Cristoforetti ad Aterballetto. Cambia la geografia della danza italiana?

Con l’ufficializzazione della nomina di Gigi Cristoforetti a direttore generale della Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto al posto di Giovanni Ottolini, si cominciano a intravedere possibili futuri scenari sulla gestione della danza nazionaleSilvia Poletti

Sorvolando sulle modalità quanto meno maldestre con cui si è prima gestito il bando di interesse pubblico indetto dai Soci della Fondazione e poi arrivati al nome (che circolava nell’ambiente almeno dal settembre scorso) si è subito capito che concentrando l’attenzione sul direttore di TorinoDanza ci si è voluto garantire non solo l’esperienza di un abile tessitore di rapporti internazionali (è tra le altre cose consulente dell’Institut Français per la programmazione della danza francese in Italia e ben noti sono i suoi rapporti di collaborazione con compagnie fiamminghe come quella di Platel), ma anche di una persona grata al Ministero, che del resto nell’ultimo triennio ha considerato il Piemonte in cui Cristoforetti opera (anche come co-direttore di Vignale Danza) l’imprescindibile punto di partenza per valutare la danza nazionale: basta vedere la provenienza di tre dei cinque esperti nella commissione consultiva ministeriale presieduta da Anna Cremonini.

Nel comunicato stampa che è arrivato contestualmente alla nomina Cristoforetti parla delle sue idee per l’imminente impegno: “Reggio Emilia ha la vocazione per diventare uno snodo di progetti internazionali. Proveremo ad inserirci in un circuito europeo con partner importanti, e non solo per cercare un maggior irraggiamento. Il nostro obiettivo è anche di sperimentare un ruolo inedito nel nostro Paese, accelerando i processi di internazionalizzazione dell’intero comparto della danza italiana, per ora poco sviluppati rispetto alle maggiori nazioni. Ciò significa che cercheremo immediatamente un’interlocuzione con tutte le istituzioni, e in particolare Ministero e Regione, per prefigurare un nuovo “status” e nuovi compiti. Il punto di partenza è una riforma del settore ancora da perfezionare. Noi, senza attendere che anche in Italia ci sia qualcosa di simile ad un Centro Nazionale della Danza, proveremo a studiare, proporre e – trovando le necessarie risorse – mettere a disposizione del sistema alcune funzioni di promozione di una cultura diffusa del gesto coreografico e di sostegno ai suoi più significativi interpreti italiani”.

Il che fa presumere che l’azione del neo-manager reggiano si allargherà in maniera organica anche all’attività delle tre splendide sale teatrali cittadine (più lo spazio off della Fonderia): espansione logica, visto l’annosa storia reggiana nel teatro di danza, che però negli ultimi anni – con discutibile miopia da parte di tutti gli interessati – ha subìto una involuzione, dagli uni vivendo l’Aterballetto come ‘corpo estraneo’ all’attività teatrale cittadina, dagli altri non costruendo una strategia forte puntata proprio sulla specificità culturale della città.

Se poi questo preluderà, come si pensa, alla fusione tra la Fondazione I Teatri e Fondazione Nazionale della danza –auspicata dal sindaco reggiano ma meno caldeggiata dal governo regionale – si vedrà. Certo è che la figura di Cristoforetti è ‘troppo grande’ per la semplice direzione dell’ Aterballetto e del Centro di Produzione,  vista anche la sua esperienza in ambito teatrale (ha mosso i primi passi professionali al Centro Teatrale Bresciano e si ricorderà  la sua presenza nella short list di nomi per la guida ERT lo scorso anno). E se da un lato sono grandi le aspettative che ora si impongono, non meno piccole sono le ambizioni di questo tenace manager dal pugno di ferro in guanto di velluto.

Dal punto di vista squisitamente artistico Cristina Bozzolini lascia una compagnia in stato di grazia, forgiata, come solo lei sa fare, nelle individualità eppure compatta e forte come un sol uomo. Bozzolini ha avuto la responsabilità artistica di ATB per dieci anni, i primi impegnati anche in serio risanamento dei bilanci e dalla presenza di Mauro Bigonzetti come coreografo principale. Se c’è da fare un appunto, del resto ampiamente espresso anche in precedenza, è stata forse proprio l’insistenza del consiglio di indirizzo della Fondazione di investire produttivamente sul nome dell’autore romano (per altro privo di gratitudine per la compagnia in cui è nato e che ha diretto, a cui ha poi tolto tutti i suoi titoli) che ha per un po’ impaniato l’energico affondo di Bozzolini sulla proposta coreografica contemporanea e per la ripresa della formazione, la quale però negli ultimi sei anni ha dimostrato  straordinaria versatilità e intelligenza nel range di proposte coreografiche inanellate, da Kylian a Forsythe, da Foniadakis a Inger e a Pokorny e poi gli italiani: Rizzo, Scigliano, Di Stefano, Spota e i talenti ‘interni’ come Philippe Kratz.

A giorni verrà ufficializzato il nome della persona che prenderà il posto di Bozzolini. Anche in questa scelta si capirà molto della linea e della visione artistica che Cristoforetti vuole dare al suo progetto. Tra i nomi spicca molto probabile quello di Pompea Santoro, pugliese di stanza a Torino, danzatrice e assistente di Mats Ek al Cullberg Ballet svedese dei tempi d’oro, attualmente impegnata in un progetto di formazione junior, l’EKOdance project. Le sue precedenti collaborazioni come consulente artistica (nella compagnia Teatro Nuovo di Torino) sono trascurabili, mentre apprezzata ovunque la sua opera di riproduttrice dei lavori di Ek, almeno finché, ohimè, lo scontroso maestro  non ha deciso due anni fa di terminare ogni attività.

Se sarà Pompea, che ruolo avrà davvero? Pianificherà la linea artistica o sarà il braccio operativo di decisioni altre? La questione è delicatissima. Gestire una compagnia di danza è un lavoro improbo, che ne racchiude, come dice Kylian, molti altri. È fatto di equilibri rarefatti e complessi, di un know how sulla professione e sui bisogni degli artisti molto profondo. Aterballetto, per mantenere e rafforzare il suo primato da ‘compagnia di bandiera’ non può permettersi di trasformarsi in un ibrido artistico dall’andamento incerto, come avvenuto per esempio al Balletto di Roma, la cui svolta contemporaneista auspicata dal MIBAC_T per ora francamente tarda a portare risultati convincenti.

Vedremo. Intanto per effetto domino il prelibato scranno di TorinoDanza, liberatosi, diventa il traguardo da raggiungere per essere inevitabilmente promosso, agli occhi di tutti, come manager della danza più manager degli altri. Perché TorinoDanza, festival fortunatissimo fin dalla sua nascita e che con Cristoforetti è diventato sofisticato e a tratti radical, è visto da tutti  come il festival di danza più prestigioso d’Italia. A chi andrà l’oneroso onore?

Anche qui annunciata una short list con tre nomi: il giovane direttore di Bolzano Danza Emanuele Masi; Emmanuel Serafini, su cui pesa l’antipatico licenziamento dalla direzione del piccolo festival Les Hinvernales d’Avignon e poi, mutatis mutandis, Anna Cremonini, recentemente in totale full immersion danzereccia grazie al ruolo di cui sopra, a cui da poco  si è affiancato quello di recensore per il Messaggero, al posto della storica firma della critica romana Donatella Bertozzi.

Resta da vedere se la quadratura del cerchio riuscirà o se ci sarà il colpo dell’outsider. A seconda di come andrà si capirà bene la tendenza della politica della danza nazionale, con la silente ma incombente influenza in pectore dei dirigenti del MIBAC_T.

Foto di A.Verdara

2 commenti su “Cristoforetti ad Aterballetto. Cambia la geografia della danza italiana?

  1. gentile Delteatro,
    Ringrazio per lo spazio concesso dalla redazione alla designazione del sottoscritto ad Aterballetto. Purtroppo non ho capito alcune cose. E ho sempre pensato che giornalismo sia spiegare, non alludere.
    A cosa dunque si allude con le “modalità quanto meno maldestre con cui si è prima gestito il bando di interesse pubblico indetto dai Soci della Fondazione”? Era scorrettamente formulato? Scritto per favorire?
    Secondo punto. La sintetica supposizione che io possa essere “grato” al Ministero, sembra debba preludere al fatto che i soci hanno poi scelto per compiacere il detto Ministero. Giusto? O magari che il Ministero è intervenuto? Stesso discorso riguarda i tre membri piemontesi della Commissione Ministeriale. Ero “grato” anche a loro, con i sottintesi del caso?
    Infine. Rispetto all’improba eredità che toccherà al nuovo direttore artistico (qui identificato con Pompea Santoro), non mi è chiaro se nessuno potrà assumerla su di sé (l’eredità) in assoluto, o se esiste soltanto il rischio che io imponga al direttore/trice un’identità ibrida come quella (gradita al Ministero) che ha già travolto il Balletto di Roma.
    Dovete perdonarmi, ma il pezzo è così ricco di sottotesti … spero davvero che la redazione mi spieghi meglio, e che non desideri – ciascuno dei redattori- implicitamente assumersi la responsabilità di ciò che trapela. Che ho, forse maldestramente, esplicitato.
    Gigi Cristoforetti

    • Caro Gigi
      ecco qui le risposte. Chiedo scusa se non sono stata chiara. Non si deve dare l’impressione di sottintendere, si deve spiegare. E allora chiarisco.

      1) Le modalità maldestre nella gestione del bando. La cosa, più che te e i tuoi colleghi che hanno risposto alla chiamata, riguarda proprio come sono state gestite le modalità di selezione. Alla deadline del 30 novembre – con annuncio del 29 – il Board ATB ha ritenuto di prorogare la call al 12 dicembre ‘ “per poter favorire una più ampia diffusione del bando anche a livello internazionale”. Ci risulta che a quella data fossero già arrivate alcune candidature.
      Visto che nel bando non era stato stabilito che dovesse esserci un tot di nomi per definire la rosa da cui scegliere il nuovo manager e visto appunto che al 30 novembre apparivano sul tavolo del board già alcuni nomi delle due l’una: o nella prima lista non c’era nessuno con titoli adeguati per ricoprire il ruolo. Oppure qualcuno/o tutti quelli che poi sono stati scelti per il secondo step di valutazione ( oltre a te ricordo che erano stati scelti Angelo Curtolo, Roberto De Lellis e Massena) è arrivato al limite estremo o fuori tempo massimo.
      Da qui la perplessità credo legittima e come potrai verificare ampiamente espressa anche agli attuali manager della Fondazione.

      2) Persona Grata. Un vezzo da latinista forse mal compreso. Persona Grata nel senso di Persona Gradita. Non puoi negare di essere molto stimato dal Ministero, e questo va ovviamente a tuo merito. Tu stesso l’hai ammesso a suo tempo.
      Essere stimato per la professionalità e diventare un interlocutore riconosciuto non può che essere considerata una qualità da bravo, abile tessitore di rapporti che aiutano a strutturare i progetti culturali che elabori. E’ il ruolo che l’impone, del resto.
      Le connessioni che intravedi invece con la scelta dei tre commissari MIBAC-T, l’amico Sergio Trombetta, il prof Alfieri e il prof Pontremoli ( non torinese ma attivo a Torino) francamente non le vedo.Del resto il festival da te diretto è sempre stato così autorevole e qualificato che la presenza dei tre commissari corregionali certo non sarebbe servita a quello scopo.
      Non negherai tuttavia che in effetti l’asse Piemonte/Roma è fortemente rappresentato in ambito commissione. Mi sono limitata a fare una constatazione. Innegabile. Come innegabile è che a presiedere la commissione fosse Anna Cremonini, che proprio ieri ti ha sostituito alla guida di TorinoDanza ( in bocca al lupo!). Sono solo fatti.

      3) Sulla questione direzione artistica e future linee di ATB. Pongo dei quesiti. Quesiti aperti. Solo il tempo e il vostro lavoro – tuo, dei danzatori, dello staff, del futuro dir. artistico (Santoro o altri) – daranno delle risposte. Auspico, e quello almeno era l’intento, che qualunque sia la scelta, sia nitida e forte. Coraggiosa e magari rischiosa ma nitida. Non come quella che a mio avviso ha ancora una compagnia, vostra antagonista, che sta soffrendo un cambiamento caldamente suggerito, almeno a detta degli stessi. E’ un auspicio Gigi, anche perché sai bene che di fatto,come scrivo, ATB è – e dovrà diventare sempre più- la nostra compagna di ‘bandiera’ nell’ambito della danza contemporanea.

      Capisco che affrontare una nuova avventura possa rendere i nervi più scoperti e l’umore più suscettibile del solito. E si intravedono cose al di là di semplici registrazioni di cronaca o domande lecite che un osservatore di professione ha il dovere di porsi e porre in un frangente così importante. Come avrai letto dalle mie parole, ti ritengo una persona determinata, ambiziosa ( nel senso buono) e capace. E sicuramente stimata per questo dall’ambiente fino ai suoi massimi livelli. E’ un disdoro insomma questo? Chiunque sarebbe stupido solo a pensarlo.

      Spero di essere stata chiara, ora. Se non lo sono ancora ti prego di non esitare a chiedere. Ufficialmente via delteatro, privatamente ai miei riferimenti. Credimi facciamo il tifo per te e per l’impresa che ti sei accollato. Facciamo il tifo per Aterballetto. Facciamo il tifo per la danza. Silvia Poletti