Diretto per il primo anno da Antonio Latella, l’appuntamento internazionale con il teatro ospita registe e artiste da tutta Europa. Al via, nella centrale idroelettrica di Fies, la 37.ma edizione di Drodesera. Nel carcere di Volterra Armando Punzo dirige il primo “studio” sulle opere di Borges con i detenuti della Compagnia della Fortezza. Quest’anno, però, niente festival – Renato Palazzi
Si svolge da martedì 21 a sabato 29 nello splendido spazio della centrale idroelettrica di Fies, a Dro, in Trentino, la trentasettesima edizione del festival Drodesera, punto d’approdo della ricerca più avanzata nel campo delle arti performative. Le giornate da venerdì a domenica, come sempre da qualche anno, sono dedicate ai vincitori della piattaforma Live works, riservata a talenti emergenti. Si apre poi il festival vero e proprio: da vedere, fra l’altro, martedì 25, la compagnia francese Shonen con School of moon di Eric Minh Cuong Castaing, un’inquietante coreografia con bambini e piccoli robot. In Hospitalités Massimo Furlan porta in scena, sempre martedì 25, gli abitanti di un piccolo villaggio basco che immaginano il proprio futuro. Alessandro Sciarroni riprende a dieci anni di distanza la sua prima performance, Your girl (martedì 25) e propone il nuovo spettacolo, CHROMA_don’t be frightened of turning the page (sabato 29).
Comincia martedì 25 la quarantacinquesima edizione del Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia, affidata da quest’anno alla direzione artistica di Antonio Latella. C’è curiosità per le scelte di Latella, che ha voluto dare al programma da lui ideato un taglio analitico, attento – più che ai singoli titoli – ai percorsi creativi dei vari artisti: ha quindi puntato a presentare delle specie di mini-personali sulle diverse figure invitate. E ha optato, a questo scopo, solo su registe donne, di cui ritiene più facile documentare l’evoluzione linguistica, e in particolare su registe poco o per nulla conosciute sui nostri palcoscenici.
Ad aprire la rassegna sarà la polacca Maja Kleczewska, Leone d’argento alla carriera, con un testo di Elfriede Jelinek, The rage, scritto dopo la strage di “Charlie Hebdo” (25, 26). Seguirà la videoartista e regista estone Ene-Liis Semper – cofondatrice della compagnia NO99, così chiamata perché arrivata alla novantanovesima produzione si scioglierà – con due lavori, NO43 Kõnts (26) e il visionario NO42 El Dorado: Klounide Häavitusretk (27). La francese Nathalie Béasse sarà presente con quattro proposte, Le bruit des arbres qui tombent (28), Roses (29), Tout semblait immobile (30), Happy Child (31).
L’Italia è rappresentata da Maria Grazia Cipriani, del Teatro del Carretto, con una trilogia composta da Biancaneve, Pinocchio (1 agosto), Le mille e una notte (2, 3), e dalla giovane Livia Ferracchiati con Todi is a small town in the center of Italy, un’indagine sui pregiudizi della provincia (2 agosto), Peter Pan guarda sotto le gonne (3) e Stabat Mater (4), i primi due capitoli di una trilogia sull’identità di genere. È poi la volta della tedesca Anna Sophie Mahler con Tristan oder Isolde (4), e Alla fine del mare, (5), quindi delle olandesi Suzan Boogaerdt & Bianca Van der Schoot con Bimbo (5, 6) e Hideous Wo(men) (8).
Completano il programma Und Dann (7) e Der menschen feind (9) della tedesca Claudia Bauer, una installazione – visitabile tutti i giorni – della scenografa tedesca Katrin Brack, Leone d’oro alla carriera (nella foto un suo spettacolo), le attività della Biennale College, che si propone di selezionare e sostenere i progetti di giovani registi di età compresa fra 18 e 30 anni, e poi gli incontri e i dibattiti con le registe.
Martedì 25 va anche in scena lo spettacolo di Armando Punzo coi detenuti della Compagnia della Fortezza del carcere di Volterra, orfano quest’anno del festival ideato attorno ad esso, dalla cui direzione il regista si è clamorosamente dimesso essendo venute a mancare le condizioni economiche e organizzative per realizzarlo. Le parole lievi. Cerco il volto che avevo prima che il mondo fosse creato è un primo “studio”, destinato a essere completato l’estate prossima, sulle opere di Borges, l’inizio di un viaggio in quei suoi labirinti intellettuali e giochi di specchi che riescono a mettere in discussione ogni nostra certezza sulla concreta forma del reale.