujita continua, raccogliendo interviste dai partecipanti dei suoi workshop, raccontando se stesso nel corso di talk e presentazioni a partire da Verbania, dove è stato realizzato il primo step italiano del tour, in collaborazione con l’associazione Lis Performing Lab. Allo stesso tempo, la compagnia Mum&Gypsy sperimenta rapporti e collaborazioni nella realtà artistica italiana, confrontandosi con attori e operatori, attraversando importanti centri di residenza e di produzione. Che passi anche di qua la ricostruzione?

La presentazione del tour, con tutte le date e le info, è sul sito di Pontedera Teatro